La vendetta della polarizzazione
La strategia di polarizzazione dell'Unione democratica di centro non ha pagato per le elezioni in Consiglio degli Stati. A vincere è stato il centro, "senza il quale in parlamento nulla succede", osserva il politologo Hans Hirter.
Con gli ultimi ballottaggi per la Camera alta svoltisi domenica nei cantoni di Zurigo e San Gallo, il parlamento federale è ormai al completo.
swissinfo: Nell’ottica della nuova legislatura, come interpreta il risultato finale delle elezioni per il rinnovo del parlamento? La politica svizzera cambierà?
Hans Hirter: Non penso che vi saranno cambiamenti maggiori, poiché in Consiglio nazionale (Camera bassa) per alcune tematiche vi sono delle maggioranze molto tenui.
Per questioni che vedono il blocco borghese contrapporsi alla sinistra non cambierà nulla, poiché anche questo parlamento ha chiaramente un’impronta borghese.
Per quanto concerne le questioni ambientali o certi temi di politica sociale, in Consiglio nazionale vi è una esigua maggioranza di centro-sinistra. Ciò era vero però anche nella passata legislatura.
In Consiglio degli Stati (Camera alta), questa maggioranza si è per contro rafforzata rispetto agli ultimi quattro anni. Potrebbe perciò accadere di nuovo che il Consiglio degli Stati decida in altro modo rispetto al Consiglio nazionale.
Con queste elezioni certe tendenze della passata legislatura si sono un po’ rafforzate. Un cambiamento maggiore nel senso di uno spostamento di maggioranza non vi è però stato.
swissinfo: In Consiglio degli Stati siedono ormai due verdi e una verde liberale. La Camera dei cantoni sarà un po’ più ecologista?
H.H.: Lo era già nella passata legislatura, con una sottile maggioranza per il centro-sinistra, ossia il Partito popolare democratico (PPD) e il Partito socialista (PS).
Grazie ai tre seggi verdi e verdi liberali lo è diventato ancora un po’ di più.
swissinfo: Grazie all’ampliamento del gruppo PPD (il gruppo può contare anche sul sostegno dei verdi liberali e degli evangelici), il centro avrà un’influenza maggiore?
H.H.: Il centro ha da sempre avuto un ruolo decisivo, non solo nella passata legislatura.
Malgrado il peso dell’Unione democratica di centro (UDC), non si possono prendere decisioni senza il sostegno del centro, ossia PPD e Partito liberale radicale (PLR).
swissinfo: Sia l’UDC che i Verdi hanno registrato una forte progressione. Si può affermare che nella politica svizzera il processo di polarizzazione continua?
H.H.: È difficile da dire. Penso che l’UDC ora dovrà riflettere se vorrà veramente continuare con la sua linea polarizzatrice e puntare soprattutto sul Consiglio nazionale.
Non sarà una decisione facile da prendere, poiché con questa strategia di polarizzazione il partito ha registrato grossi successi elettorali.
D’altro canto, però, questa strategia presenta degli svantaggi, come lo hanno dimostrato le elezioni di questo fine settimana. Quando si vota con un sistema di maggioranza, ad esempio per le elezioni dei governi cantonali o del Consiglio degli Stati, questa linea non è assolutamente pagante per l’UDC.
Non si può continuare a criticare gli altri e poi pensare di riuscire ad ottenere dei sostegni ad ampio raggio in una votazione maggioritaria.
swissinfo: Malgrado questo rafforzamento dei poli opposti, il sistema politico svizzero continua ad essere molto stabile…
H.H.: È chiaro. Ciò è dovuto anche al fatto che non essendoci un governo di maggioranza i partiti non devono mettersi d’accordo su un programma di coalizione.
Sarebbe in effetti molto difficile, poiché in Consiglio nazionale il rapporto di forze tra centro-sinistra e centro-destra è di 101 a 99. Un sistema di maggioranza sarebbe estremamente instabile.
In Svizzera siamo giunti alla conclusione che per diverse ragioni – non da ultimo la democrazia diretta – è necessario un governo che riunisca i quattro più grandi partiti. Questa opzione si traduce naturalmente in un esecutivo molto stabile, al riparo da spostamenti di forze in parlamento.
swissinfo: Nell’ottica dell’elezione del governo del 12 dicembre, cosa significano i risultati di queste elezioni?
H.H.: Non penso che vi saranno dei cambiamenti nella composizione del governo. I Verdi hanno sì annunciato una candidatura. Non è però una novità, non è infatti la prima volta che agiscono in questo modo.
Gli ecologisti non sono abbastanza forti né da un punto di vista matematico, né da un punto di vista politico. Chi avrebbe interesse a vedere un Verde in Consiglio federale? Solo la sinistra. Tutti gli altri non avrebbero nessun interesse a far sedere ancora qualcuno al tavolo con cui dividere la torta.
swissinfo, intervista di Christian Raaflaub
(traduzione di Daniele Mariani)
Il secondo turno delle elezioni per il Consiglio degli Stati svoltosi domenica a Zurigo e a San Gallo ha frenato le ambizioni dell’UDC.
A Zurigo la verde liberale Verena Diener, ex membro del governo cantonale, ha battuto il presidente dell’UDC Ueli Maurer. Al primo turno era già stato eletto il liberale radicale Felix Gutzwiller.
A San Gallo i due uscenti, il popolare democratico Eugen David e la liberale radicale Erika Forster, sono stati riconfermati. È invece andata male al vicepresidente dell’UDC Toni Brunner.
Il parlamento svizzero è composto da due camere, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati. Assieme formano l’Assemblea federale.
Il Consiglio nazionale è chiamato anche Camera del popolo o Camera bassa. È composto da 200 parlamentari e rappresenta il popolo elvetico.
Il Consiglio degli Stati rappresenta invece i cantoni. Per tale ragione è chiamato anche Camera dei cantoni. Ha 46 rappresentanti. Ogni cantone invia due rappresentanti.
Per il Consiglio degli Stati vige un sistema d’elezione maggioritario, che premia i partiti più forti. Per tale ragione nella Camera alta fino alla passata legislatura erano rappresentati solo i quattro partiti di governo.
Per questo motivo e per il fatto che spesso i consiglieri agli Stati sono dei politici più sperimentati, la Camera dei cantoni è più conservatrice rispetto al Consiglio nazionale.
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