Le città contrarie ad una politica di asilo più dura
Riuniti martedì ad Olten, i rappresentanti delle città svizzere si sono schierati contro un rafforzamento della repressione nel campo dell'asilo.
Per evitare un ulteriore aumento del numero dei “sans papiers”, le autorità cittadine preferiscono migliorare l’integrazione dei richiedenti l’asilo.
Per il secondo anno consecutivo un centinaio di rappresentanti di città, comuni e organizzazioni sociali hanno preso parte alla cosiddetta “Conferenza zurighese sull’asilo”, tenuta quest’anno ad Olten, nel canton Soletta,
L’invito è giunto anche questa volta dal municipio di Zurigo, che nel gennaio del 2003 aveva lanciato un appello urgente alle altre città, proponendo una piattaforma di discussione sulla politica di asilo.
Un settore che rientra di per sé nelle competenze della Confederazione e dei cantoni. Ma a risentire dei problemi legati ai richiedenti l’asilo sono tuttavia in primo luogo le città, come ha ricordato ad Olten Monika Stocker, responsabile del dicastero opere sociali della città di Zurigo.
Contro la politica di Blocher
In una risoluzione, i partecipanti all’incontro di Olten chiedono alla Confederazione di coinvolgerli attivamente nel dibattito sulla politica dell’asilo.
Nel documento, città e comuni dicono inoltre esplicitamente di non accettare il giro di vite sull’asilo proposto dal consigliere federale Christoph Blocher, responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
Un irrigidimento che non risolverebbe i problemi delle migrazioni, ma “provocherebbe soltanto un aumento dei ‘sans papiers’ che si nascondono nell’anonimato delle città”.
In Svizzera – sottolinea la risoluzione – “non vige al momento un’emergenza asilo, ma un deficit politico”. Nella prima metà del 2004, le domande di asilo sono diminuite del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Le città chiedono quindi “una legge sulla migrazione degna di questo nome” e sostengono l’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen/Dublino, allo scopo di armonizzare con gli altri paesi europei il trattamento delle domande di asilo.
Clandestinità e criminalità
Tra le misure già introdotte quest’anno dalla Confederazione e dai cantoni figurano la soppressione dei sostegni sociali a tutti i richiedenti l’asilo la cui domanda è state respinta dalle autorità.
Dall’aprile scorso, queste persone ricevono soltanto 600 franchi al mese: un contributo di “sopravvivenza” per coprire le spese vitali in attesa dell’espulsione.
Molti richiedenti l’asilo rischiano così di sparire nella clandestinità o dare inizio ad attività illegali per provvedere al proprio sostentamento.
Le questioni principali sollevate dalla conferenza concernono appunto il problema dell’inattività e della criminalità dei richiedenti l’asilo.
Da notare inoltre che, dal momento del loro arrivo in Svizzera, gli esuli devono aspettare da tre a sei mesi, a seconda dei cantoni, prima di poter lavorare.
Gli attuali programmi d’occupazione non offrono loro abbastanza posti.
Programmi di utilità pubblica
Nella sua risoluzione, la conferenza chiede pure che nella legge sull’asilo sia inserito l’obbligo di mettere a disposizione dei richiedenti programmi di lavoro di utilità pubblica.
La Confederazione dovrebbe partecipare al finanziamento versando alle città cinque franchi al giorno per ogni richiedente occupato, secondo una proposta lanciata dalla municipale zurighese Stocker.
La municipale bernese Ursula Begert (UDC) ha invitato i comuni a prendere l’iniziativa, anche se è necessaria una grande capacità di persuasione nei confronti dei cantoni.
Modello zurighese
Da parte sua, il municipale zurighese Andres Türler ha presentato un bilancio positivo del programma per impieghi d’utilità pubblica, proposti da un anno e mezzo ai circa 5000 richiedenti l’asilo che vivono a Zurigo.
La città sulla Limmat offre attualmente un’occupazione a 140 richiedenti l’asilo, per un salario di 200-300 franchi mensili.
Si tratta di mansioni che rientrano in concorrenza con l’economia privata. Ad esempio di lavori di manutenzione nelle scuole, negli ospedali, negli istituti di cura o sui tram.
I vantaggi per la città superano nettamente i costi, ha dichiarato il sindaco di Zurigo Elmar Ledergerber.
Uno studio sui primi 18 mesi del progetto pilota giunge alla conclusione che attraverso questi lavori i richiedenti l’asilo acquistano maggiore stima di se stessi e che la loro immagine presso la popolazione migliora.
swissinfo e agenzie
Nell’aprile 2003, la città di Zurigo ha lanciato un programma di occupazione dei rifugiati.
Per il progetto pilota, seguito attualmente da oltre un centinaio di persone, è previsto un budget di circa 1,4 milioni di franchi.
Per un salario medio di 210 franchi, i richiedenti l’asilo possono eseguire lavori di manutenzione in scuole, ospedali o istituti di cura.
La Conferenza zurighese sull’asilo ha adottato una risoluzione in cui chiede alla Confederazione di coinvolgere le città e i comuni nella definizione della politica di asilo.
I partecipanti si schierano contro un rafforzamento delle misure repressive, che porterebbero soltanto ad un aumento del numero dei clandestini e della criminalità.
La risoluzione sostiene invece l’adesione ai trattati di Schengen/Dublino e l’introduzione di programmi di occupazione per i richiedenti l’asilo.
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