Le famiglie svizzere hanno urgente bisogno d’aiuto
Oggi, avere dei figli in Svizzera significa assumersi il rischio di cadere in povertà, soprattutto nei grandi centri urbani.
La Commissione federale per le questioni famigliari punta il dito sulle carenze della politica famigliare svizzera: congedo maternità e assegni famigliari tra i temi più discussi.
1994, anno internazionale della famiglia: la comunità internazionale si accorge dell’importanza della famiglia per la società. Oggi, a 10 anni di distanza, il bilancio svizzero è quello che è: i miglioramenti ci sono stati, certo, ma i problemi da risolvere, le questioni da discutere, restano ancora tanti. Uno su tutti: avere un figlio, oggi è un fattore di povertà.
La tematica è di quelle che scottano. L’assunto di base che vede nella famiglia il centro di tutta una serie di servizi resi alla società (educazione dei giovani, dialogo tra le generazioni e tra i sessi, ecc.) è certo incontestato, ma quando si tratta di «facilitare» o «compensare» il lavoro svolto dalle famiglie, gli spiriti si dividono. Basti pensare alla tormentata storia dell’assicurazione maternità.
Della necessità di agire si è accorto anche Pascal Couchepin, ministro degli interni, che recentemente ha fatto della politica familiare uno dei suoi campi di battaglia. In Svizzera ci sono sempre meno bambini – questo il tenore delle sue dichiarazioni – non perché non li si ami, ma perché è difficile conciliare famiglia e lavoro.
Per la famiglia
Nel corso degli ultimi dieci anni, il lavoro di sensibilizzazione nei confronti delle necessità e degli apporti alla società della famiglia è stato svolto in gran parte da Pro Familia e dalla Commissione federale di coordinamento per le questioni famigliari (Coff). Quest’ultima è nata nel 1995 da una proposta fatta al Consiglio federale in occasione dell’anno internazionale della famiglia.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi lunedì, Pro Familia e la Coff hanno stilato un bilancio chiaroscuro della politica famigliare elvetica dell’ultimo decennio. «Possiamo affermare con soddisfazione di essere riusciti a portare al centro della ricerca e dei dibattiti temi come i costi legati ai bambini, la conciliazione della vita lavorativa e degli impegni famigliari o le prestazioni non rimunerate delle famiglie», si legge in un comunicato di Pro Familia.
«Tuttavia, il mondo politico non ha ancora saputo rispondere con efficacia alle rivendicazioni delle famiglie. C’è ancora da fare per una politica famigliare volta al futuro, una politica che elimini le diversità di trattamento dovute alle strutture federali».
Un cammino ancora lungo
Dal canto suo, la Coff ha pubblicato un opuscolo dove enumera tutta una serie di riforme che vorrebbe veder concretizzate. Spera innanzi tutto che il popolo accetti il congedo maternità di 14 settimane in votazione il 26 settembre. Il congedo sarebbe finanziato dall’assicurazione per la perdita di guadagno.
C’è poi la proposta di assegni famigliari di 200-250 franchi per bambino. Si tratta di una soluzione attualmente discussa dalla competente commissione del Consiglio nazionale in risposta a un’iniziativa inoltrata da Travail.ch.
Come già avviene in Ticino, si propone d’introdurre a livello federale delle prestazioni complementari per le famiglie calcolate in base al reddito. La Coff chiede infine la ratifica senza riserve della Convenzione dell’Onu sui diritti del bambino e la promozione di condizioni che permettano ai genitori di conciliare lavoro e impegni famigliari.
Passi avanti, ma evoluzione preoccupante
Negli ultimi tempi i datori di lavoro si sono dimostrati più sensibili a certe problematiche. Tuttavia, uomini e donne non ricevono ancora ovunque lo stesso salario per lo stesso lavoro, l’orario di lavoro flessibile non è ancora garantito e le scuole non offrono sempre degli orari regolari, uguali per tutti i giorni della settimana.
Tra i progressi compiuti nell’ultimo decennio, l’opuscolo cita la legge sugli aiuti finanziari in favore dell’accoglienza extrafamigliare, l’introduzione del bonus educativo o per assistenza nella decima revisione dell’Avs e la soppressione di alcune riserve in merito alla Convezione Onu sui diritti del fanciullo.
Una serie di passi avanti che non riesce a mitigare il sapore amaro della constatazione più preoccupante contenuta nella pubblicazione della COFF: in Svizzera coloro che decidono di avere bambini sono a rischio di povertà. 120’000 ragazzi crescono in famiglie con un reddito inferiore al minimo vitale e nelle città un bambino su dieci dipende dall’assistenza sociale.
swissinfo e agenzie
In Svizzera, un figlio costa in media 1400 franchi al mese
120’000 bambini crescono in una famiglia che dispone di un salario inferiore al minimo vitale
In città, un bambino su dieci dipende dall’assistenza sociale
La politica famigliare svizzera è di stampo federalista e strutturata in modo sussidiario.
La suddivisione dei compiti tra Confederazione, Cantoni, Comuni e organizzazioni private porta a delle disparità di trattamento. In definitiva lo statuto della famiglia cambia da un cantone all’altro.
Le competenze della Confederazione sono ridotte (assicurazione maternità, assegni famigliari).
Altri ambiti della politica famigliare: costi legati ai figli, assegni familiari, protezione delle maternità, alimenti, tassazione, scuole, custodia extrafamigliare, protezione dell’infanzia.
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