Le opinioni dei due schieramenti
Per il governo e la quasi unanimità del parlamento, le nuove norme sono fondamentali per difendere la competitività della scuola svizzera.
Da destra e sinistra giungono però alcune critiche che parlano di attacco al federalismo e di sottomissione della scuola ai bisogni dell’economia.
Le nuove norme costituzionali in ambito di formazione sono state sostenute da tutti i gruppi parlamentari rappresentati alle camere. Un’armonia più unica che rara.
Alcuni esponenti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra populista) e dell’estrema sinistra si battono tuttavia contro l’oggetto in votazione.
Ecco innanzitutto l’opinione della democristiana Kathy Riklin, presidente della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale a favore dell’oggetto.
Kathy Riklin: “In Svizzera si lavora da anni per avere uno spazio formativo uniforme. Le differenze tra i diversi cantoni sono molto grandi in termini di contenuti, di età d’inizio della scolarizzazione, di gestione delle classi.
Si tratta di un importante passo in avanti per armonizzare questo spazio di formazione. I lavori in questo senso erano iniziati ancor prima la pubblicazione dei risultati del confronto PISA.
Ma gli scarsi risultati dei nostri giovani su scala internazionale ci hanno aiutato, nel senso che la popolazione ha potuto constatare la necessità di un intervento”.
Le poche voci che si sono levate contro l’oggetto parlano di attacco al federalismo rispettivamente della creazione di un sistema antidemocratico. La parola a Oskar Freysinger, dell’Unione democratica di centro e, in seguito a Josef Zisyadis, del partito del lavoro.
Oskar Freysinger: “L’articolo rappresenta un attacco inaccettabile al federalismo. In futuro, nel caso in cui una minoranza di cantoni non sarà d’accordo con un concordato, la Confederazione potrebbe legiferare ed obbligare questi cantoni a fare qualcosa che non vogliono.
Ciò che, dal mio punto di vista, condurrà ad una perdita di qualità. Il nuovo sistema creerà un sacco di nuova burocrazia, sarà più caro e la gente ne sarà meno soddisfatta.
Il federalismo viene attaccato e messo fuori gioco. È inaccettabile”.
Josef Zysiadis: “La questione essenziale non è l’armonizzazione scolastica, un aspetto sul quale siamo favorevoli. Ma, a nostro avviso, si sta andando verso un sistema antidemocratico che porterà ad una centralizzazione senza possibilità di controllo da parte della popolazione e degli eletti.
Dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare dell’educazione. Guardiamo ad esempio come abbiamo adottato il modello di Bologna: è stato firmato da un segretario di Stato unico, senza alcun dibattito democratico.
Domani avremo tutta una serie di esempi del genere e di decisioni autoritarie della Confederazione”.
Governo e parlamento sottolineano invece che i cantoni e il popolo continueranno ad essere implicati nelle decisioni riguardanti la scuola. Kathy Riklin invita a non essere spaventati dalla prospettiva di un sistema scolastico più centralizzato.
Kathy Riklin: “Questo è proprio quello che vogliamo: un sistema scolastico unico in tutto il paese. Certo, rimarranno alcune differenze locali (pensiamo ad esempio alle tre lingue nazionali) e non avremo mai dei programmi completamente identici. Non lo vogliamo neppure.
Ma non penso si tratti di paura della centralizzazione, piuttosto del timore dei piccoli cantoni di dover accettare ed applicare le decisioni prese da cantoni importanti, come ad esempio Zurigo.
Ma questi timori non sono fondati. Il tutto dipenderà dagli argomenti che saranno presentati dai diversi cantoni. I buoni argomenti la spunteranno, indipendentemente dalla loro provenienza”
L’estrema sinistra critica il modello sostenendo che, favorendo la mobilità ed introducendo degli standard minimi a diverse tappe della formazione, non farà altro che sottomettere la scuola ai bisogni dell’economia. La parola a Josef Zysiadis.
Josef Zysiadis: “Il mio timore principale è che l’educazione diventi una merce. L’introduzione del mercato in questo processo si farà senza dibattito. E, in assenza di dibattito, è sempre l’economia che prende il sopravvento sulla politica.
Questa modifica costituzionale è largamente voluta dall’economia, non soltanto svizzera. È la direzione generalizzata in Europa”.
Da parte sua, Oskar Freysinger contesta il presunto accresciuto bisogno di mobilità intercantonale degli svizzeri.
Oskar Freysinger: “Dal 1970 la mobilità intercantonale è diminuita del 30%. I dati parlano chiaro: c’è stata più mobilità dall’estero verso la Svizzera, ma quella intercantonale è molto limitata. Rappresenta l’1.5% della popolazione.
Ed ora si vuole svantaggiare il 98.5% della popolazione perché l’1.5% possa spostarsi da un cantone all’altro”.
Kathy Riklin sottolinea infine come il nuovo articolo costituzionale sia stato elaborato integrando tutti i possibili attori e goda del sostegno di tutti i principali partiti. Ma come risponde a queste critiche?
Kathy Riklin: “Sono argomenti che proprio non capisco. Per quel che riguarda i legami con l’economia, ovviamente vogliamo che i ragazzi siano ben formati e che un giorno possano essere attivi professionalmente.
Ma ciò va a beneficio delle persone stesse, che con una buona formazione possono ottenere delle professioni ben retribuite. A scuola i ragazzi continueranno a giocare, a studiare musica, ad esprimersi correttamente. Non studieranno soltanto matematica.
Il fatto poi che la mobilità intercantonale sia limitata, non è un motivo sufficiente per non agire. Anche se non sono molti, i bambini che si spostano davvero oggi sono penalizzati.
Ma i ragazzi non s’incontrano soltanto a scuola e, quando lo fanno, constatano che i loro programmi sono spesso molto diversi. Se proseguono la formazione fino ai livelli superiori, notano che hanno seguito materie e corsi molto diversi”.
Interviste a cura di swissinfo, Marzio Pescia
Il Consiglio federale, a favore della modifica costituzionale, sottolinea come un sistema più omogeneo e di migliore qualità sia nell’interesse di un paese come la Svizzera dove, secondo le parole del ministro dell’Interno Pascal Couchepin, “l’educazione è uno dei pilastri della prosperità del paese”.
Le due camere del parlamento hanno adottato le nuove norme a larghissima maggioranza: il Consiglio nazionale per 173 voti a 3, il Consiglio degli Stati per 44 a 1.
Le isolate critiche suscitate dall’oggetto giungono sia da destra che da sinistra.
A destra si contesta il suo presunto centralismo e quello che viene definito un attacco al federalismo.
A sinistra c’è chi ritiene che la riforma sia dettata dall’economia alla politica e teme l’istituzione di un sistema formativo antidemocratico.
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