Le polemiche non rivoluzionano le intenzioni di voto
A quattro settimane dalle elezioni federali, si confermano le tendenze dei mesi scorsi: i verdi hanno il vento in poppa, mentre la destra economica non riesce a riguadagnare terreno.
Il sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern per conto della SRG SSR idée suisse indica inoltre che le polemiche della campagna elettorale non hanno avuto influssi sulle intenzioni di voto.
Venerdì l’istituto gfs.bern ha presentato il suo ottavo sondaggio preelettorale. Niente sorprese, quest’ultima inchiesta conferma in grandi linee quanto era stato schizzato dalle sette precedenti.
Due partiti – quello socialista (PS) e l’Unione democratica di centro (UDC) – continuano a fare corsa in testa. Gli altri seguono a distanza.
Lo schieramento più forte resta quello dell’UDC. Il partito di destra nazionalconservatrice raccoglie il 26,7% delle intenzioni di voto e sembra quindi in grado di confermare il risultato del 2003, quando raggiunse proprio questa percentuale.
Polemica senza effetto
Il sondaggio è stato condotto tra il 12 e il 23 settembre, ovvero in contemporanea con le polemiche per la campagna dell’UDC incentrata sugli stranieri delinquenti e con il caso Blocher-Roschacher (il ministro della giustizia Blocher, UDC, è sospettato di aver abusato della sua posizione per costringere alle dimissioni l’ex procuratore federale Roschacher).
Ma questi due temi non hanno apparentemente pesato sul complesso delle intenzioni di voto. Certo, in seguito alle polemiche l’UDC ha perso degli elettori, ma nello stesso tempo è riuscita a convincerne degli altri. A conti fatti – nota gfs.bern – il partito guadagna un punto percentuale rispetto al precedente sondaggio.
Verde seduce
L’altro peso massimo della politica elvetica resta il Partito socialista che ottiene il 22,3% delle intenzioni di voto. Come l’UDC, la maggiore formazione di sinistra del paese perde degli elettori – che si spostano principalmente verso il centro – ma è anche il partito che riesce a mobilitarsi al meglio.
L’ottavo sondaggio conferma una tendenza sbocciata in primavera: ecologia e politica sono un’abbinata che piace. I Verdi restano di poco al di sopra della simbolica barra del 10%. Ma al loro risultato va aggiunto il 2,5% dei Verdi liberali, partito che quattro anni fa non esisteva ancora.
Le formazioni ecologiste continuano ad approfittare delle preoccupazioni legate ai mutamenti climatici. Sulla lista delle cose che inquietano gli svizzeri, la protezione dell’ambiente viene subito dopo gli stranieri. Considerati i più competenti in materia ambientale, i movimenti verdi raccolgono i frutti politici di questa nuova coscienza ecologica.
Liberali radicali a rischio
Dalla parte dei vincitori si mette anche il Partito popolare democratico (PPD) che con il 15,4% delle intenzioni di voto conferma la buona forma del momento. Il partito può contare su una ministra molto apprezzata (Doris Leuthard) e su un presidente (Christophe Darbellay) che gli elettori giudicano competente.
Per la seconda volta, il PPD supera il Partito liberale radicale (PLR, destra economica). Sembra dunque che l’avvicendamento che si delineava nel precedente sondaggio si confermi.
I liberali radicali danno l’impressione di essere riusciti a bloccare l’emorragia di elettori grazie ad una migliore mobilitazione delle loro truppe. Ma per l’istituto gfs.bern quello che un tempo veniva chiamato «il grande partito» rischia davvero di essere il grande perdente delle elezioni del 21 ottobre.
Statu quo al governo
Per il momento, le persone che hanno partecipato al sondaggio non sembrano desiderose di cambiare la composizione del governo. Il 33% vuole conservare la formula attuale, ovvero due ministri democentristi, due socialisti, due liberali radicali e un popolare democratico.
L’alternativa più probabile – la sostituzione di un ministro liberale radicale con un rappresentante dei Verdi – è considerata valida solo dal 18% degli interrogati.
Vista l’attuale polemica intorno a Christoph Blocher, l’istituto gfs.bern ha chiesto per la prima volta al suo campione di cittadini di esprimersi sulla rielezione degli attuali ministri. Ne è risultato un plebiscito per Doris Leuthard che l’88% degli intervistati vuole confermata al suo posto.
Buoni risultati anche per la maggior parte degli altri ministri. Quanto a Blocher, sarebbe rieletto di misura, poiché ottiene il 50% dei consensi.
L’unico ad essere bocciato è il ministro degli interni Pascal Couchepin. Solo il 41% del campione lo rieleggerebbe, il 49% lo rimanderebbe a casa e il 10% non si esprime.
swissinfo, Olivier Pauchard
traduzione, Doris Lucini
Il sondaggio prende in considerazione solo l’elezione dei 200 membri del Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento).
L’elezione dei consiglieri agli Stati è regolata dai cantoni. Con l’eccezione di Zugo e Appenzello interno – che hanno già eletto i loro senatori – gli altri cantoni eleggeranno i loro rappresentanti il 21 ottobre.
Sui registri elettorali sono iscritti più di 110’000 svizzeri dell’estero. Quest’anno, 44 dei 3089 candidati al Consiglio nazionale rappresentano la cosiddetta Quinta Svizzera.
Unione democratica di centro: 26,7% (risultato nelle elezioni del 2003: 26,7%)
Partito socialista: 22,3% (23,3%)
Partito popolare democratico: 15,4% (14,4%)
Partito liberale radicale: 15% (17,3%)
I Verdi: 10,6% (7,4%)
Tasso di partecipazione al voto: 53% (45%)
L’ottavo sondaggio dell’istituto gfs.bern è stato realizzato tra il 12 e il 23 settembre. In totale sono state svolte 2022 interviste telefoniche. Il margine d’errore è di +/- 2,2%.
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