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Le reazioni di vincitori e vinti

Il presidente della Confederazione Samuel Schmid è stato l'unico membro del governo a commentare il risultato Keystone

Soddisfazione tra in sindacati e il padronato. Anche il governo è sollevato, ma il dossier europeo continuerà a segnare le sue riflessioni.

Il prossimo oggetto del contendere fra i partiti sembra destinata a diventare la domanda di adesione inoltrata una buona dozzina d’anni fa a Bruxelles: ritirarla o riattivarla?

Il Consiglio federale ha espresso soddisfazione per l’approvazione popolare dell’estensione controllata e a tappe dell’accordo sulla libera circolazione ai dieci nuovi membri dell’Unione europea. È quanto ha affermato il presidente della Confederazione Samuel Schmid, annunciando che a fine ottobre/inizio novembre, il governo terrà una seduta di clausura dedicata alla politica europea della Svizzera. L’Esecutivo soppeserà allora se sia il caso di ritirare la domanda d’adesione della Svizzera o se lasciarla congelata, come finora.

Approvando l’estensione della libera circolazione – ha ricordato Schmid – il popolo ha nel contempo anche detto sì all’inasprimento delle misure accompagnatorie contro il dumping sociale e salariale.

Come interpretare il sì?

Oltre alle prevedibili reazioni di giubilo o di smacco, a seconda degli schieramenti, il risultato della votazione federale ha scatenato una nuova discussione fra i partiti sull’interpretazione del «sì» dell’elettorato elvetico.

Per Partito socialista (PS), Verdi e Partito liberale, è un segnale d’apertura che indica l’avvio verso l’adesione della Svizzera all’Unione europea. Per l’Unione democratica di centro (UDC), al contrario, significa che il popolo ha scelto la via bilaterale e dunque la domanda di adesione dev’essere ritirata. Partito liberale radicale (PLR) e Partito popolare democratico (PPD) sono poco propensi a lanciare ora un dibattito sull’argomento: a loro avviso, sarebbe prematuro. Tutti guardano al Consiglio federale dal quale aspettano il rapporto sulla politica europea.

Due formazioni opposte molto impegnate nelle questioni di politica europea della Svizzera hanno immediatamente lanciato la questione della domanda di adesione dopo l’esito dello scrutinio sull’estensione della libera circolazione delle persone. L’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha diramato un comunicato in cui giudica che gli svizzeri abbiano infatti votato a favore della via bilaterale e che il governo debba dunque rispettare la volontà popolare ritirando la domanda di adesione della Confederazione all’UE.

Di avviso diverso il Nuovo movimento europeo svizzero (nomes), secondo il quale è giunto il momento di dibattere in modo approfondito di vantaggi e svantaggi dell’adesione. Considerando quella bilaterale una soluzione non duratura, l’organizzazione chiede che nel rapporto promesso dal Consiglio federale vengano analizzate anche le difficoltà derivanti dalla situazione attuale.

Sullo stesso argomento si sono focalizzati anche i partiti. Sconfitta per la terza volta in votazione popolare in materia di politica europea, l’UDC non cede, anzi, per bocca del presidente Ueli Maurer annuncia l’intenzione di affilare le armi. Il partito di sicuro chiederà nuovamente il ritiro della domanda svizzera di adesione all’UE, ha dichiarato all’ats il consigliere nazionale zurighese. La motivazione è che nella votazione odierna il popolo ha optato per la via bilaterale:la Confederazione deve ora essere conseguente ed orientarsi su tale strategia.

Di parere assolutamente divergente il presidente del Partito socialista svizzero Hans-Jürg Fehr, secondo il quale la domanda di adesione dev’essere riattivata: da «opzione», l’adesione dev’essere trasformata in «prospettiva», ha detto all’ats il consigliere nazionale sciaffusano, giudicando che la Svizzera non possa più percorrere unicamente la strada bilaterale. Fehr ha detto di attendersi il rapporto del Consiglio federale ancora entro la corrente legislatura.

Un’opinione condivisa dai Verdi e dal Partito liberale svizzero.

Attendisti si mostrano PPD e PLR. Per la presidente del Partito popolare democratico svizzero Doris Leuthard, con il sì odierno l’elettorato si è chiaramente pronunciato per la via bilaterale. Secondo la consigliera nazionale argoviese, sarebbe dunque sbagliato lanciare ora un dibattito sull’adesione all’UE.

Pur avendo egli stesso proposto ai due rappresentanti PLR in governo di ritirare la domanda di adesione in caso di approvazione dell’estensione della libera circolazione delle persone, il presidente del Partito liberale radicale svizzero Fulvio Pelli si è ora dichiarato disposto ad accettare che non venga compiuto tale passo. Per il consigliere nazionale ticinese, la palla è in ogni caso nel campo del governo: spetta al Consiglio federale decidere.

Sindacati e padronato soddisfatti


Una volta tanto il risultato di una votazione federale fa contenti sia i sindacati sia il padronato. Ma la soddisfazione per il «sì» uscito dalle urne non implica un abbassamento della guardia per i rappresentanti dei lavoratori: al contrario, avvertono che ora rafforzeranno la vigilanza sull’esecuzione delle misure di accompagnamento.

L’Unione sindacale svizzera (USS) intima al Consiglio federale e ai Cantoni di applicare immediatamente le disposizioni per lottare contro il dumping salariale.

Sulla stessa lunghezza d’onda Travail.Suisse, che mette in guardia contro eventuali tentativi di neutralizzare i dispositivi di protezione dei lavoratori. L’organizzazione cristiano sociale sottolinea che sorveglierà attentamente l’applicazione delle misure di accompagnamento ed esigerà i necessari adeguamenti.

I moniti sindacali non turbano i rappresentanti dell’economia che si dichiarano sollevati dal responso popolare. La posta in gioco era cruciale, rammenta economiesuisse in un comunicato in cui esprime grande soddisfazione per il fatto che le aziende elvetiche potranno continuare a beneficiare di condizioni favorevoli per la vendita dei loro prodotti in Europa e disporranno così di condizioni adeguate per svilupparsi.

«Questa decisione senza equivoci del popolo consente di proseguire senza scosse sulla via efficace dei bilaterali», scrive in una nota l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM). L’accesso agevolato a nuovi mercati e una manodopera qualificata rappresentano una grande opportunità per l’economia elvetica.

swissinfo e agenzie

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