Legge contro il lavoro nero: superato il primo esame
Dopo due anni di tergiversazioni, la legge contro il lavoro nero ha superato giovedì il primo esame parlamentare: il Consiglio nazionale l'ha approvata con 128 voti contro 24.
Sono state rafforzate, ma non abbastanza secondo la sinistra, le sanzioni contro i datori di lavoro che ricorrono a personale non dichiarato.
Il progetto di legge mira a «evitare che il lavoro nero si propaghi a macchia d’olio», ha detto a nome della commissione Luc Recordon (Verdi/VD). Secondo le valutazioni, quest’economia sommersa rappresenta un volume di circa 40 miliardi di franchi, pari al 10 per cento del prodotto interno lordo (PIL), ha precisato Recordon.
«Il lavoro nero è pernicioso non solo perché sopprime la protezione dei lavoratori e priva lo Stato di mezzi finanziari, ma anche perché penalizza i datori di lavoro onesti», ha affermato il consigliere federale Joseph Deiss. Come tutti gli oratori andati alla tribuna, il ministro dell’economia ha denunciato la distorsione della concorrenza provocata da questo fenomeno.
Sanzioni rafforzate
Unanime nel voler legiferare in questo settore, la Camera del popolo si è divisa al momento di esaminare le sanzioni contro i datori di lavoro colti in flagrante. UDC, PLR e PPD, così come il Consiglio federale, si sono battuti affinché le pene non siano sproporzionate.
Pur ammettendo che, in caso di infrazione grave, un’azienda dev’essere esclusa dai mercati pubblici per cinque anni al massimo, il Nazionale non ha voluto – con 98 voti contro 65 – introdurre la possibilità di sopprimere i sussidi.
La legge prevede pure misure d’incitamento, che non sono state contestate. Così le piccole imprese (il cui effettivo non supera le cinque persone) beneficeranno di sgravi amministrativi. La dichiarazione degli impieghi e dei salari sarà semplificata e passerà da un solo sportello: la cassa di compensazione AVS del cantone.
La sinistra non si è imposta
In merito alla protezione dei lavoratori in nero, il Nazionale non ha seguito la sinistra e il Consiglio federale. Con 89 voti contro 76, i deputati non hanno voluto concedere ai sindacati un diritto d’azione per constatare eventuali pretese (come salari arretrati) che i dipendenti potrebbero far valere nei confronti dei loro datori di lavoro.
Con 100 voti contro 55, la Camera ha anche respinto la proposta di Jean-Claude Rennwald (PS/JU) intesa a rilasciare un’autorizzazione di soggiorno agli stranieri che hanno lavorato in nero per almeno un anno. Joseph Deiss gli ha risposto che una disposizione del genere «non farebbe altro che attirare nuovi clandestini in Svizzera».
Scambio di dati
Infine, sono state fissate condizioni per autorizzare lo scambio delle informazioni raccolte durante i controlli. «Il trasferimento di dati avverrà soltanto se vi è stata frode fiscale o mancato pagamento dei contributi», ha spiegato Gysin.
Caspar Baader (UDC/ZH) voleva costringere gli organi di controllo a comunicare in tutti i casi i loro risultati alle autorità competenti, segnatamente in materia d’asilo. La sua proposta è stata respinta con 112 voti contro 54. Joseph Deiss ha sottolineato che «i servizi cantonali di controllo non devono sostituirsi alla polizia».
L’oggetto dovrà ancora essere esaminato dagli Stati.
swissinfo e agenzie
L’economia sommersa rappresenta un volume di circa 40 miliardi di franchi, pari al 10 per cento del prodotto interno lordo.
Controlli attivi, multe fino a un milione di franchi e prigione fino a 5 anni: sono alcuni degli strumenti che la Confederazione avrà a disposizione per lottare contro il lavoro nero.
Il progetto di legge dovrà ancora essere discusso dalla Camera dei Cantoni.
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