Libera circolazione delle persone: una delicata estensione
Mercoledì a Bruxelles la prima tornata negoziale sull'allargamento ai 10 nuovi membri dell’UE dell'accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.
Il margine di manovra della delegazione elvetica è ristretto. Piuttosto reale infatti la minaccia di un referendum.
La Svizzera intende ispirarsi all’attuale accordo, che prevede una liberalizzazione progressiva entro il 2014, ed adottare un sistema di termini e contingenti per i cittadini dei nuovi Stati membri UE.
L’accordo vigente prevede che Berna possa dare la priorità alla manodopera indigena per due anni, fissare un contingente di lavoratori provenienti dall’UE per cinque anni e ricorrere ad una clausola di salvaguardia per sette anni, in caso di afflusso massiccio di immigrati.
I negoziati dovrebbero concludersi rapidamente (entro la fine dell’anno?) e, in sé, non dovrebbero porre difficoltà insormontabili.
Referendum in vista
Ma, in Svizzera, i risultati dovranno passare all’esame dell’Assemblea federale e saranno poi sottoposti a referendum facoltativo.
In caso di un no popolare, l’intero primo pacchetto di bilaterali, in vigore dal 1. giugno 2002, verrebbe annullato. Berna dovrà dunque dar prova di una prudenza particolare.
L’Unione democratica di centro (UDC) e l’Unione sindacale svizzera (USS) hanno già minacciato di ricorrere al referendum. L’UDC teme “un’immigrazione incontrollata”, mentre l’USS richiede misure d’accompagnamento.
Un ulteriore referendum si profila per il 2009, quando in gioco ci sarà il prolungamento dell’accordo generale sulla libera circolazione.
Spade di Damocle che peseranno sulle attuali discussioni. Da parte sua il Consiglio federale considera l’allargamento dell’UE un’opportunità per l’economia svizzera che apre interessanti prospettive per il reclutamento di manodopera.
Secondo il governo l’estensione dell’accordo comporterà una crescita supplementare del prodotto interno lordo dello 0,2-0,5 %, pari a 1-2 miliardi di franchi.
Quali i tempi?
Dieter Grossen, direttore supplente dell’Ufficio federale dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’emigrazione (IMES) e capo della delegazione svizzera ha avvertito la controparte europea: “L’accordo potrà entrare in vigore al più presto durante la prima metà del 2005: bisognerà pazientare”.
La Commissione auspica invece tempi ben più rapidi e chiede un accordo per una data antecedente il 1. maggio 2004.
Un orizzonte temporale che i negoziatori svizzeri hanno definito “irrealista”. “Sarebbe difficile anticipare una parte del protocollo e soprattutto, nella prospettiva di un referendum, non sarebbe ragionevole”, ha aggiunto Grossen.
Prossimo incontro tra le due delegazioni: il prossimo 10 settembre.
L’unico accordo da ridiscutere
L’intesa sulla libera circolazione delle persone è l’unico dei sette accordi bilaterali raggiunti nel 1999 con l’UE che, in vista dell’allargamento ad est, necessita di ulteriori negoziati.
Questo primo pacchetto, in vigore dal 1. giugno del 2002, era stato accettato in votazione popolare il 21 maggio 2002 con il 67.7% dei cittadini svizzeri ad esprimersi a favore.
I dieci futuri membri dell’UE contano in totale 75 milioni di abitanti, pari al 20 % della popolazione dell’attuale Europa unita.
swissinfo e agenzie
I 10 nuovi membri dell’Unione europea: Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia, Malta, Cipro;
Data d’adesione: 1. maggio 2004;
Il primo pacchetto di bilaterali comprende sette accordi: libera circolazione delle persone, trasporti aerei e terrestri, ricerca, agricoltura, appalti pubblici e commercio;
Dei sette accordi del primo pacchetto, solo quello sulla libera circolazione deve essere ridiscusso in vista dell’allargamento dell’UE;
Attualmente sono pure in corso i negoziati per i bilaterali II, che riguardano 10 ulteriori settori (tra i quali l’adesione della Svizzera ai trattati di Schengen e Dublino);
L’UE è nettamente il principale partner economico della Svizzera.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.