Lotte fra sessi e fra cantoni per il governo
Per la corsa al governo svizzero vi sono almeno 13 contendenti. Forse persino 17. Solo due supereranno la linea del traguardo il 22 settembre. Il dibattito mediatico si è focalizzato su due criteri di selezione: sesso e cantone di provenienza. Il politologo Pascal Sciarini si dice stupefatto.
La fase preliminare è conclusa in entrambi i partiti dei ministri dimissionari. In casa liberale radicale (PLR) vi sono cinque pretendenti – una donna e quattro uomini – al seggio che sarà lasciato vacante da Hans-Rudolf Merz. Nelle file socialista (PS) quattro donne aspirano alla poltrona di Moritz Leuenberger. La lotta non è tuttavia solo intestina, poiché i due mandati fanno gola anche ad altri partiti.
L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) rivendica un secondo seggio in governo, preferibilmente a scapito dei socialisti. Il partito ha comunicato che ci sono “cinque personalità competenti” interessate alla sfida, ma al momento i nomi non vengono rivelati. Solo il friburghese Jean-François Rime ha manifestato pubblicamente il suo interesse. Pur essendo francofono, il deputato nazionale parla perfettamente il tedesco.
Ma ciò non dovrebbe bastare per ottenere un seggio che tradizionalmente spetta ai tedescofoni o agli italofoni. Tanto più che questi ultimi non sono più rappresentati nel governo svizzero dal 1999 e che rivendicano un mandato con la candidatura del deputato nazionale Ignazio Cassis all’interno del PLR.
Dal canto loro i Verdi reclamano il diritto di far parte dell’esecutivo federale e vogliono impossessarsi del seggio lasciato vacante dal PLR Merz. Tre ecologisti – due donne e un uomo – si sono messi a disposizione del partito.
Prove generali per il 2011
“L’UDC e i Verdi non hanno realmente delle speranze di modificare la composizione partitica del governo adesso, ma pongono le basi e marcano presenza in vista delle elezioni federali dell’autunno 2011”, commenta Pascal Sciarini. Fra un anno, infatti, “è probabile che saranno rimescolate le carte”.
Pur non escludendo in assoluto un colpo di scena, il direttore del Dipartimento di scienze politiche dell’università di Ginevra interpreta le tre candidature all’interno degli ecologisti più come “un gesto simbolico”, che una vera mira ad approdare ora in Consiglio federale.
Al contrario, il politologo ginevrino pensa che tutti i pretendenti all’interno del PS e del PLR “ambiscano veramente ad essere eletti. Probabilmente, non tutti hanno lo stesso peso e le stesse probabilità di riuscita”. Ma tutti hanno una chance, perché entrano in gioco molti fattori.
“La concordanza è morta”
L’epoca dei principi inviolabili nella scelta dei componenti dell’esecutivo elvetico è definitivamente tramontata. “La concordanza politica è morta, c’è ancora soltanto una vaga concordanza aritmetica”, afferma il professore dell’università di Ginevra. Secondo Sciarini, ci sono “troppe divergenze, soprattutto fra socialisti e UDC,” per avere un governo che lavori su un terreno d’intesa.
In questo contesto di forte polarizzazione e antagonismo, a ogni elezione di un nuovo membro del governo regna “una grande instabilità e una grande incertezza. A maggior ragione questa volta che ci sono in gioco due seggi”, rileva il politologo.
Così si affinano le tattiche, si tessono alleanze e si creano dinamiche particolari. “L’elezione della seconda persona potrebbe essere influenzata dalla prima o viceversa i parlamentari potrebbero giocare d’anticipo scegliendo la candidata socialista in funzione del o della liberale radicale che vogliono designare in seguito”, spiega Sciarini.
Sullo scacchiere si muovono le pedine cantonali
Allo stadio attuale possono esserci solo speculazioni. Ma la fase preliminare della corsa alle successioni di Leuenberger e di Merz è stata caratterizzata da un nuovo schema fatto di contrapposizioni cantonali fra PLR e PS.
Quattro aspiranti consiglieri federali liberali radicali provengono dagli stessi quattro cantoni delle quattro pretendenti socialiste: Berna, Zurigo, San Gallo e Basilea Città. Fuori dagli schemi c’è solo il PLR Ignazio Cassis, unico ticinese in corsa.
Intanto si sono scatenati dibattiti sulla possibilità di eleggere due consiglieri federali provenienti dallo stesso cantone. Una discussione che Pascal Sciarini definisce “assurda”, poiché “l’essenziale è eleggere persone competenti e collegiali, in grado di governare per il bene del paese”.
Il professore ginevrino sottolinea di essere “sorpreso” che il criterio dell’origine cantonale dei candidati sia salito con prepotenza alla ribalta, dopo che, “nel 1999, è stata abolita la clausola che proibiva la presenza in governo di due consiglieri federali dello stesso cantone”. Un passo che era stato compiuto per ampliare il margine di manovra nella scelta dei membri del governo e che ora si cerca invece di restringere, rileva Sciarini.
Questo clamore lascia sbigottiti anche perché dal gennaio 2009 in Consiglio federale vi sono due membri dello stesso cantone: gli zurighesi Moritz Leuenberger e Ueli Maurer. Una situazione che si era già verificata dal 2004 al 2007, quando in governo c’era lo zurighese Christoph Blocher.
Confusione fra cantoni e regioni
Le obiezioni sollevate ora nell’eventualità dell’elezione di due bernesi – la PS Simonetta Sommaruga e il PLR Johann Schneider-Ammann, considerati fra i favoriti – secondo il politologo, sono verosimilmente un pretesto che cela altre ragioni per cui si cerca di ostacolare certi candidati.
Il professore ginevrino osserva pure che c’è “una certa confusione fra cantone e regione”. “Avere due consiglieri federali dello stesso cantone, non infrange l’equilibrio regionale sancito dalla Costituzione federale”.
Sciarini è anche meravigliato che la consigliera federale Micheline Calmy-Rey abbia dichiarato al settimanale SonntagsZeitung che “non sarebbe semplice” se fossero eletti due bernesi. La responsabile della diplomazia elvetica ha aggiunto di ritenere che “tutte le grandi regioni culturali ed economiche del paese debbano essere rappresentate in Consiglio federale”.
In Svizzera l’anno delle donne?
L’intervista ha però destato scalpore per un altro motivo. Il domenicale svizzero tedesco ha titolato “5 donne in Consiglio federale costituirebbero un problema”, attribuendo l’affermazione alla ministra degli affari esteri. Micheline Calmy-Rey ha poi pubblicamente smentito di avere detto quella frase – che peraltro non figura nell’intervista – e ha parlato di un’interpretazione sbagliata delle sue dichiarazioni.
L’eventualità che entrambi i consiglieri federali dimissionari siano sostituiti da due donne sta comunque tenendo banco e provoca parecchie recriminazioni. Anche questa controversia è incomprensibile per Pascal Sciarini.
A suo parere, il criterio sessuale “non ha alcuna pertinenza” nella scelta dei membri del governo. Il professore universitario ribadisce la necessità di una selezione basata sulle competenze. “Se poi risultassero migliori le donne, tanto meglio: un governo a forte maggioranza femminile sarebbe straordinario per l’immagine della Svizzera a livello internazionale”.
Questa per ora è solo un’ipotesi fra le tante. Le grandi manovre intanto proseguono. Un pronostico per il 22 settembre? “A parte un indovino, non vedo proprio chi lo potrebbe fare”, dice il politologo.
Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
Le pretendenti socialiste alla successione di Moritz Leuenberger sono le deputate nazionali Hildegard Fässler (San Gallo), Jacqueline Fehr (Zurigo), la senatrice Simonetta Sommaruga (Berna) e la consigliera di Stato (ministra cantonale) Eva Herzog (Basilea Città).
Per la successione di Hans-Rudolf Merz in seno al Partito liberale radicale sono in competizione i deputati nazionali Ignazio Cassis (Ticino), Peter Malama (Basilea Città), Ruedi Noser (Zurigo), Johann Schneider-Ammann (Berna) e la consigliera di Stato Karin Keller-Sutter (San Gallo).
All’interno dei Verdi ambiscono a lanciarsi nella corsa al governo per tentare di strappare al PLR il seggio lasciato vacante da Merz, i deputati nazionali Marlies Bänziger (Zurigo), Geri Müller (Argovia) e Brigit Wyss (Soletta).
Nell’Unione democratica di centro ci sarebbero cinque potenziali candidati. Per ora solo Jean-François Rime (Friburgo) ha pubblicamente confermato le sue mire.
L’articolo 175 della Costituzione federale stipula che:
Il Consiglio federale è composto di sette membri.
I membri del Consiglio federale sono eletti dall’Assemblea federale dopo ogni rinnovo integrale del Consiglio nazionale.
Sono eletti per quattro anni fra tutti i cittadini svizzeri eleggibili al Consiglio nazionale.
Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate.
1959 – 2003
La lunga era della “formula magica”: 2 seggi al Partito socialista (PS), 2 al Partito liberale radicale (PLR), 2 al Partito popolare democratico (PPD) e 1 all’Unione democratica di centro (UDC).
2004 – 2007
L’UDC, con Christoph Blocher, strappa un seggio al PPD: 2 seggi PS, 2 PLR, 2 UDC e 1 PPD.
Dicembre 2007
Christoph Blocher è estromesso dal governo. Il parlamento elegge la sua collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf. È la goccia che fa traboccare il vaso e che porta a una scissione dell’UDC.
2008
I due UDC in governo Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schimd lasciano il partito ed entrano nel nuovo Partito borghese democratico (PBD): 2 seggi PS, 2 PLR, 2 PBD e 1 PPD.
2009
In gennaio l’UDC ritorna in governo con Ueli Maurer che subentra al dimissionario Samuel Schmid: 2 seggi PS, 2 PLR, 1 PPD, 1 UDC e 1 PBD. In settembre, il radicale Didier Burkhalter subentra in governo al collega dimissionario Pascal Couchepin.
2010
Il PS Moritz Leuenberger e il PLR Hans-Rudolf Merz si dimettono in ottobre. L’Assemblea federale eleggerà i successori il 22 settembre.
Attualmente in governo ci sono tre donne e quattro uomini.
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