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Malumore per la chiusura di altri consolati

La sede dei consolati è integrata spesso nelle ambasciate. Keystone

La Svizzera ristruttura la sua rete consolare quale misura di risparmio e razionalizzazione. Quasi una trentina di consolati sono o saranno chiusi e raggruppati in otto centri regionali. Una decisione che irrita sia l'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE) che i consolati.

È la Radio svizzero romanda (RSR) che ha dato fuoco alle polveri, annunciando la ristrutturazione della rete dei consolati svizzeri in Europa, nei Caraibi e in Africa meridionale. Ventisei consolati verranno raggruppati in otto centri regionali, che si occuperanno di più paesi. Le ambasciate non sono invece toccate da queste misure di risparmio.

Tra le maggiori capitali in cui i consolati chiuderanno i battenti ci sono Copenaghen, Helsinki, Oslo, Bruxelles, Lussemburgo, Budapest, Praga, Sofia e Port-au-Prince.

Stando alla RSR, questa riorganizzazione sarebbe avvenuta senza un’informazione ufficiale, provocando così una forte tensione tra la centrale e il consolato. Questi ultimi avrebbero denunciato lo “smantellamento” e la “comunicazione autoritaria”, lamentando pure la  “politica deficitaria del personale”.

Qual è stata l’ampiezza reale delle proteste dei consolati? Jacques-Simon Eggly, presidente dell’OSE (che non era stato informato in precedenza), le qualifica come “reazioni quasi sindacali”. Da parte sua, Adrian Sollberger, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), conferma che la “direzione delle risorse ha ricevuto diverse lettere e che è in contatto con i responsabili del personale consolare”.

Sempre secondo la RSR, in una lettera inviata il 27 maggio ai collaboratori coinvolti, il DFAE spiega che l’impatto di questa ristrutturazione sarà “minima per i diplomatici di carriera”, senza però negare che sono previsti dei tagli del personale locale.

Il problema non è nuovo

«Quasi ad ogni incontro del Consiglio degli svizzeri all’estero protestiamo contro la diminuzione dei consolati. C’erano già stati dei tagli, prima ancora che questo nuovo progetto venisse presentato», ricorda Jacques-Simon Eggly.


Il presidente dell’OSE ricorda, per esempio, Tolosa, Amburgo, Dresda o Bordeux, quest’ultimo chiuso malgrado una lettera del sindaco della città sulla Garonna Alain Juppé alla ministra degli affari esteri svizzera Micheline Calmy-Rey.

Micheline Calmy-Rey, che Jacques-Simon Eggly ha incontrato a Berna lo scorso martedì sera, ha insistito sulle “misure compensatorie” adottate per attenuare l’impatto causato dalle chiusure dei consolati.

Così, gli svizzeri all’estero di passaggio in Svizzera dovrebbero essere meglio informati sulla possibilità di rinnovare facilmente i loro documenti. Ci sono inoltre i consolati itineranti, camion che si rendono periodicamente nelle zone più discoste, e la rivalutazione del ruolo dei consoli onorari, provvedimenti per i quali l’OSE si è molto battuta.

Parallelamente con la chiusura dei consolati in Europa, ne vengono aperti di nuovi in altri Stati emergenti, dove la Svizzera ha degli interessi economici.

Decisione saggia?

Per la DFAE, il ridimensionamento della rete è volta a “utilizzare più efficacemente le limitate risorse”. In alcuni paesi, il mantenimento di un consolato non si giustifica più. In Slovenia, il consolato di Bratislava, per esempio, ha rilasciato soltanto 42 passaporti e tre visti nel 2009. Inoltre, molte prestazioni possono essere fornite dal servizio della posta o via internet.

«Tuttavia ci sarà una perdita a livello di contatti umani», sottolinea Jacques-Simon Eggly, evidenziando che gli svizzeri sono i migliori ambasciatori all’estero. Senza contare che queste chiusure intervengono soprattutto in Europa, ossia nei paesi che la Svizzera «ha bisogno come amici».

«Non so se sia una decisione saggia. Ma la signora Calmy-Rey intende molto probabilmente portare a termine questo progetto prima di lasciare la carica di ministra degli esteri. Come minimo, possiamo aspettarci che vengano migliorate l’informazione e le misure compensatorie, ciò che per il momento non è ancora stato fatto», conclude il presidente dell’OSE.

La Svizzera dispone di 93 ambasciate e 12 missioni presso le Organizzazioni internazionali nonché di 41 consolati generali. Il numero di rappresentanze è paragonabile ad altri Stati simili.

Gli effettivi di questi uffici sono molto ridotti. Quattro quinti possono contare solo su due o meno collaboratori diplomatici, oltre all’ambasciatore. Spesso sono inoltre chiamati ad occuparsi anche dei paesi vicini. Molte ambasciate dispongono di un solo diplomatico.

Per gli svizzeri che risiedono o transitano in un paese estero, i consolati hanno la stessa funzione di un’amministrazione comunale. Possono rilasciare loro dei documenti ufficiali (passaporti, carte d’identità, ecc.) e aiutarli nell’esercizio dei loro diritti elettorali o su questioni di nazionalità o stato civile. Si devono sempre più occupare dei turisti svizzeri in difficoltà, fornire dei servizi di protezione consolare e assistere persone che hanno perso il loro documento di identità.

(Fonte: Dipartimento federale degli affari esteri)

Stoccolma, per Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia (dal 30 maggio).

Vienna
, per Austria, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovenia e Croazia (dall’estate).

Pristina
, per Kosovo e Albania (dal 1° aprile).

L’Aia
, per Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi (dal 16 maggio).

Bucarest
, per Romania e Bulgaria (dal 15 aprile).

Riga
, per Lettonia, Lituania ed Estonia (dal 30 maggio).

Hispaniola
, per Repubblica dominicana e Haiti (dal 1° maggio).

Pretoria
, per Africa del Sud, Malawi, Zambia e Zimbabwe (dal 1° aprile).

(traduzione dal francese, Luca Beti)

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