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Micheline Calmy-Rey in visita a Mosca

Un deposito di bidoni di veleno a Gornij, nei pressi di Saratov Keystone

La ministra svizzera degli esteri, Micheline Calmy-Rey, giunge a Mosca giovedì per una visita di lavoro di due giorni.

In programma, la firma di due accordi sul disarmo chimico e colloqui con il ministro degli esteri Sergej Lawrow.

Al centro dei colloqui con il ministro degli esteri russo figurano le relazioni bilaterali, ma le discussioni verteranno anche sulla situazione nel Caucaso e su altri temi internazionali.

La visita dovrebbe contribuire a promuovere le buone relazioni e la collaborazione tra i due stati, come ha annunciato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) presentando la visita.

Un po’ di cura non farà male alle relazioni tra la Russia e la Svizzera, che in questi ultimi anni hanno spesso sofferto.

Vicende come quella dell’aereo russo precipitato a Überlingen nel 2002, il caso della ditta commerciale Noga, i conti della Yugos prima bloccati e poi parzialmente sbloccati o i presunti affari dell’ex tesoriere del Cremlino, Pavel Borodin, non hanno però mai intaccato veramente e per molto tempo le relazioni russo-elvetiche.

Oltre alla collaborazione sul piano tecnico e finanziario e alle relazioni economiche e commerciali, Micheline Calmy-Rey vuole ora abbordare anche la situazione in Cecenia.

Distruggere le armi chimiche

In presenza della ministra svizzera e del suo omologo sovietico saranno anche firmati due accordi sulla realizzazione concernenti la distruzione di armi chimiche, accordi che fanno parte di un progetto svizzero del costo di 15 milioni di franchi sull’arco di 5 anni.

Il tempo stringe, perché secondo gli esperti l’arsenale chimico russo costituisce una vera e propria bomba a orologeria. Quasi due terzi delle 70’000 tonnellate di armi chimiche del mondo risalgono ai tempi dell’Unione Sovietica e sono depositate in Russia.

Lentamente i contenitori si corrodono e i veleni rischiano di fuoriuscire. E ora, con il suo progetto, la Svizzera vuole contribuire agli sforzi per rilanciare il processo di disarmo, che ultimamente si era bloccato.

Aiuto finanziario svizzero

Attualmente, negli Urali meridionali, si sta costruendo il secondo dei sei impianti che saranno finanziati dalla Svizzera. La struttura, che costa 680’000 franchi, serve al controllo dell’aria, dell’acqua e del terreno nei pressi dell’impianto di distruzione.

Lo scopo è di verificare che la distruzione dei gas nervini depositati sul posto non abbia conseguenze negative per la popolazione locale e per l’ambiente.

Un altro progetto svizzero prevede la costruzione di una centrale per garantire l’approvvigionamento energetico dell’impianto di distruzione di Kambarka. Finora è in esercizio un solo impianto a Gornij, nella regione del Volga.

Convenzione dell’ONU

Sette anni fa, la Russia aveva firmato la convenzione sul divieto delle armi chimiche (CWC), impegnandosi così ad eliminare il suo arsenale entro il 2007. E nel 2001, il Cremlino aveva prorogato la scadenza fino al 2012.

I 15 milioni di franchi con i quali la Svizzera sostiene la Russia sono parte del programma globale, promosso dagli stati del G8 per la distruzione delle armi chimiche e di altri armamenti.

Oltre ai vari annessi degli impianti veri e propri di distruzione, la Svizzera finanzierà anche progetti per l’informazione della popolazione e per la protezione dell’ambiente e della salute, che saranno in parte realizzati anche dall’organizzazione ecologista Green Cross.

swissinfo, Alexandra Stark, Mosca

Nel 2003 la Svizzera ha esportato in Russia beni per 1,065 miliardi di franchi.
Nello stesso anno, ha importato dalla Russia beni per 1,176 di franchi.

La ministra svizzera degli esteri, Micheline Calmy-Rey, è a Mosca il 25 e il 26 novembre.

Durante la visita, che ha lo scopo di rafforzare le relazioni bilaterali, saranno firmati anche due accordi, che sono parte di un programma internazionale per la distruzione delle armi chimiche.

Quasi due terzi delle 70’000 tonnellate di armi chimiche presenti nel mondo si trovano in Russia e risalgono al periodo della guerra fredda.

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