Micheline Calmy-Rey lascia il governo a fine anno
La presidente della Confederazione e consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha deciso di non ripresentarsi in dicembre per un mandato di altri quattro anni. La ministra socialista se ne va dopo nove anni trascorsi nell'esecutivo federale alla guida della diplomazia elvetica.
“Credo che, se un membro del governo si presenta per un’altra legislatura di quattro anni, deve portare a termine il suo mandato. Per nove anni ho assicurato il mio impegno e la mia volontà alla Confederazione e ora non mi sento di continuare per altri quattro anni. È quindi giunto il momento di partire”, ha dichiarato Micheline Calmy-Rey durante una conferenza stampa tenuta mercoledì pomeriggio a Berna.
La consigliera federale ha annunciato che assumerà ancora fino alla fine dell’anno gli incarichi di presidente della Confederazione e responsabile del Dipartimento degli affari esteri (DFAE). L’elezione della nuova ministra o del nuovo ministro, che subentrerà a Micheline Calmy-Rey, è in programma il prossimo 14 dicembre nell’ambito della procedura di rielezione del governo da parte dell’Assemblea federale.
La presidente della Confederazione ha inoltre comunicato di non avere progetti concreti in vista per quanto riguarda la sua attività professionale a partire dall’anno prossimo. “Intendo, come prima cosa, dedicare un po’ di tempo alla mia famiglia e, di certo, non assumerò un mandato nel consiglio di amministrazione di Nestlé o di un’altra multinazionale”.
Successi in politica estera
Micheline Calmy-Rey ha ricordato gli sforzi compiuti in questi nove anni dal DFAE per rafforzare la presenza della diplomazia svizzera sulla scena internazionale, dall’Iniziativa di Ginevra in favore di una soluzione di pace in Medio oriente alla mediazione nel conflitto tra la Russia e la Georgia, ai tentativi di favorire il dialogo nella vertenza nul nucleare tra l’Iran e la comunità internazionale, come pure nelle trattative tra la Serbia e il Kosovo.
Importanti passi avanti sono stati compiuti, agli occhi della consigliera federale, anche per intensificare le relazioni con l’Unione europea (UE): il secondo pacchetto di accordi bilaterali, concluso poco dopo l’arrivo di Micheline Calmy-Rey in governo, il rinnovo e l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, l’adesione ai Trattati di Schengen e di Dublino. “Sono convinta che la via bilaterale seguita con l’UE rappresenti un successo, dal momento che ci garantisce l’accesso al grande mercato unico europeo e, nel contempo, ci permette di conservare la nostra libertà decisionale”.
La ministra dimissionaria ha tuttavia avvertito che i prossimi round negoziali con i Ventisette si preannunciano alquanto difficili. “Se vuole rimanere al di fuori di istituzioni come l’UE, la Svizzera sarà costretta a compiere sforzi sempre più grandi per far sentire la propria voce e difendere i propri interessi”.
Nessun consenso in politica estra
“In Svizzera abbiamo una bella democrazia e abbiamo sempre detto al popolo che è libero di prendere le sue decisioni”, ha osservato Micheline Calmy-Rey. Ma in un contesto di cambiamenti, di crescenti interdipendenze e di globalizzazione, per la Svizzera sta diventando sempre più arduo seguire la propria via.
“Oggigiorno molte decisioni vengono prese in conferenze e vertici internazionali. Siamo inoltre sempre più sottoposti a rischi internazionali, terrorismo, migrazioni, cambiamenti climatici. I limiti tra politica interna e politica estera si sgretolano quindi sempre più”.
A detta della numero della diplomazia elvetica, attualmente manca inoltre un consenso sulla politica estera che la Confederazione deve seguire, sul modo con il quale la Svizzera deve posizionarsi nel mondo. “Sono stata spesso criticata per i tentativi che ho compiuto di rafforzare la visibilità del nostro paese a livello internazionale. Ma continuo a credere che se cerchiamo di chiuderci su noi stessi e di costruire dei muri attorno a noi, non serviamo gli interessi della Svizzera”.
Papabili in vista
Le dimissioni di Micheline Calmy-Rey non giungono a sorpresa. È da circa un anno che si rincorrevano le voci sulla possibile partenza della socialista ginevrina. La corsa alla successione di Micheline Calmy-Rey sarà lanciata ufficialmente soltanto dopo le elezioni parlamentari del 23 ottobre. Speculazioni su eventuali candidature cominciano però già da subito a piovere.
In casa socialista i più quotati sembrano attualmente il giovane senatore friburghese Alain Berset, che aveva assunto con determinazione l’anno scorso la presidenza della Camera dei cantoni e che si è profilato negli ultimi anni soprattutto in ambito economico.
In prima linea tra i favoriti figura inoltre il consigliere di stato vodese Pierre-Yves Maillard, che difende posizioni molto a sinistra, ma la cui competenza viene riconosciuta anche dagli altri partiti. Tra le candidature femminili circolano inoltre i nomi della deputata ticinese Marina Carobbio o della senatrice vodese Géraldine Savary.
UDC pronta a dare battaglia
A seconda dell’esito delle elezione federali di ottobre, il secondo seggio socialista potrebbe però essere rimesso in discussione dagli altri partiti. L’Unione democratica di centro (UDC) ha già avanzato alcune riserve subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Micheline Camy-Rey. Secondo il presidente del partito di destra Toni Brunner, se il Partito socialista riconoscerà il diritto dell’UDC ad un secondo seggio, “non vi saranno problemi”. In caso contrario, i socialisti dovranno contare sull’opposizione dell’UDC.
Da parte sua, il presidente del Partito popolare democratico Christophe Darbellay ha annunciato di voler sostenere il secondo seggio del Partito socialista. A nome del Partito liberale radicale, la deputata Gaby Huber si è espressa in favore di un governo di concordanza, in cui le principali forze politiche elvetiche sono rappresentate in base ai voti ottenuti nell’ambito delle elezioni parlamentari.
Secondo il presidente del Partito ecologista svizzero Ueli Leuenberger, il suo schieramento non intende attaccare il seggio socialista, pur rivendicando a sua volta un mandato in governo. Il Partito borghese democratico ha invece ribadito la sua volontà di difendere con determinazione il seggio detenuto nell’esecutivo dalla sua rappresentante Eveline Widmer-Schlumpf.
1945: Micheline Calmy-Rey nasce l’8 luglio a Sion. Rimane nel canton Vallese fino all’età di 19 anni.
1968: laurea in scienze politiche all’Università di Ginevra.
1974: entra nel Partito socialista ginevrino e lavora fino al 1997 come amministratrice e direttrice di una ditta famigliare di distribuzione di libri.
1981 – 97: membro del parlamento cantonale di Ginevra.
1986 – 90 e 93 – 97: presidente del Partito socialista ginevrino
1997 – 2002: membro del governo cantonale ginevrino.
2003 – 11: responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)
2007 e 2011: presidente della Confederazione
Micheline Calmy-Rey ha “vinto” tutte le votazioni federali di politica estera tenute durante i suoi 9 anni alla guida del DFAE:
5 giugno 2005: il popolo approva con il 54,6% di voti favorevoli la proposta di adesione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino
25 settembre 2005: il 56,0% dei votanti dicono di sì
all’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’UE.
26 novembre 2006: un
contributo di 1 miliardo di franchi, destinato a favorire lo sviluppo e la democratizzazione degli Stati dell’Europa dell’Est, viene accettato dal 53,4% degli svizzeri.
8 febbraio 2009: il 59,6% dei cittadini si esprime in favore dell’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone a Bulgaria e Romania.
17 maggio 2009: l’introduzione del passaporto biometrico, conforme agli standard previsti dall’accordo di Schengen, è sostenuta dal 50,1% dei votanti.
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