Missione difficile ma non impossibile per l’UDC
Il tentativo dell’Unione democratica di centro di strappare mercoledì un secondo seggio in governo si è fatto più arduo dopo la rinuncia forzata del suo candidato numero uno. Il Partito socialista dovrebbe invece conservare senza problemi la poltrona lasciata vacante dalla sua ministra.
In questi ultimi giorni si sono piuttosto ridotte le speranze di successo dell’Unione democratica di centro (UDC) per le elezioni al governo del 14 dicembre. Il partito di destra ha lanciato un nuovo guanto di sfida con due obbiettivi: riconquistare un secondo seggio ed estromettere dall’esecutivo l’invisa Eveline Widmer-Schlumpf, l’attuale ministra del Partito borghese democratico, che quattro anni fa aveva accettato la poltrona governativa tolta dai partiti di centro e di sinistra al leader dell’UDC Christoph Blocher.
Dopo i rovesci subiti da suoi paladini della linea dura in precedenti elezioni, questa volta il maggiore partito svizzero aveva deciso di giocare la carta della moderazione. L’UDC aveva infatti designato due candidati considerati da più parti in grado di seguire una politica consensuale nell’esecutivo e idonei quindi a raccogliere sostegni anche presso le altre forze politiche: il deputato zurighese Bruno Zuppiger e il collega friburghese Jean-François Rime.
Colpo di scena, però, giovedì scorso: l’UDC ha dovuto sorprendentemente gettare la spugna per il suo candidato numero uno, Bruno Zuppiger. Accusato dalla stampa di aver utilizzato a fini personali un’eredità che gli era stata affidata con l’incarico di versarla a due organizzazioni caritatevoli, l’imprenditore zurighese è stato costretto a ritirarsi penosamente, lasciando nell’imbarazzo i vertici del suo partito.
Porta ancora aperta
La vicenda Zuppiger rappresenta un altro duro colpo per la direzione dell’UDC, che negli ultimi due mesi si è già vista confrontata alle sconfitte subite nelle elezioni parlamentari del 23 ottobre e in alcuni importanti ballottaggi successivi per la Camera dei cantoni. Gli strateghi del partito, che rivendicavano da anni e a gran voce un secondo seggio in governo, non si sono dimostrati molto abili nella scelta del loro favorito e hanno dovuto incassare questa volta anche alcune critiche interne.
L’UDC si presenta così al grande appuntamento indebolita, oltre che isolata. Gli schieramenti del centro e di sinistra che nel 2007 avevano portato in governo Eveline Widmer-Schlumpf – Partito popolare democratico, Partito socialista e Partito ecologista svizzero – hanno annunciato la settimana scorsa di voler difendere il seggio della ministra delle finanze. Nel fine settimana anche i Verdi liberali si sono schierati dalla sua parte.
All’UDC, che può quindi contare soltanto sul sostegno del Partito liberale radicale, mancano così più di una ventina di voti in parlamento per raggiungere il suo obbiettivo. Non tutte le porte si sono però chiuse per il partito di destra. I socialisti e alcuni membri di altri partiti hanno infatti dichiarato di essere disposti a sostenere le sue aspirazioni ad un secondo seggio, a condizione che l’UDC lanci i suoi candidati contro una delle due poltrone governative dei liberali radicali.
Nuovo favorito UDC
Negli ultimi giorni, i vertici dell’UDC hanno respinto questa offerta, che suona come un tentativo di mettere uno contro l’altro i due schieramenti più a destra dello scacchiere politico nazionale. Ma i parlamentari del maggiore partito nazionale potrebbero cambiare idea mercoledì, nel caso in cui l’attacco a Eveline Widmer-Schlumpf dovesse concludersi con un insuccesso.
Tanto più che, dopo la rinuncia di Zuppiger, l’UDC ha sfoderato un candidato forse ancora più idoneo ad attirare voti da altri partiti: il consigliere nazionale turgoviese Hansjörg Walter, eletto brillantemente la settimana scorsa alla presidenza della Camera del popolo. Nelle elezioni suppletive al governo del 2008, il presidente dell’Unione svizzera dei contadini era stato addirittura sostenuto dai partiti di centro e di sinistra, che intendevano eleggerlo al posto del candidato ufficiale dell’UDC Ueli Maurer.
Hanjörg Walter, diventato il favorito dell’UDC, non si distanzia generalmente dalla linea del suo partito, ma è alquanto apprezzato in parlamento per la sua moderazione e la sua capacità di cercare soluzioni di compromesso, soprattutto in favore dei contadini. L’altro candidato del partito di destra, Jean-François Rime aveva sorpreso tutti nelle elezioni suppletive al governo dell’anno scorso, piazzandosi inaspettatamente nei ballottaggi finali. Quale rappresentante della Svizzera francese, Rime non può nutrire però molte speranze di essere eletto in un governo in cui siedono già due romandi.
Due pesi massimi per il PS
Da parte sua, il Partito socialista, che mira a conservare il seggio lasciato vacante dalla sua ministra dimissionaria Micheline Calmy-Rey, mette in campo due politici sperimentati, considerati dei pesi massimi del partito: il senatore friburghese Alain Berset e il ministro vodese Pierre-Yves Maillard. Quest’ultimo è stato membro per sei anni della Camera del popolo, prima di entrare nel governo del canton Vaud.
L’ex sindacalista si situa a sinistra del suo partito, ciò che potrebbe costargli voti da parte degli schieramenti di centro e di destra. Maillard si è però profilato positivamente in seno al governo vodese, in cui figura tra i fautori del risanamento delle finanze cantonali, e gode degli appoggi dei cantoni dell’arco lemanico, che vorrebbero veder rappresentati i loro interessi a Berna.
È però Berset a partire con leggeri favori dei pronostici. L’ambizioso senatore friburghese, specialista di questioni economiche, si è costruito una solida reputazione nella Camera dei cantoni, di cui ha assunto anche la presidenza nel 2009. La sua competenza in ambito federale e il suo stile affabile e diplomatico gli consentono di contare su non pochi sostegni anche al di fuori del suo partito.
Nato nel 1972 a Friburgo, sposato e padre di tre figli, Alain Berset ha studiato scienze politiche ed economiche all’Università di Neuchâtel.
Dopo aver lavorato quale ricercatore scientifico e consigliere politico, è entrato nel 2003 nel Consiglio degli Stati, di cui è stato presidente nel 2009.
Il senatore friburghese è tra l’altro vice-presidente del gruppo socialista alle Camere federali.
Nato nel 1968 a Losanna, sposato e padre di due figli, Pierre-Yves Maillard ha lavorato dapprima quale insegnante di francese e storia, dopo gli studi all’Università di Losanna.
Dal 2000 al 2004 è stato segretario generale del Sindacato dell’industria, della costruzione e dei servizi.
Tra il 1999 e il 2004 ha rappresentato il Partito socialista al Consiglio nazionale. Nel 2004 è stato eletto nel governo cantonale vodese, in cui dirige tuttora il dipartimento della sanità e dell’azione sociale.
Nato nel 1951 a Frauenfeld, sposato e padre di tre figli, Hansjörg Walter si è diplomato presso la scuola agricola di Strickhof, a Zurigo, prima di riprendere in mano l’azienda agricola dei suoi genitori a Wängi, nel canton Turgovia.
Il presidente dell’Unione svizzera dei contadini è entrato nel 1999 nel Consiglio nazionale. Il 5 dicembre scorso è stato eletto per un anno alla presidenza della Camera del popolo.
Nelle elezioni suppletive al governo del 2008 i partiti di centro e di sinistra avevano sostenuto Walter, suo malgrado, contro il candidato ufficiale dell’UDC Ueli Maurer. Il consigliere nazionale turgoviese non era stato eletto per un solo voto di scarto, il proprio.
Nato nel 1950 a Friburgo, sposato e padre di tre figlie, Jean-François Rime ha studiato scienze economiche all’Università di Losanna.
L’imprenditore friburghese, proprietario di una segheria, è stato membro del Partito liberale radicale fino al 2002, prima di passare all’Unione democratica di centro.
Rime figura in Consiglio nazionale dal 2003 ed è già stato candidato dell’UDC alle elezioni suppletive al governo del 2010.
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