“Né vinti né vincitori al G20”
Per la Svizzera il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? All'indomani del vertice del G20 a Londra, i commentatori della stampa elvetica sono divisi sulla reale portata del vertice e sulla decisione dell'OCSE di includere la Confederazione nella lista grigia dei paradisi fiscali.
Parte dei commentatori vede come un segno positivo il fatto che la Svizzera sia finita sulla lista grigia stilata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), mentre per altri gli atti di buona volontà elvetici avrebbero dovuto essere premiati con la lista bianca.
La stampa svizzera è peraltro divisa non solo nell’interpretazione della posizione destinata alla Confederazione fra le tre categorie di Stati in materia di cooperazione fiscale, ma anche sui risultati del vertice di Londra in generale.
Così per il Corriere del Ticino si tratta di “un successo che induce all’ottimismo”, poiché “i risultati concreti sono nettamente superiori alle più rosee aspettative”. Secondo La Regione Ticino, invece sono state partorite “misure parzialmente scontate”, “senza soluzione al nocciolo del problema”. Sulla stessa onda l’editoriale del Giornale del popolo, titolato “G-20 senza conigli nel cappello”.
Il capitalismo “è morto”
Contrapposizioni di opinioni che si ritrovano anche nella Svizzera nordalpina. Ottimisti il ginevrino Le Temps e il bernese Der Bund, che parlano di un “nuovo ordine mondiale” uscito dal vertice londinese, mentre per il quotidiano friburghese La Liberté il summit si è concluso “senza vinti né vincitori”.
La Neue Zürcher Zeitung (NZZ) parla di grandi proclami e di un enorme pacchetto sul quale ci si deve interrogare se serve veramente a raggiungere l’obiettivo di fare uscire il mondo dalla più grave crisi economica e finanziaria dagli Anni ’30. Il giornale risponde negativamente alla domanda, affermando che con le dichiarazioni e le misure decise a Londra, che hanno un sapore “populista”, “non viene combattuta la crisi, né risolto il problema di finanziamento degli Stati e neppure ripristinata la fiducia”.
Secondo il Tages Anzeiger, invece, sono state schizzate “nuove regole per un nuovo capitalismo”. Per il foglio zurighese “una cosa è ora chiara. Il capitalismo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, è morto”.
“Inizia un nuovo gioco: con nuove regole, rischi, vincitori”, nel quale “quelli che finora erano gli approfittatori (come la Svizzera), purtroppo adesso hanno delle cattive carte”.
“La Svizzera, più che mai sotto pressione anche se sfugge al peggio, dovrà ficcarsi bene in testa le parole definitive del primo ministro britannico: ‘Per i paradisi fiscali è l’inizio della fine'”, scrive La Liberté, secondo cui per la Confederazione è giunta l’ora del purgatorio.
“La Svizzera sarà senza cielo né inferno”, afferma il Giornale del popolo, stando al quale la lista grigia per la Confederazione non è altro che un confinamento “al limbo, in modo da tenerla costantemente sotto scacco”.
Rimboccarsi le maniche per raggiungere il candore
“La Svizzera sognava di essere bianca. Si ritrova grigia. E un po’ verde di rabbia”, commentano La Tribune de Genève e il vodese 24 Heures. I due quotidiani prevedeno che ora non le rimanga altro da fare “che passare dal grigio al bianco. Moltiplicando i passi per rivedere tutti i suoi accordi bilaterali di doppia imposizione”.
Le Temps mette in guardia la Svizzera dall’interpretare la sorveglianza “come una messa all’indice”. “La nuova volontà di trasparenza su scala internazionale è un’arma a disposizione anche della Confederazione. Per chiedere a sua volta giustizia ed equità”, commenta con ottimismo il quotidiano ginevrino.
La Svizzera è riuscita a sfuggire alla lista nera, rileva la Basler Zeitung. Che aggiunge che però si tratta solo di una mezza vittoria. Affinché possa vincere anche la guerra e non solo una battaglia, la Svizzera deve ora “fare pulizia”, conclude il quotidiano basilese.
Il losannese Le Matin riporta solo i fatti senza fare commenti. Per questi ha lasciato il compito al suo ironico vignettista, che riassume la posizione della Svizzera sulla lista grigia con un tavolo al quale sono seduti tre grandi. Il premier britannico Gordon Brown chiede: “grigio talpa?”, il presidente americano Barack Obama prosegue: “Grigio topo?”, e il presidente francese conclude tuonando “Antracite!”
swissinfo, Sonia Fenazzi
Creato nel 1999, dopo la crisi che aveva colpito i paesi asiatici e la Russia, il G20 rappresenta una piattaforma d’incontro e di dialogo tra le maggiori potenze economiche mondiali e i principali paesi emergenti.
Tra gli obbiettivi del G20 vi sono la stabilità economica mondiale e la promozione degli scambi commerciali a livello internazionale.
Il G20, presieduto quest’anno dalla Gran Bretagna, si era già riunito nel novembre dell’anno scorso per trovare una strategia comune di fronte alla crisi economica e finanziaria mondiale.
Fanno parte di questo gruppo 19 paesi: Stati uniti, Canada, Brasile, Argentina, Messico, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Russia, Turchia, Australia, Giappone, Cina, India, Indonesia, Corea del Sud, Arabia saudita e Sudafrica.
Il Fondo monetario, la Banca mondiale e la Banca centrale europea costituiscono il 20esimo membro.
La Svizzera mira a poter partecipare almeno alle riunioni preparatorie del G20.
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