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Nessun inchiesta sui legami con il regime dell’apartheid

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Il Consiglio nazionale ha respinto lunedì la proposta di designare una commissione parlamentare d'inchiesta sui rapporti con il Sudafrica.

L’iniziativa parlamentare, presentata dal socialista ginevrino Jean-Nils de Dardel, mirava in particolare a far luce sui presunti legami tra i servizi segreti svizzeri e l’ex-regime della segregazione razziale in Sudafrica. La proposta è stata bocciata dalla Camera bassa con 94 voti contro 60.

Secondo la maggioranza del Consiglio nazionale, non è necessario istituire una nuova Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI), dal momento che i rapporti in questione sono già al centro di un esame da parte della delegazione delle commissioni della gestione delle Camere. La delegazione è stata infatti incaricata di riaprire un’inchiesta lo scorso novembre, dopo che erano emersi nuovi particolari sulle attività dei servizi segreti svizzeri in Sudafrica.

Parallelamente un’inchiesta amministrativa è tuttora in corso presso il Dipartimento federale della difesa in relazione al caso Regli, l’ex-capo dei servizi segreti elvetici, sospettato di aver soppresso documenti importanti e di aver acquistato dalla Russia droga e armi destinate al Sudafrica.

Dottor morte

Al centro della vicenda figurano appunto i presunti contatti tra Peter Regli e Wouter Basson, soprannominato “dottor morte”, un medico al servizio dell’ex-regime dell’apartheid, accusato di aver sperimentato armi chimiche e batteriologiche allo scopo di reprimere gli oppositori.

Lo stesso Basson, processato in Sudafrica per una sessantina di crimini, aveva affermato l’anno scorso che i servizi segreti sudafricani, assieme a quelli svizzeri, avevano negoziato con la Russia l’acquisto di 500 chili di Mandrax, una potente droga che doveva essere utilizzata per “calmare” i manifestanti di colore. Basson aveva inoltre sostenuto di aver incontrato a più riprese i responsabili dei servizi segreti svizzeri, tra cui Peter Regli.

Buone relazioni economiche

La collaborazione tra i servizi segreti di Pretoria e di Berna rappresenterebbe comunque soltanto un capitolo delle buone relazioni coltivate tra i due paesi fino al crollo del regime della segregazione razziale nel 1994. Già diversi decenni orsono, il governo bianco sudafricano aveva ottenuto simpatie e sostegni da parte degli ambienti finanziari ed economici svizzeri. Tra l’altro, nel lontano 1956 era stata fondata la Swiss-South African Association, un’organizzazione che aveva favorito molto attivamente le relazioni tra i due paesi.

Da notare che la Confederazione aveva sempre rifiutato di partecipare ufficialmente alle sanzioni imposte dalle Nazioni unite al Sudafrica, permettendo al mondo economico svizzero di sviluppare intense relazioni d’affari. Dal 1980, ad esempio, le banche elvetiche avrebbero prestato tra i 5 ai 10 miliardi di franchi alle imprese sudafricane.

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