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Nessun rinforzo svizzero in Afghanistan

Samuel Schmid (a sinistra) con il numero due del Pentagono, Gordon England Keystone

Samuel Schmid, ministro elvetico della difesa, ha concluso venerdì una visita di tre giorni negli Stati Uniti.

Nonostante l’appello lanciato da Washington questa settimana, Schmid ha escluso l’invio di militari svizzeri in Afghanistan.

Samuel Schmid ha qualificato di «costruttivo» il dialogo avuto con i suoi interlocutori statunitensi. I colloqui, ha sottolineato, si sono svolti in «un clima amichevole».

Venerdì a Washington, il responsabile del Dipartimento federale della difesa ha avuto un primo e breve contatto con il suo omologo americano, Robert Gates, il quale ha preso il posto di Donald Rumsfeld alla fine del 2006. Schmid si è poi soffermato più a lungo con il numero due del Pentagono, Gordon England.

Mancano soldati in Afghanistan

Robert Gates era da poco tornato dal Québec dove aveva partecipato ad un vertice dei ministri della NATO, chiedendo dei rinforzi a sostegno della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza in Afghanistan (ISAF). In Canada, il ministro statunitense ha sostenuto che i talebani si apprestano a lanciare una nuova offensiva. Il suo appello non è però stato ascoltato.

La NATO dispone di 35mila uomini nel paese asiatico, di cui 23mila tra americani e britannici. Washington e Londra hanno indicato di non poter rinforzare i loro contingenti, dato il loro impegno in Iraq.

Il Canada, che in Afghanistan ha 2’500 soldati, ha stimato di pagare un tributo elevato, siccome dopo gli Stati Uniti è il paese che ha subito maggiori perdite umane.

Anche Francia, Germania e Italia rifiutano di aumentare le loro truppe. Solamente l’Australia è intenzionata a raddoppiare il suo contingente: presto invierà in Afghanistan 300 nuovi soldati.

Nessun rinforzo elvetico

Sebbene non sia un membro della NATO, la Svizzera aderisce al suo Partenariato per la pace. Attualmente, la presenza militare elvetica in seno all’ISAF (da due a quattro ufficiali superiori) è più che altro simbolica. Una situazione che non è destinata a cambiare.

Samuel Schmid ha in effetti indicato che Berna non pianifica l’invio di alcun rinforzo. «Non è possibile aumentare il contingente elvetico in Afghanistan. D’altronde si tratterebbe di uno scenario irrealistico, visto che i rinforzi necessiterebbero di un equipaggiamento e di aerei da trasporto che la Confederazione non dispone», ha dichiarato a swissinfo il ministro della difesa.

Il «niet» elvetico vale pure per il Kosovo e per le altre regioni dei Balcani, zone in cui gli USA temono une recrudescenza delle tensioni etniche. «In totale la Svizzera ha sul posto 400 uomini, tra cui 220-230 soldati e oltre una settantina di persone che si occupano dei quattro nostri elicotteri».

Un impegno soprattutto civile

«La nostra politica è di stabilizzare la dimensione dei nostri contingenti e di discutere con il Parlamento la base legale dello spiegamento all’estero», ha spiegato Schmid. Il ministro non chiude tuttavia definitivamente la porta e suggerisce che la Svizzera potrebbe aumentare il suo contributo sotto forma di aiuto civile.

«La Svizzera è pronta a fare di più. Ci sono però diversi modi per agire e noi siamo forse più sperimentati sul piano civile rispetto a quello militare», ha osservato il consigliere federale, sottolineando che la risoluzione dei conflitti richiede una «combinazione di approcci militari e civili».

A questo proposito, Schmid è dell’avviso che la formazione di poliziotti nei Balcani costituisca «una nuova sfera d’impegno» per la Confederazione. «Ciò che conta non è la quantità, bensì la qualità di quello che facciamo», ha rilevato.

«I nostri amici americani accettano la nostra posizione, capiscono perfettamente il nostro punto di vista e rispettano l’assistenza civile che forniamo».

swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Negli Stati Uniti, Samuel Schmid ha pure incontrato Michael Chertoff, ministro della sicurezza interna, con il quale si è intrattenuto sulla lotta al terrorismo e la gestione delle crisi.

Giovedì a Houston, Schimd ha visitato il centro spaziale della NASA, una base della Guardia costiera e una caserma della Guardia nazionale. Il consigliere federale ha rilevato «dei punti in comune» di fronte a «problemi che concernono anche la Svizzera», quali la protezione delle frontiere e delle popolazioni civili.

Sempre nella città texana, Schmid è stato ricevuto dall’ex presidente statunitense George Bush per «un giro d’orizzonte sulle relazioni internazionali», parlando in particolare di Iran, Giappone e Russia.

Il ministro della difesa ha trovato in Bush padre una persona «molto presente, molto interessata e molto informato sui dossier», la quale «parla a volte come un diplomatico ed un ex capo di Stato» e che «conosce parecchie cose sulla Svizzera».

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