Nina Fehr Düsel: cordiale, ma dura
Nina Fehr Düsel è una donna moderna e allo stesso tempo difende i valori dei falchi dell'Unione democratica di centro. Com'è possibile far convivere queste due anime? Ritratto.
Il loro cognome è Giezendanner, Wasserfallen, Blocher o Fehr. In Consiglio nazionale ci sono una manciata di parlamentari che, come i loro padri, siedono nella Camera del popolo. La sfida per loro è uscire dall’ombra di chi li ha preceduti in politica e di lasciare a loro volta un segno per chi li succederà.
Alla nostra domanda sull’eredità politica del padre, Nina Fehr Düsel ci risponde con un sorriso, ricordando che è semplicemente una questione di tempo e poi più nessuno la confronterà più con il suo genitore. Hans Fehr è stato un rappresentante della linea dura dell’Unione democratica di centro (UDC). Il suo cavallo di battaglia è stata l’immigrazione: le persone eritree, kosovare e soprattutto musulmane. La sua attenzione politica era rivolta principalmente verso lo straniero, verso il diverso. Nel 2015, Hans Fehr ha lasciato il Consiglio nazionale dopo vent’anni di politica a livello nazionale, cedendo il testimone alla figlia Nina che quell’anno ha fatto il suo ingresso nel Gran Consiglio del Canton Zurigo.
Nel 2023 è stata eletta in Consiglio nazionale e ha già cominciato a lasciare il segno. La sua linea è meno dura rispetto a quella del padre. Durante la pandemia di coronavirus si è fatta un nome per aver lottato contro l’obbligo per i bambini e le bambine di portare la mascherina a scuola.
Nuova linfa sotto la Cupola
Lo scorso ottobre, 56 nuove e nuovi parlamentari hanno fatto la loro entrata all’Assemblea federale. L’UDC, l’Alleanza del Centro e il Partito socialista (PS), ossia le tre formazioni che hanno guadagnato di più in queste Elezioni federali, contano il maggior numero di volti nuovi al Parlamento.
Al contrario I Verdi, grandi perdenti della tornata elettorale 2023, non sono riusciti a portare nuova linfa a Berna. In questa serie di articoli, swissinfo.ch traccia un ritratto di nove parlamentari che muovono i primi passi nel legislativo federale.
Sempre gentile
“Sbaglia chi crede che il fatto di essere figlia di mio padre mi abbia spianato la strada”, dice Nina Fehr Düsel, ricordando che non è stato facile uscire dall’ombra di un padre conosciuto nel partito come un falco. “Ognuno deve sviluppare il proprio stile di fare politica”.
Il suo stile? Efficienza e cordialità: due caratteristiche che confermano chi la conosce e chi ha lavorato con lei. Viene lodata per la sua gentilezza, una qualità che emerge anche durante la nostra chiacchierata con lei. Durante una discussione, c’è chi dice: “No, non è vero”. Invece lei ribatte: “Beh, forse la questione può essere vista anche diversamente”. È un approccio vincente.
Nicole Barandun, Consigliera nazionale dell’Alleanza del Centro, che conosce Fehr da anni, la descrive come persona aperta e capace di imparare in fretta. “Non si sa subito quale posizione politica difenda”.
La sua opinione rispetto alle svizzere e gli svizzeri all’estero risale al suo periodo come assistente di volo dopo la maturità. Sugli aerei si è imbattuta spesso nella diaspora elvetica e si è quindi resa conto che hanno un rapporto speciale con la madrepatria.
“Per questo motivo dovrebbero mantenere la cittadinanza svizzera e il diritto di voto”, dice oggi. La doppia cittadinanza è generalmente un problema, “ma non per le svizzere e gli svizzeri all’estero”.
“Tutto le riesce facilmente”
La compagnia assicurativa Swiss Life ha la sua sede in un edificio imponente che si affaccia sul lago in una posizione privilegiata a Zurigo. Con un fatturato di 20 miliardi di franchi, Swiss Life è la maggiore assicurazione vita della Svizzera e fa parte dell’alta finanza zurighese. Qui lavora Nina Fehr, nei servizi giuridici, nei vertici della direzione. La stretta di mano è forte, il suo atteggiamento è disinvolto ma cordiale, quasi collegiale.
Se c’è qualche grana da risolvere presso Swiss Life, finisce inevitabilmente sulla sua scrivania: operazioni con la clientela, questioni interne o giuridiche. Chi si trova in questa posizione ha alle spalle un bel percorso professionale: ha fatto carriera.
“La mia scalata non è stata poi così veloce”, dice Fehr, aggiungendo che si va avanti, passo dopo passo, “è un processo importante per me”. Suo padre, Hans Fehr, dice che la figlia ha bruciato le tappe: famiglia, casa di proprietà, avvocato d’impresa.
“Si ha l’impressione che tutto le riesca facilmente”. Sua figlia ha sempre avuto una grande fiducia nei suoi mezzi e a volte si è spinta oltre i propri limiti. “Se si mette in mente un traguardo, lo raggiunge”, racconta il padre.
La passione per gli animali
L’entrata in politica non è stata una scelta così consapevole come quella professionale. “Mi sono sempre detta che bastava un padre in politica. Volevo concentrare la mia attenzione sulla carriera professionale”, racconta la quarantatreenne. Ma poi la direzione del partito le ha chiesto se non volesse candidarsi per un seggio nel parlamento cantonale ed elezione dopo elezione è finita in Consiglio nazionale. “La carriera politica non è pianificabile”.
Non significa però che non fosse interessata a ciò che le succedeva intorno. Ad esempio, quando frequentava la scuola elementare ha lanciato una petizione contro gli acquari per i delfini in Svizzera. Con la sua classe ha raccolto 100’000 firme. “È stata un’esperienza che mi ha politicizzato perché mi sono resa conto del potere che può avere una singola persona nel nostro Paese”.
Poi, al liceo, ha avuto insegnanti sinistroidi o ecologisti che l’hanno colpita. “In quegli anni si ha una grande voglia di ribellione”. Nel 1994 ha raccontato al settimanale Beobachter che, se fosse entrata in politica, avrebbe difeso le posizioni del partito dei Verdi. “La sua adolescenza è stata normale”, ricorda il padre. A questa età risale anche la partecipazione a una sfilata di bellezza, dove a 17 anni si è piazzata al terzo posto.
L’adesione all’UDC
Nina Fehr Düsel si è avvicinata in seguito all’UDC grazie al lavoro. Come giovane avvocata ha iniziato a lavorare a Winterthur per la giustizia cantonale. “Ho visto come le persone approfittavano della Svizzera, ma mi sono anche occupata di violenza domestica. Oppure ho incontrato stranieri che mentivano sul loro Stato di provenienza”, racconta, sottolineando che erano casi isolati, ma che le hanno lasciato il segno.
Durante i suoi studi ha trascorso un periodo nella periferia di Parigi. Anche questa è stata un’esperienza formativa. È stata confrontata con la criminalità, addirittura all’università, e poi ha visto quartieri abbandonati a loro stessi. Non si sentiva più al sicuro. “Non viaggiavo più volentieri con i treni regionali. C’erano molti algerini. Mi sono detta che la Svizzera non poteva diventare come Parigi”. Più tardi si è iscritta all’Università di Losanna.
Frasi uguali a quelle del padre
Oggi, la politica dell’UDC e neoeletta in Consiglio nazionale afferma: “Dobbiamo fare in modo che, anche in futuro, le donne possano continuare a muoversi liberamente e non debbano avere paura”. Se non regoliamo l’immigrazione, tra non molto anche in Svizzera ci saranno società parallele come in Francia. Sono frasi che rispecchiano il pensiero politico del padre.
Per quanto riguarda la politica migratoria, Nina Fehr Düsel non si discosta dalla linea dell’UDC. È così anche per la politica europea o la neutralità armata per rimanere indipendenti e autonomi. La parlamentare si batte per difendere la Svizzera che la circonda, quella della “Goldküste” di Zurigo. “Mi piace anche la regione intorno ad Altdorf, nel Canton Uri, dov’è nata la Confederazione. E naturalmente l’Unterland zurighese, dove sono cresciuta”.
Guarda a Zurigo con sentimenti contrastanti. Infatti, negli ultimi anni la città ha assunto un carattere sempre più internazionale; un’evoluzione che ha avuto delle conseguenze. “Le svizzere e gli svizzeri vengono allontanati da Zurigo”, dice. Anche a Küsnacht, nella classe di uno dei suoi figli ci sono quasi solo persone espatriate. “Alcuni genitori non parlano nemmeno tedesco”. Fanno parte di quella forza lavoro altamente qualificata, tanto necessaria per far funzionare la nostra economia, ma anche in questo caso ci vogliono dei limiti.
Una donna moderna
Su altre questioni, invece, ha una posizione diversa, più aperta rispetto al partito. È il caso, ad esempio, per la politica energetica. “Dobbiamo essere aperti a nuove soluzioni”. Inoltre, a differenza di molti membri dell’UDC, ritiene che il cambiamento climatico sia “in parte causato dall’uomo”. “Sono preoccupata e ritengo che l’essere umano abbia qualche colpa”.
La sua vita rappresenta forse la più grande frattura con il suo partito. Nina Fehr Düsel riesce a conciliare famiglia e lavoro, sfidando gli stereotipi di genere promossi dall’UDC. È mamma di due figli, di sette e otto anni, lavora a tempo parziale e dalla sua entrata in Consiglio nazionale ha ridotto il suo carico di lavoro al 50%.
È una donna al passo coi tempi, dicono di lei. “È molto moderna per le questioni socio-politiche”, dice la parlamentare del Partito liberale radicale Bettina Balmer di Zurigo. Un esempio: Fehr Düsel vuole vietare il cellulare a scuola per proteggere i bambini dal “fascino del mondo digitale”.
“Il suo messaggio è molto femminista”
La collega nella Camera del popolo Nicole Barandun, anche lei attiva professionalmente, mamma e politica, dice: “Si deve essere affiancati da un partner che ti sostiene perché molti eventi si tengono di sera”.
Il marito Thomas Düsel lavora a tempo parziale e come consulente aziendale e può organizzare la sua giornata in maniera autonoma. “L’uguaglianza è importante per me. Ne abbiamo parlato appena ci siamo conosciuti”, afferma Nina Fehr Düsel. Questa chiara suddivisione dei ruoli – lavoro e bambini, mano nella mano – non è passata inosservata. Il domenicale SonntagsZeitung ha scritto: “Anche se Fehr Düsel non si definisce una femminista, il suo messaggio è molto femminista”.
Allo stesso tempo è un’avversaria del linguaggio di genere: la Svizzera ha problemi più importanti, sostiene. E ancora una volta pone l’accento sull’immigrazione.
A cura di Mark Livingston
Traduzione dal tedesco: Luca Beti. Revisione: Sara Ibrahim
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