L’andirivieni di grandi autocarri che caricavano e scaricavano materiale era continuo nel cantiere di Mattmark. (Keystone)
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Tre colleghi felici il 29 agosto 1965. L’indomani Giancarlo Acquis (a sin.) morirà sotto la frana di ghiaccio. (Praloran-Augusto@Bellunesi_nel_mondo)
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I soccorritori lavorarono anche la notte, nella speranza di trovare persone ancora in vita. (Keystone)
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I cani da valanga avevano difficoltà a individuare i corpi sotto gli enormi blocchi di ghiaccio. (Keystone)
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Officine, uffici, mense, dormitorio, macchinari: la valanga ridusse tutto a un ammasso di detriti. (Keystone)
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Alle vaste operazioni di soccorso partecipò anche l’esercito svizzero. (Keystone)
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Recuperare gli effetti personali, laddove possibile, fu un’operazione delicata. (Keystone)
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L’instabilità del ghiacciaio rese ancora più arduo l’intervento dei soccorritori, che dovette essere sospeso molte volte. (Keystone)
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Il 9 settembre 1965 a Saas-Grund ha luogo una cerimonia funebre nazionale. (KEYSTONE/PHOTOPRESS-ARCHIV/Joe Widmer)
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La lingua del ghiacciaio che crolla sul cantiere della diga di Mattmark, in Vallese, distruggendolo e uccidendo 88 persone, il 30 agosto 1965, fa prendere coscienza all’opinione pubblica elvetica delle condizioni di lavoro nelle grandi costruzioni di montagna. Mezzo secolo dopo, le immagini servono a non far cadere nell’oblío il sacrificio di quei lavoratori, in maggioranza stranieri, per il progresso e la prosperità della Svizzera.
Una mostra iconografica itinerante, comprendente anche un film e accompagnata da conferenze, tavole rotonde e un catalogo: denominata “Mattmark 1965-2015 – Tragedia nella montagna”, è uno degli elementi principali del programma di commemorazioni nell’anno del 50° anniversario della catastrofe di Mattmark. Il vasto programma, coordinato dall’Associazione Italia-Vallese, presieduta da Domenico Mesiano, avrà come culmine la cerimonia del 30 agosto 2015 nel luogo stesso della sciagura.
L’esposizione itinerante – allestita in Svizzera, in Italia e in ottobre nella biblioteca del Parlamento europeo a Bruxelles – “risponde a un dovere sia di memoria che di verità”, spiega a swissinfo.ch Stéphane Marti, responsabile esecutivo del “Comitato ad hoc Mattmark”. Da un lato con questa mostra si rende omaggio alle vittime della catastrofe e alle loro famiglie, d’altro lato si fa conoscere ai giovani il significato storico, economico, politico e sociale di quella tragedia, spiega.
Prendendo spunto dalla mostra, swissinfo.ch propone questo album fotografico.
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