Nuova fase negli interventi post tsunami
Due mesi dopo il maremoto che ha devastato il sud-est asiatico, la Svizzera concentra ora il proprio sforzo umanitario nella ricostruzione delle infrastrutture.
I 50 militari elvetici e i tre elicotteri dell’esercito svizzero hanno intanto concluso domenica la loro missione a Sumatra.
I progetti dalla Divisione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) si concentrano in Indonesia, Sri Lanka e Thailandia, le nazioni più toccate dalla catastrofe. Oltre 250’000 persone hanno perso la vita nel disastro; i senzatetto sono circa 800’000.
Secondo quanto comunicato da Willy Lenherr, responsabile della divisione Asia presso la DSC, due dei progetti sull’isola indonesiana di Sumatra riguardano l’acqua. Si tratta del ristabilimento delle risorse idriche a Banda Aceh e della pulizia dei pozzi a Melabo.
«Abbiamo già pulito circa 200 pozzi, ma l’operazione non è semplice, dal momento che essi sono inquinati dalla sporcizia e dal sale», aggiunge Lenherr.
Importanza vitale
I progetti legati all’acqua potabile sono di capitale importanza. La scorsa settimana, le Nazioni Unite hanno sottolineato la minaccia per le risorse idriche nelle regioni colpite dal maremoto. Esse sono infatti a rischio di contaminazione a causa dell’acqua salata, liquami e rifiuti tossici.
Un altro programma d’aiuto prevede il versamento di indennità finanziarie destinate alle famiglie che ospitano persone rimaste senza un alloggio. Circa 100’000 sfollati potrebbero beneficiare di questa iniziativa. Nonostante il progetto sia ancora in una fase pilota, Lenherr aggiunge che i primi pagamenti dovrebbero essere effettuati in Sri Lanka nelle prossime tre settimane.
«Si tratta di una maniera rapida ed efficiente per evitare che le persone debbano accamparsi, dando loro al contempo la possibilità di ricevere calore umano. Ciò rappresenta un aiuto nel superamento del trauma dovuto alla catastrofe».
Villaggi di pescatori
Una delle più note e controverse iniziative umanitarie che hanno seguito lo tsunami è la ricostruzione di tre villaggi di pescatori sulle isole di Koh Kho Khao e Koh Phra Thong, nel sud della Thailandia.
Il progetto è nato da una visita della Ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey alle zone devastate dal maremoto. L’iniziativa era poi stata all’origine di un malinteso. «Si era pensato che la Svizzera intendesse ricostruire gli insediamenti in stile elvetico, ma non è assolutamente così!», precisa Lenherr, prima di ricordare che «l’intervento permetterà alla popolazione locale di ricominciare una nuova vita».
Una volta terminate le operazioni di pulizia, la prossima tappa supervisionata dalla Svizzera consisterà nella ricostruzione di scuole, centri sanitari, moli e abitazioni per i pescatori.
Scenari futuri
Lenherr si è detto particolarmente impressionato dai progressi nell’opera di pulizia e ricostruzione compiuti dalle zone devastate, nonostante le enormi perdite umane.
Il responsabile dell’aerea asiatica ha poi precisato che la DSC continuerà il suo intervento nella regione a medio termine, ma che in seguito eventuali progetti rientreranno nelle competenze delle organizzazioni già attive prima del maremoto. Negoziati sono ora in corso con l’Indonesia, concernenti un’eventuale collaborazione futura.
Indonesia, Sri Lanka e Thailandia stanno progressivamente riprendendo in mano il processo di ricostruzione nei rispettivi paesi. Secondo Lenherr, «queste nazioni non stanno tentando di tornare quelle di prima, ma di andare oltre, sviluppandosi in maniera moderna e dinamica. Si tratta di un intenso processo che le occuperà per i prossimi anni».
Rientrano gli elicotteri
I tre elicotteri Super Puma dell’esercito svizzero impiegati nell’ambito della missione delle Nazioni Unite hanno intanto terminato domenica la loro missione.
Nel corso delle sette settimane di presenza sull’isola gli elicotteri hanno effettuato 477 ore di volo. Tutti i militari elvetici faranno rientro in patria al più tardi entro il 12 marzo.
Il contingente di 50 soldati è stato impiegato nel trasporto di volontari e materiale medicinale per conto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Marcus Levy, responsabile del contingente svizzero a Sumatra, ha spiegato a swissinfo che la decisione di rientrare è dovuta al fatto che gli apparecchi non erano più necessari per le operazioni nella zona.
Secondo Levy, il bilancio dell’intervento è sicuramente positivo: «le principali strade e alcuni ponti sono stati ricostruiti; inoltre, i battelli ricominciano a navigare lungo la costa». «L’aiuto d’urgenza si è concluso, ora sta incominciando la fase di ricostruzione vera e propria», conclude.
swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(traduzione, Andrea Clementi)
Vi sono ancora 80 esperti svizzeri in Indonesia, Sri Lanka, Thailandia e India, impegnati in diversi progetti.
L’aiuto umanitario elvetico si sta concentrando nella ricostruzione delle infrastrutture e nel supporto logistico.
I tre elicotteri Super Puma ed i 50 militi svizzeri dispiegati sull’isola di Sumatra ritorneranno in patria al più tardi entro il 12 marzo.
Il Governo svizzero ha destinato alle regioni colpite 27 milioni di franchi, a cui si aggiungono oltre 200 milioni donati dalla popolazione.
Il maremoto di 9 gradi sulla scala Richter si è verificato nei pressi di Sumatra lo scorso 26 dicembre.
Indonesia, Thailandia, Sri Lanka, India e Maldive sono le nazioni più duramente colpite.
Secondo le Nazioni Unite, il computo totale delle vittime si avvicina a 250’000.
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