Nuove strutture per il più grande ospedale di Cracovia
A prima vista, i centri delle città polacche non sono molto diversi da quelli dell'Europa occidentale. Ma dietro le facciate, come per esempio nel più grande ospedale di Cracovia, si nascondono strutture obsolete da modernizzare.
Cracovia è nota per le sue università, il quartiere ebraico, i crauti e papa Wojytila. Le Trabant, Fiat Polski e Wartburg sono sparite dalle strade per lasciare il posto alle automobili europee, giapponesi e americane.
Il centro della città è affollato da turisti che navigano da un luogo di interesse storico all’altro. In periferia, vi è ancora quella che era una delle più grandi acciaierie del blocco orientale, la seconda industria più inquinante della Polonia.
Accanto a questa enorme fabbrica, negli anni Settanta era stato progettato l’ospedale Rydygier, che doveva diventare un grande centro ospedaliero generale con reparti specializzati in incidenti di lavoro, ustioni, avvelenamenti, chirurgia facciale e neuro-traumatologia. A causa dei disordini e dal crollo dell’Unione Sovietica, il complesso è stato però aperto solamente negli anni Novanta.
Ma dall’edificio non è più stato possibile togliere l’impronta del socialismo: gigante, quadrato, grandi superfici, facciate problematiche per il sistema di climatizzazione, costosi pavimenti in marmo, sproporzionato. Solo 600 dei 900 posti letto vengono utilizzati.
I costi correnti divorano il budget
«Attualmente quasi tutto il nostro budget serve a coprire i costi correnti», afferma Witold Poniklo, vice direttore tecnico dell’ospedale. In altre parole: non rimane praticamente nulla per modernizzare il complesso.
È vero che nel frattempo sono stati rinnovati l’isolamento termico e le finestre. Ma i sistemi sanitari e di riscaldamento con le loro tubature chilometriche sono ancora quelli vecchi. La maggior parte delle infrastrutture sono in tecnologia della Germania dell’Est e provengono da Magdeburgo: funzionano ancora ma a costi molto elevati.
Amianto nelle facciate
Le facciate contengono amianto che in passato era utilizzato come isolante. «Se non si tocca niente» spiega Poniklo, «Il pericolo rimane sotto controllo». Ma alcuni lavori di rinnovamento non sono realizzabili senza contare con pericolose fuoruscite di amianto.
Durante i mesi estivi diventati sempre più caldi, le facciate di lastre d’acciaio si scaldano talmente tanto che per fare funzionare a pieno regime il sistema di climatizzazione occorre una quantità d’energia considerevole. Per arginare gli elevati costi energetici, il responsabile dell’ospedale ha pensato di installare dei collettori solari.
Prima di raccomandarlo per il finanziamento svizzero, il progetto è stato valutato da esperti e dalle autorità polacche. In Svizzera, sono gli organi amministrativi o il Consiglio federale a decidere sull’assegnazione dei fondi.
Gli specialisti dell’ufficio svizzero a Varsavia non sono responsabili per l’assegnazione del contributo svizzero all’allargamento, ma solo per le procedure e l’accompagnamento dei progetti sul posto.
Il contributo svizzero per il finanziamento di progetti infrastrutturali nei nuovi paesi dell’UE, chiamato anche miliardo di coesione, era stato approvato dal popolo svizzero in una votazione nel 2006.
Cinque chilometri di nuove tubature
La Polonia è il più grande dei nuovi paesi membri dell’UE, pertanto la metà del miliardo di coesione svizzero è destinato a questo paese. Il compito dell’ufficio svizzero a Varsavia è di individuare progetti infrastrutturali sostenibili in Polonia per i quali sono disponibili 174 milioni di franchi.
Uno di questi riguarda l’ospedale di Cracovia. Gli 8,1 milioni di franchi previsti saranno impiegati per 3’100 metri quadrati di collettori solari, rinnovare il sistema sanitario, posare 5’000 metri di tubature nuove e installare un sistema di ventilazione meccanico.
Nel quadro dell’apertura a Est, anche l’UE sostiene progetti infrastrutturali in Polonia. Per evitare doppi interventi, la Svizzera e l’UE coordinano i finanziamenti e l’assegnazione. «Ma i progetti sostenuti dalla Svizzera sono indipendenti rispetto a quelli finanziati dai fondi UE, oppure, in alcuni casi, sono complementari qualora gli svizzeri considerano opportuna la collaborazione» afferma Dominique Favre, responsabile sostituto dell’ufficio per il contributo a Varsavia.
Attualmente, nella regione di Cracovia altri due ospedali vengono rinnovati e modernizzati. Le misure dovrebbero ridurre notevolmente le emissioni e permettere di risparmiare circa 1,3 milioni di franchi sui costi energetici che ammontano oggi al 6-9% dei costi correnti.
La città di Cracovia si trova al Sud del paese nella regione Malapolska. Tra le 16 regioni polacche (Wojwodschaften), Malapolska è una delle più povere e conta 3,2 milioni di abitanti.
I tre ospedali che saranno rinnovati grazie al progetto trattano 80’000 pazienti all’anno.
La Polonia copre il 93% del proprio fabbisogno energetico con carbone e lignite. Infatti dispone dei più grandi giacimenti d’Europa.
Inoltre, è pianificata la costruzione di tre centrali nucleari e la Polonia spera così di aumentare la propria produzione energetica di 15% entro il 2020.
La Svizzera, in confronto, copre il proprio fabbisogno energetico con più energie rinnovabili, in particolare quelle provenienti dalle centrali idriche.
Nel 2006 il popolo svizzero ha approvato la legge federale sulla cooperazione con l’Europa dell’est, che prevede lo stanziamento di un miliardo di franchi destinato ai dieci nuovi Stati membri dell’Unione europea.
Il «miliardo di coesione» vuole contribuire alla riduzione delle disparità economiche e sociali in Europa.
Fra i maggiori beneficiari del sostegno elvetico vi sono la Polonia, a cui sono destinati circa 490 milioni di franchi, l’Ungheria (130 milioni) e la Repubblica ceca (110 milioni).
Il contributo elvetico è inteso come gesto di solidarietà nei confronti dei paesi dell’UE che hanno versato 100 miliardi di franchi (67 miliardi di euro) nel fondo di coesione a favore dei nuovi paesi dell’Unione.
La Svizzera riconosce così anche i vantaggi dell’accesso ai nuovi mercati dell’Europa orientale.
La Svizzera ha chiesto e ottenuto di trattare in via bilaterale con ogni stato beneficiario le modalità degli aiuti e di scegliere autonomamente i progetti da sostenere.
Solo le linee generali del contributo svizzero sono state negoziate con l’UE e fissate in un memorandum d’intesa, non vincolante dal punto di vista del diritto internazionale.
(Traduzione dal tedesco Michela Montalbetti)
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