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Paesaggio politico più frammentato e meno polarizzato

I presidenti dei maggiori partiti in attesa dei risultati delle elezioni federali Keystone

Dopo il successo di Verdi liberali e Partito borghese democratico, lo scacchiere politico si ritrova più frammentato: la ricerca di alleanze diventa più difficile sia in parlamento che per la composizione del governo. La vittoria delle nuove forze del centro pone inoltre fine a un ventennio di polarizzazione.

Come lasciavano prevedere i sondaggi e risultati delle elezioni cantonali degli ultimi quattro anni, Verdi liberali (VL) e Partito borghese democratico (PBD) escono come grandi vincitori di questo scrutinio. Le due nuove forze del centro superano entrambe il 5% dei voti.

Ne fanno le spese, come altrettanto pronosticato negli ultimi mesi, i due partiti storici del centro. Nonostante la fusione con il Partito liberale svizzero (PLS), il Partito liberale radicale (PLR) prosegue il suo lungo declino, in corso da oltre un ventennio. Il Partito popolare democratico (PPD), che era invece riuscito quattro anni fa a bloccare la sua altrettanto lunga erosione di voti, si vede questa volta costretto a cedere nuovamente terreno.

La dimensione del successo di VL e PBD costituisce però una sorpresa: i due partiti emergenti sono infatti riusciti a strappare non pochi voti anche agli schieramenti di destra e sinistra, che i sondaggi davano su posizioni piuttosto stabili. Sono infatti in perdita di voti sia l’Unione democratica di centro (UDC), che il Partito socialista (PS) e il Partito ecologista svizzero (PES).

Scacchiere più frammentato

La vittoria dei due nuovi schieramenti del centro non scardina sostanzialmente i rapporti di forze tra i maggiori partiti svizzeri: come già quattro anni fa, l’UDC rimane nettamente il primo partito nazionale, il PS si situa saldamente in seconda posizione, il PLR riesce anche questa volta a mantenersi al di sopra dei fratelli-nemici del PPD e il PES continua ad occupare il quinto rango.

La crescita sorprendente di VL e PBD introduce però due nuovi elementi nella politica svizzera. Innanzitutto lo scacchiere politico nazionale si presenta ora più frammentato. La presenza di due nuovi attori al centro, che raccolgono assieme oltre una ventina di seggi soltanto nella Camera del popolo, rischia di rendere ancora più complessa la ricerca di alleanze in parlamento. I due partiti storici del centro, PLR e PPD, ma anche le forze di destra e sinistra, dovranno in futuro fare i conti anche con i due nuovi schieramenti emergenti per giungere a compromessi e decisioni.

Una realtà che si preannuncia già ora per la composizione del nuovo governo. Già subito dopo l’annuncio dei risultati di queste elezioni, i presidenti dei partiti hanno cominciato a darsi battaglia sulla ripartizione dei seggi in Consiglio federale. L’esito di questa battaglia rimane aperto, ma il risultato delle elezioni rafforza di certo la posizione del PBD, che mira a difendere il seggio detenuto dalla sua ministra Eveline Widmer-Schlumpf.

Stop alla polarizzazione

In secondo luogo, lo scrutinio del 23 ottobre rappresenta una battuta d’arresto per la polarizzazione, che aveva contrassegnato l’evoluzione politica elvetica in questo ultimo ventennio. Dopo una crescita spettacolare, che l’aveva catapultata dal quarto al primo rango tra i partiti svizzeri, l’UDC ha toccato per la prima volta i suoi limiti.

A bloccare questo fenomeno non sono i due partiti storici del centro, il cui declino ha coinciso con l’avanzata della desta nazionalista. PLR e del PPD si sono dimostrati ancora una volta incapaci di frenare la loro emorragia di voti. Ma, questa volta, gli elettori scontenti dei due partiti storici hanno trovato delle alternative al centro.

Il successo di VL e PBD può essere d’altronde interpretato come un segnale di malcontento dell’elettorato nei confronti dei cinque maggiori partiti nazionali, che in quest’ultima legislatura si sono dimostrati particolarmente litigiosi e non hanno di certo dato prova di coesione, neppure sui dossier più importanti per il paese. Il maggiore partito svizzero è addirittura passato all’opposizione per un anno, due ministri hanno cambiato partito e due ministri sono stati più o meno costretti a dimissionare.

Bloccata l’avanzata della destra

Dopo cinque vittorie consecutive, l’UDC incassa quindi la sua prima sconfitta dal 1991. Lo schieramento di destra non ha potuto questa volta dominare la campagna elettorale, come aveva fatto nelle ultime elezioni federali. Dopo aver seguito per anni un corso politico piuttosto intransigente nei confronti degli altri partiti, l’UDC si è ritrovata questa volta più che mai isolata.

“Siamo stati massicciamente combattuti da tutti gli altri partiti nel corso di questa legislatura. Dalla non rielezione di Christoph Blocher in governo fino alla rinuncia degli altri schieramenti a unire le loro liste elettorali con le nostre”, ha dichiarato il presidente dell’UDC Toni Brunner.

A suo avviso, il risultato di questa elezione non va considerato troppo negativo, dal momento che l’UDC rimane il primo partito. “Siamo riusciti a difendere le nostre posizioni, benché gli altri schieramenti abbiano cercato soltanto di impedire un nuovo successo del nostro partito”.

Collaborazione con i rivali ecologisti

Da parte sua, il presidente dei socialisti Christian Levrat si è rallegrato per la conquista di un seggio in più nella Camera del popolo, nonostante la perdita percentuale di voti subita dal suo partito. “I vincitori di queste elezioni hanno proposto finora soltanto un marchio: i VL liberali quello di un’ecologia borghese e il PBD quello di esser il partito della ministra Eveline Widmer-Schlumpf. In futuro dovranno dimostrare anche quale politica intendono seguire per il paese”.

“Gli elettori hanno votato in favore di partiti che non hanno ancora un chiaro profilo politico”, ha deplorato anche Ueli Leuenberger, presidente del PES. A suo avviso, molti elettori che hanno votato in favore dei VL non conoscono le posizioni della nuova forza emergente. “Molti non sanno che i VL vogliono uscire dal nucleare soltanto nel 2045”, ha affermato Leuenberger, dichiarandosi tuttavia disposto a cooperare in campo ambientale con i nuovi rivali. 

Alternative politiche

“Abbiamo dimostrato che i VL non sono un fenomeno limitato soltanto a Zurigo, come molti giornalisti hanno scritto”, ha detto da parte sua il presidente dei VL Martin Bäumle. “Non togliamo niente a nessuno, ma proponiamo invece vere alternative, una nuova politica energetica e nel contempo finanze sane.

“Il nostro partito ha lavorato bene e ha cercato di seguire una sua strategia. Questa strategia non ha avuto successo, ma il PLR rimane rappresentato alle Camere federali con un grande gruppo parlamentare”, ha dichiarato il presidente del PLR Fulvio Pelli. A suo avviso, il PLR continua a soffrire di un grande “pregiudizio”, ossia di essere visto come un partito strettamente legato al mondo economico.

Christophe Darbellay, presidente del PPD si è detto pronto a ricercare varie forme di cooperazione tra i quattro maggiori partiti del centro. “Non vogliamo più una polarizzazione della politica svizzera, dobbiamo invece lavorare assieme per rafforzare la posizione del centro”.

“Non potevamo sognare un risultato simile”, ha ammesso il presidente del PBD Hans Grunder. “Ogni seggio in più ci aiuta ora a rafforzare la nostra consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf”.

Il 23 ottobre il popolo svizzero è stato chiamato a rinnovare le Camere federali.

I 200 membri della Consiglio nazionale (Camera del popolo), vengono eletti secondo il sistema proporzionale, ossia tenendo conto della forza numerica dei partiti. I seggi vengono ripartiti tra i cantoni in base alla loro popolazione.

L’elezione dei 46 membri del Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni) avviene invece in base al sistema maggioritario, tranne nei cantoni di Neuchâtel e del Giura. Ogni cantone dispone di due seggi ed ogni semicantone di un seggio.

La politica svizzera è dominata da oltre un secolo da quattrograndi partiti di governo, che  si spartiscono oltre l’80% dell’elettorato. Si tratta dell’Unione democratica di centro, del Partito socialista, il del Partito liberale radicale e del Partito popolare democratico.

Dagli ’80 è emersa una nuova forza politica, il Partito ecologista svizzero, che nel 2007 ha sfiorato il 10% dei voti. Gli ecologisti non stati però finora ammessi nell’esecutivo.

Altri due partiti emergenti – nati negli ultimi anni da scissioni – si stanno ritagliando un certo spazio: i Verdi liberali (separatisi dagli ecologisti nel 2004) e il Partito borghese democratico (separatosi dall’Unione democratica di centro nel 2008). Questi due partiti sono riusciti a superare il 5% dei voti a queste elezioni. 

In parlamento sono inoltre rappresentati anche nella prossima legislatura cinque partiti minori, che complessivamente rappresentano il 6% dell’elettorato: Partito evangelico, Partito cristiano-sociale, La Sinistra, Lega dei ticinesi e Mouvement citoyens romands.

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