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Per i socialisti leva obbligatoria da sopprimere

Secondo il Partito socialista, il servizio militare obbligatorio non si giustifica più Keystone

Il Partito socialista auspica un esercito di 50'000 uomini, impiegato principalmente nella promozione della pace all'estero.

Criticata inoltre la riforma “Esercito XXI”, giudicata priva di una visione strategica.

Il partito socialista (PS) ritiene necessaria una revisione completa dei compiti e del funzionamento dell’esercito svizzero; è quanto viene ribadito in un documento di riflessione presentato venerdì a Berna. Secondo il PS, la riforma “Esercito XXI” riflette una visione antiquata legata alla difesa più o meno autonoma del territorio.

Diminuita l’importanza della difesa del territorio e l’uso dell’esercito per scopi civili quali la lotta al terrorismo – compito assegnato ai servizi di informazione e alla polizia, il PS vede nella promozione della pace una missione centrale delle forze armate.

Il progetto presentato venerdì prevede che 1’500 uomini siano disponibili in permanenza per operazioni all’estero, cooperando con le Nazioni Unite (ONU), Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e Alleanza Atlantica (NATO).

Critiche a Esercito XXI

Nel documento, il PS ha esposto la propria visione delle minacce alla sicurezza del Paese. «A Esercito XXI manca una visione strategica», ha affermato il presidente del PS Hans-Jürg Fehr. Il partito ha aspramente criticato l’utilizzazione delle truppe per impieghi civili, che attualmente mobilitano il 40% delle formazioni che svolgono i corsi di ripetizione. Il controllo delle manifestazioni e la sorveglianza delle rappresentanze diplomatiche non sono compiti militari, ha sottolineato dal canto suo la consigliera nazionale zurighese Barbara Haering.

Inoltre, secondo i socialisti, la difesa del Paese non può più essere garantita autonomamente. Il PS auspica a questo proposito una stretta collaborazione con l’Europa in materia di controllo dello spazio aereo.

Nel documento viene ribadito che l’esercito può contribuire a stabilizzare o allentare crisi, ma il punto di partenza della politica svizzera deve però essere la promozione della pace. E per raggiungere questo obiettivo, ben più delle forze armate o della polizia, conta una maggiore coerenza nella politica economica e nell’aiuto allo sviluppo, ha ribadito il consigliere nazionale lucernese Hans Widmer.

Proposta concreta

Attualmente, le forze armate contano 120’000 militari e 80’000 riservisti. Secondo il PS, per svolgere i compiti che saranno affidati all’esercito, basterebbero 50’000 militi, di cui 12’000 dovrebbero essere professionisti e gli altri 38’000 volontari. Questi ultimi, che hanno un’attività professionale principale nel civile, si impegnerebbero a seguire una formazione militare di base e dei corsi di ripetizione. I militari sarebbero chiamati a intervenire in frangenti di estrema crisi come attacchi terroristici che coinvolgessero molte persone o infrastrutture vitali per il Paese.

Ribadendo la posizione già formulata nel 2001, i socialisti auspicano dunque la fine dell’obbligo di servire, che ritengono infondato per varie ragioni. Secondo la consigliera nazionale neocastellana Valérie Garbani, alcune semplici considerazioni demografiche ne dimostrano l’assurdità: oltre 32’000 sono chiamati sotto le armi annualmente, mentre secondo il PS 5’000 sarebbero sufficienti.

Notevole risparmio

Secondo i socialisti, una tale struttura offrirebbe all’esercito un’ampia base socioeconomica e, nel contempo, soldati motivati e competenti. Inoltre le forze armate costerebbero meno di 2,5 miliardi di franchi (contro i 4 attuali) all’anno, ha detto la Haering. Per evitare un esercito di «rambo», il PS chiede anche di scartare le persone con una propensione alla violenza e di assicurare un efficace controllo politico delle truppe.

Il PS invita il Consiglio federale a istituire una commissione indipendente, con esperti anche stranieri, che elabori nuove strategie militari. Il partito si augura pure che gli altri partiti si uniscano al dibattito sulla riforma dell’esercito.

swissinfo e agenzie

I cambiamenti politici degli anni Novanta hanno portato ad una riforma dell’esercito.

Entrato in vigore nel 2004, “Esercito XXI” ha segnato la diminuzione da 360’000 a 120’000 attivi (soldati di milizia e 5’000 militari di carriera), 80’000 riservisti e 20’000 reclute.

La riforma è stata accettata dai tre quarti dei votanti il 18 maggio 2003.

L’esercito secondo la proposta del PS:
50 000 uomini
Servizio obbligatorio abolito
12’000 professionisti e 38’000 volontari
I risparmi previsti ammonterebbero a 1,5 miliardi di franchi all’anno.
Il compito principale sarebbe la promozione della pace all’estero

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