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Per una politica estera “vox populi, vox Dei”

I rappresentanti dell'ASNI hanno consegnato alla Cancelleria federale 111'000 firme per l'iniziativa "Accordi internazionali: decida il popolo!" Keystone

Il governo svizzero in futuro potrebbe essere obbligato a chiedere il nullaosta di popolo e cantoni per la ratifica di ogni accordo internazionale importante. Un'iniziativa in tal senso è stata sottoscritta da circa 111mila cittadini. Le firme sono state depositate martedì alla Cancelleria federale.

“L’obiettivo primordiale è di evitare che la Svizzera, a tappe, di fatto aderisca all’Unione europea (UE)”, ha dichiarato a swissinfo.ch Hans Fehr, direttore dall’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI), promotrice dell’iniziativa popolare “Per il rafforzamento dei diritti popolari in politica estera (Accordi internazionali: decida il popolo!)”.

Più in generale, l’ASNI vuole “rafforzare i diritti popolari affinché il governo non faccia più una politica estera contraria agli interessi della Svizzera”, aggiunge Fehr. Secondo il deputato nazionale dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), l’esecutivo elvetico conduce una politica estera “timorosa e di capitolazione. Al contrario, il popolo non capitolerà mai”.

Il parlamentare zurighese cita come esempio di scottante attualità le cessioni sul segreto bancario, che a suo avviso sono “la conseguenza del pessimo lavoro del governo federale”. Le Convenzioni di doppia imposizione (CDI) sarebbero un tipo di accordo internazionale obbligatoriamente sottoposto a scrutinio popolare se fosse accettata l’iniziativa dell’ASNI. Così come lo sarebbero l’estensione di accordi bilaterali con Bruxelles a nuovi Stati membri dell’UE, l’accordo quadro di liberalizzazione del commercio nell’agricoltura o quello sui servizi.

Volpi e galline

Questa iniziativa è lo strumento che controbilancia la tendenza da parte del governo e della maggioranza parlamentare a restringere sempre più il diritto di codecisione del popolo in materia di politica estera, ha aggiunto il vicepresidente dell’ASNI Luzi Stamm, nella conferenza stampa che martedì ha preceduto la consegna delle firme alla Cancelleria federale.

Una tendenza che secondo i rappresentanti dell’ASNI mina il sistema elvetico di democrazia diretta. Sempre più sovente il diritto europeo è trapiantato in quello svizzero senza possibilità di codecisione popolare. Così come le disposizioni di convenzioni internazionali sottoscritte dalla Svizzera, specialmente il diritto umanitario, prevalgono sulla volontà del popolo svizzero, è insorto Charles Geninasca, membro del comitato dell’ASNI.

Perciò “occorre urgentemente correggere il tiro”, ha proseguito Geninasca, che ha definito il comportamento del governo svizzero di fronte alle pressioni esterne come quello “delle galline quando una volpe si aggira attorno al pollaio”.

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Iniziativa popolare

Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa popolare permette ai cittadini di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, deve essere sottoscritta da almeno 100’000 aventi diritto di voto nello spazio di 18 mesi. Il Parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa. Può pure rifiutarla o preparare un controprogetto. In ogni caso viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere…

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Referendum obbligatorio o facoltativo?

Concretamente l’iniziativa propone una modifica costituzionale che estende il referendum obbligatorio a tutti i trattati internazionali importanti e a quelli che comportano nuove spese uniche di oltre 1 miliardo di franchi o nuove spese ricorrenti di oltre 100 milioni di franchi. Ciò significa che ogni accordo di questo tipo, per essere ratificato, dev’essere posto in votazione e ottenere l’approvazione di popolo e cantoni.

In materia di accordi internazionali, la Costituzione federale, attualmente, sancisce l’obbligo di referendum solo per l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali. Contempla invece il referendum facoltativo per i trattati internazionali di durata indeterminata e indenunciabili, per quelli che prevedono l’adesione a un’organizzazione internazionale e per quelli che comprendono disposizioni importanti che contengono norme di diritto o per la cui attuazione è necessaria l’emanazione di leggi federali.

Nel caso del referendum facoltativo, per sottoporre a votazione popolare l’adesione a un trattatato occorrono, entro cento giorni dalla sua pubblicazione ufficiale, le firme di almeno 50mila aventi diritto di voto oppure la richiesta di almeno otto cantoni.

Il referendum obbligatorio consente ai suoi sostenitori “di concentrare tutte le forze e i mezzi finanziari nella campagna per la votazione, contrariamente a quello facoltativo che comporta un doppio impegno, visto che prima c’è già un dispendio di energie e denaro per la raccolta delle firme”, osserva Hans Fehr.

Più potere ai cantoni

Un’altra differenza fondamentale fra questi due tipi di referendum è che in quello obbligatorio occorre la doppia maggioranza di popolo e cantoni, mentre in quello facoltativo conta soltanto la maggioranza dei voti. I casi in cui il responso della maggioranza dei votanti è diverso da quello della maggioranza dei cantoni sono molto rari, ma non totalmente esclusi.

“Se le disposizioni della nostra iniziativa fossero state in vigore all’epoca, per esempio, la Svizzera non avrebbe potuto associarsi allo spazio di Schengen”, rileva Fehr. Nella votazione federale del giugno 2005, infatti, l’accordo bilaterale con l’UE ottenne il 54,6% di sì, ma fu approvato solo in 10 cantoni e 2 semicantoni, mentre in 10 cantoni e 4 semicantoni fu bocciato.

Quanto al pericolo che la maggioranza del popolo potrebbe ritrovarsi in ostaggio della volontà di una serie di piccoli cantoni, il parlamentare zurighese replica che si tratta invece di ristabilire gli equilibri del federalismo ancorati nella Carta fondamentale dello Stato.

“Nella Costituzione federale lo Stato sovrano si compone di due elementi: il popolo e i cantoni”. Ma di fatto, “su molti accordi internazionali, di cui devono poi subire le conseguenze, i cantoni non hanno niente da dire, dato che in votazione è richiesta soltanto la maggioranza popolare. Perciò noi vogliamo ripristinare quel potere che, secondo la Costituzione, i cantoni dovrebbero avere a fianco del popolo”, afferma Hans Fehr.

Un paio di oggetti in più all’anno

Il direttore dell’ASNI refuta quindi i timori di un’inflazione di votazioni popolari, con conseguente moltiplicazione dei costi, se fosse accolta l’iniziativa. “Al massimo sarebbero posti in votazione due o tre oggetti supplementari all’anno. Il nostro testo specifica che il referendum obbligatorio sarebbe applicato unicamente agli accordi importanti. E il concetto di importanza è già chiaramente definito dalla Costituzione federale, all’articolo 164”.

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

Dopo la vittoria nella votazione popolare del 16 marzo 1986, il Comitato d’azione contro l’adesione della Svizzera all’ONU decide di trasformarsi in un’associazione che vigila costantemente sulla politica estera elvetica e cerca di influenzarla in modo da preservare l’indipendenza, la neutralità e la sicurezza della Confederazione.

È così che il 19 giugno 1986 viene costituita l’ASNI. Principale ideatore è l’allora deputato nazionale UDC Christoph Blocher. Lo zurighese presiederà l’ASNI fino al dicembre 2003, data alla quale è eletto al governo federale.

L’associazione si fa conoscere dal grande pubblico soprattutto nel 1992 quando si batte con successo contro l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.

Finora l’ASNI ha condotto numerose campagne e ha lanciato diversi referendum. Questa è però la prima volta che lancia un’iniziativa popolare.

L’ASNI si definisce apartitica, anche se quasi tutti i suoi dirigenti sono esponenti dell’UDC.

Nel sistema svizzero di democrazia semidiretta, il popolo ha quattro tipi di diritti politici: elezione, votazione, iniziativa e referendum.

L’iniziativa popolare consente ai cittadini di chiedere di sottoporre a votazione una proposta di modifica della Costituzione federale.

Il referendum, invece, permette al popolo di esprimersi sulle decisioni del parlamento.

Sottostanno a referendum obbligatorio: le modifiche della Costituzione federale; l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali; le leggi federali dichiarate urgenti, prive di base costituzionale e con una durata di validità superiore a un anno.

Sottostanno a referendum facoltativo: le leggi federali; le leggi federali urgenti con durata di validità superiore a un anno; decreti federali; trattati internazionali di durata indeterminata e indenunciabili, che prevedono l’adesione a un’organizzazione internazionale o che implicano un’unificazione multilaterale del diritto.

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