Per una politica sostenibile delle famiglie
Il futuro della Svizzera dipende da una conciliazione tra famiglia e professione. Sulla scorta di un rapporto di esperti, Pascal Couchepin ha presentato martedì le grandi linee di un dibattito nazionale.
Socialisti e popolari-democratici accolgono le proposte di Couchepin in maniera complessivamente positiva.
«Desidero mettere la politica delle famiglie al centro delle nostre riflessioni», ha dichiarato martedì il consigliere federale Pascal Couchepin, durante il tradizionale incontro con la stampa sull’isola di San Pietro (Lago di Bienne).
L’occasione gli è stata offerta dalla presentazione del «Rapporto sulle famiglie 2004», redatto dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), con contributi dell’Ufficio federale di statistica (UST), in seguito ad una raccomandazione parlamentare del consigliere agli Stati popolar-democratico Hansruedi Stadler.
Couchepin ha esordito ricordando che in Svizzera il numero delle nascite è in costante diminuzione. Questo non sarebbe dovuto necessariamente ad un minore desiderio di avere bambini, bensì alle difficoltà di conciliare professione e famiglia.
In questo senso, il ministro degli interni ha detto che lo Stato deve «sopprimere tutti gli ostacoli a sfavore delle donne sul mercato del lavoro», pur ricordando che non è compito dello Stato ingerirsi nella sfera privata degli individui.
La questione richiede che si risponda con un «concetto coerente» di politica delle famiglie. Fra le misure prioritarie che Couchepin ha dedotto dal rapporto vi sono tra l’altro una scolarizzazione anticipata e detrazioni fiscali per le famiglie meno abbienti.
Scolarizzazione precoce
Mandare prima i bambini a scuola sarebbe, secondo il ministro, una misura necessaria sia dal punto di vista della politica delle famiglie, sia da quello dell’educazione.
Con una scolarizzazione precoce si potrebbe rimediare ai risultati scolastici insufficienti dei figli che soffrono del basso livello di formazione dei genitori. Il ministro degli interni si è detto inoltre favorevole ad un insegnamento «a blocchi» nelle scuole dell’infanzia e elementari e ha auspicato l’aumento di scuole giornaliere nei cantoni.
Quanto al sostegno statale degli asili nido, Couchepin propende per la possibilità di sostituire il finanziamento diretto con un sistema di buoni d’assistenza per le famiglie.
Imposte negative
Anche nella politica fiscale, il ministro degli interni vorrebbe applicare criteri più favorevoli alle famiglie. In particolare Couchepin ha indicato la necessità di passare al sistema di tassazione individuale e ha ipotizzato l’istituzione di imposte negative sul reddito, nella forma di buoni fiscali per i working poor.
Sul piano istituzionale, il ministro propone la creazione di una conferenza dei membri dei governi cantonali responsabili delle politiche per le famiglie, in modo da giungere ad una certa armonizzazione fra i cantoni.
Anche se, ha notato ancora Couchepin, «non bisogna assimilare una politica durevole per le famiglie con un trasferimento di compiti dai cantoni alla Confederazione».
Da buon liberale, il ministro degli interni non ha dimenticato neppure i privati, proponendo un’alleanza tra autorità politiche e grandi imprenditori per lanciare iniziative in favore di un’organizzazione delle aziende che sia favorevole alle famiglie.
Reazioni positive
La pubblicazione del «Rapporto sulle famiglie 2004» e le esternazioni di Couchepin sono state accolte in maniera generalmente positiva dai partiti politici e dalle organizzazioni di sostegno alle famiglie.
«In nostro partito dice da tempo che non c’è una politica per le famiglie coerente», osserva Béatrice Wertli, portavoce del Partito popolare democratico (PPD). «Accogliamo con favore ogni passo nella giusta direzione, ma bisogna agire in fretta. In alcuni settori si possono compiere subito delle riforme, senza attendere l’elaborazione di un concetto globale».
Anche il portavoce del Partito socialista svizzera (PS), Jean-Philippe Jeannerat, ritiene che Couchepin vada nella giusta direzione e sottolinea in particolare l’importanza del nuovo rapporto. «L’ultimo risaliva al 1978. Chiederemo che in futuro ne venga realizzato almeno uno a legislatura».
Quanto alle proposte concrete del ministro degli interni, Jeannerat concorda sul fatto che la politica per le famiglie deve solo migliorare le condizioni quadro, per permettere ai singoli di decidere se avere o non avere figli. «Ma ci sono alcuni punti dove noi vorremmo andare più in là o più in fretta. Per esempio negli assegni familiari, dove chiediamo un minimo di 200 franchi per figlio».
Su questo punto, il PS ha il sostegno sia del PPD, sia di Pro Famiglia. Considerando «non prioritaria» la questione degli assegni familiari e delle prestazioni complementari a famiglie bisognose, Couchepin avrebbe messo in secondo piano una delle questioni centrali della politica per le famiglie, ritiene l’organizzazione.
Anche Heidi Stutz, dell’ufficio di ricerca sulla politica sociale e del lavoro BASS, considera imprescindibile il ricorso alle prestazioni complementari, «altrimenti si rimane nell’ambito di vuote promesse». E mantiene una certa dose di scetticismo: «Couchepin finora non ha posto molti accenti nella politica per le famiglie».
swissinfo e agenzie
Far crescere un figlio costa complessivamente un milione di franchi.
Un figlio costa almeno 1400 franchi al mese, 1800 se è figlio unico.
Il numero medio di figli per famiglia in Svizzera è di 1,9 figli, per donna di 1,4 (nel 1970 erano ancora 2,1)
Secondo il ministro degli interni Pascal Couchepin, una politica sostenibile per le famiglie richiede:
– un congedo maternità
– la creazione di asili nido
– una scolarizzazione precoce
– l’introduzione dell’insegnamento “a blocchi” nelle scuole
– la creazione di una conferenza intercantonale sulle famiglie
– il dialogo tra politica e economia
– studi più regolari sull’evoluzione delle famiglie
– buoni fiscali per i working poor
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