Più diritti popolari: necessari o superflui?
L'iniziativa sugli accordi internazionali chiede più voce in capitolo del popolo in politica estera. Secondo i promotori, è necessaria per porre fine all'erosione della sovranità. Secondo gli avversari, è inutile e non porta nulla. Il popolo voterà il 17 giugno.
Se l’iniziativa fosse adottata, tutti i trattati internazionali importanti dovrebbero essere sottoposti a votazione popolare. Sarebbero infatti soggetti a referendum obbligatorio e per poter essere adottati dovrebbero essere approvati dalla maggioranza del popolo e dei cantoni.
“Così si potrebbero evitare pessimi accordi, come ad esempio quello di Schengen”, dice a swissinfo.ch Hans Fehr, deputato nazionale dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ed ex direttore dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI), promotrice dell’iniziativa.
“Oggi siamo di fronte a una situazione in cui, detto in parole povere, soltanto decisioni strategiche fondamentali come un’adesione all’UE o alla NATO sottostanno al referendum obbligatorio. Tutte le altre questioni importanti, quali per esempio i contributi di coesione, l’estensione della libera circolazione delle persone o i famosi accordi quadro con l’Unione europea, no. Ciò compromette la sovranità della Svizzera e i nostri diritti popolari. Noi vogliamo porre termine a questa situazione”.
Governo e parlamento contrari
L’accordo di Schengen è stato approvato in votazione federale il 5 giugno 2005 da una risicata maggioranza del popolo, mentre la maggioranza dei cantoni l’ha rifiutato. L’accordo è entrato in vigore, poiché, trattandosi di un referendum facoltativo, la maggioranza dei votanti era sufficiente.
Nelle votazioni su “Schengen”, sulla libera circolazione delle persone e altre importanti decisioni di politica estera, l’ASNI si è ritrovata dalla parte dei perdenti. Di conseguenza, l’organizzazione della destra conservatrice ha deciso di lanciare l’iniziativa popolare “Accordi internazionali: decida il popolo!”, che il 17 giugno sarà sottoposta al verdetto delle urne.
Il governo e la maggioranza del parlamento raccomandano di respingere il testo. A loro giudizio, l’iniziativa ridurrebbe la competitività della Svizzera. L’entrata in vigore di accordi di libero scambio e altri trattati di ordine economico o finanziario potrebbe essere ritardata di alcuni mesi, ha avvertito il ministro dell’economia, Johann Schneider-Ammann in occasione del lancio della campagna del governo federale contro l’iniziativa.
Inutili ostacoli
Un’affermazione recisamente contestata da Hans Fehr. “È proprio il contrario. Non ci sarebbe alcun ritardo. Ci sarebbe invece un grande interesse a negoziare buoni accordi, avanzare rapidamente e vincere la votazione popolare”, replica l’esponente dell’ASNI.
Le richieste dell’iniziativa potrebbero anche sembrare accattivanti. Ma porterebbero a giri a vuoto della politica estera della Svizzera e a votazioni sterili, poiché anche accordi che nessuno contesta dovrebbero obbligatoriamente passare dalle urne, ha pronosticato la ministra di giustizia Simonetta Sommaruga. Ciò da un lato farebbe perdere credibilità alla Svizzera quale partner di accordi e dall’altro provocherebbe costi inutili.
Su “tutto quanto il popolo svizzero considera importante” già oggi si può votare, osserva il deputato nazionale popolare democratico Gerhard Pfister, facendo riferimento alla possibilità di impugnare il referendum.
Dunque “i diritti di codecisione del popolo sono già garantiti. Sorge perciò il sospetto che i promotori dell’iniziativa non vogliano una maggiore partecipazione del popolo, ma che non siano soddisfatti dei verdetti popolari e ora vogliano erigere barriere per dirigere tali decisioni nella loro direzione”, ha dichiarato a swissinfo.ch.
Altri sviluppi
Iniziativa popolare
Sfiducia nella politica estera
L’iniziativa “crea più problemi di quanti ne risolva”, dice Pfister. Secondo il deputato popolare democratico, essa condurrebbe a “una crescente sfiducia nella politica estera e nella competenza del Consiglio federale”. A suo avviso, se anche tutte le proposte incontestate dovessero essere sottoposte a scrutinio, “aumenterebbe ulteriormente il disincanto politico”.
L’iniziativa “Accordi internazionali: decida il popolo!” richiede una modifica costituzionale. Perciò, per essere approvata è indispensabile che ottenga la doppia maggioranza di sì del popolo e dei Cantoni.
Dopo la vittoria nella votazione popolare del 16 marzo 1986, il Comitato d’azione contro l’adesione della Svizzera all’ONU decide di trasformarsi in un’associazione che vigila costantemente sulla politica estera elvetica e cerca di influenzarla in modo da preservare l’indipendenza, la neutralità e la sicurezza della Confederazione.
È così che il 19 giugno 1986 viene costituita l’ASNI. Principale ideatore è l’allora deputato nazionale UDC Christoph Blocher. Lo zurighese presiederà l’ASNI fino al dicembre 2003, data alla quale è eletto al governo federale.
L’associazione si fa conoscere dal grande pubblico soprattutto nel 1992 quando si batte con successo contro l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.
Finora l’ASNI ha condotto numerose campagne e ha lanciato diversi referendum. Il testo sottoposto a votazione federale il 17 giugno 2012 è però la prima iniziativa popolare lanciata dall’ASNI stessa.
L’ASNI si definisce apartitica, anche se quasi tutti i suoi dirigenti sono esponenti dell’UDC.
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
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