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Privatizzazione di Swisscom: no del parlamento

Per il deputato Fulvio Pelli, la partecipazione statale equivale ad una gabbia per Swisscom Keystone

Con 99 voti a 90, il Camera bassa non entra in materia e rispedisce al mittente il progetto di privatizzazione di Swisscom volto a vendere le azioni della Confederazione.

Il «no» è stato spinto dalla sinistra che teme una perdita di qualità e l’indebolimento del servizio pubblico.

Mercoledì, il Consiglio nazionale ha bocciato la proposta del governo, intenzionato a privatizzare Swisscom.

Dopo un dibattito fiume durato tutta la mattina, socialisti (PS), verdi (PES), popolari democratici (PPD) e Partito evangelico si sono opposti all’entrata in materia. Favorevoli, per contro, liberali radicali (PLR) e Unione democratica di centro (UDC).

Sinistra e democristiani non capiscono perché si dovrebbe rinunciare a una società che negli ultimi 7 anni ha rimpolpato le casse federali di ben 12 miliardi di franchi.

La liberalizzazione di Swisscom, ha detto la capogruppo dei socialisti Hildegard Fässler, darebbe il la a tutta una serie di “voglie di privatizzazione” del Consiglio federale. Le prossime vittime potrebbero essere la Posta, il mercato dell’elettricità, il sistema d’approvvigionamento idrico o le Ferrovie federali. Per i difensori del servizio di base universale – gli stessi servizi allo stesso prezzo anche nelle zone discoste e economicamente poco interessanti per gli operatori – la privatizzazione comporta dei rischi troppo alti.

Dall’altra parte della barricata, il liberale radicale Georges Theiler ha sottolineato che Swisscom ha bisogno di più libertà d’azione. Il presidente del PLR, Fulvio Pelli, ha associato l’attuale stato di Swisscom a quello di un uccello in gabbia ed è con una gabbietta in mano che ha preso la parola davanti ai suoi colleghi deputati.

Decisione attesa

La decisione era attesa, soprattutto dopo che la commissione preparatoria aveva già respinto la liberalizzazione dell’operatore telefonico.

Ora toccherà alla camera alta, il Consiglio degli Stati, esprimersi nella sessione di giugno. Anche se quest’ultima dovesse accettare di esaminare il progetto, un secondo rifiuto del Consiglio nazionale porrebbe fine al disimpegno chiesto dal governo e dalla stessa Swisscom.

La proposta del governo, è stata sostenuta davanti ai deputati dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz. Deluso dalla decisione del Consiglio nazionale, Merz ha tuttavia affermato che questa sconfitta non significa una rinuncia definitiva al progetto di privatizzazione. «Il Consiglio federale non ha una strategia alternativa», ha detto Merz aggiungendo di non aver paura di un’eventuale chiamata dei cittadini alle urne.

Per il ministro, Swisscom non può più essere legata all’andamento della politica svizzera. Merz respinge anche le critiche di chi ritiene che il progetto non sia stato elaborato in modo sufficientemente professionale.

Soddisfatti i sindacati

Il progetto di privatizzazione del governo non è mai piaciuto ai sindacati che hanno minacciato di impugnare l’arma del referendum in caso di sì del parlamento alla vendita dell’intero pacchetto azionario della Confederazione.

Il Sindacato della comunicazione e il sindacato transfair hanno accolto con favore il cartellino rosso mostrato dal Consiglio nazionale al governo.

In un comunicato, transfair – che come il presidente del PLR si avvale di una metafora tratta dal mondo animale – si chiede perché la Confederazione dovrebbe svendere una buona mucca da latte in nome di un guadagno immediato e si rallegra del fatto che, almeno fino alla decisione del Consiglio degli Stati, gli impiegati di Swisscom potranno dormire sonni tranquilli.

swissinfo e agenzie

La Confederazione detiene il 62% del capitale azionario di Swisscom.
La Germania detiene il 37% di Deutsche Telekom
Francia: 33% di France Telecom
Austria: 38% di Telekom Austria
Telecom Italia è stata completamente privatizzata nel 2002.

La Confederazione detiene i due terzi circa del capitale azionario di Swisscom. Dalla vendita di questo pacchetto ricaverebbe 16 miliardi di franchi. Il Consiglio federale vorrebbe utilizzare questo montante per saldare dei debiti.

Il governo vorrebbe liberarsi dei rischi legati al movimentato mercato delle telecomunicazioni e dare a Swisscom più libertà d’azione.

I contrari a questo progetto temono un indebolimento del servizio pubblico, un peggioramento delle condizioni di lavoro e una vendita di Swisscom ad operatori stranieri.

Nel novembre del 2005, il governo aveva annunciato di voler privatizzare completamente Swisscom vendendo il suo pacchetto di maggioranza.

Il parlamento ha ricevuto la proposta in marzo. Il 10 maggio, il Consiglio nazionale l’ha respinta. La camera alta (Consiglio degli Stati) se ne occuperà in giugno.

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