Sì dell’ONU al Consiglio dei diritti dell’uomo
Malgrado l'opposizione degli Stati Uniti, l'Assemblea generale dell'ONU ha accettato di creare un Consiglio dei diritti dell'uomo la cui sede sarà a Ginevra.
Il nuovo organismo è stato approvato da 170 paesi, tra cui la Svizzera che lo ha fortemente appoggiato, mentre quattro Stati si sono opposti.
Il sì al nuovo Consiglio dei diritti dell’uomo basato a Ginevra è stato massiccio mercoledì a New York: 170 Stati hanno infatti votato a favore della risoluzione.
La Svizzera fin dall’inizio ha sostenuto in maniera molto energica il progetto, che ha contribuito ad elaborare.
Quattro paesi – Stati Uniti, Israele, Isole Marshall e Palau – si sono invece opposti, mentre tre – Bielorussia, Iran e Venezuela – si sono astenuti.
Il nuovo Consiglio sostituirà la discreditata Commissione dei diritti umani.
Un no atteso
Il no degli Stati Uniti non è una sorpresa. L’ambasciatore americano all’ONU John Bolton aveva ripetutamente spiegato che il suo paese voleva un Consiglio «più forte».
In particolare, gli Stati Uniti chiedevano un’elezione alla maggioranza dei due terzi e non alla maggioranza assoluta dei 47 paesi che dovranno far parte del Consiglio.
Washington proponeva pure di escludere tutti i paesi sottoposti a delle sanzioni da parte dell’ONU. Una proposta che non è stata accettata, ma che l’Unione Europea si è comunque impegnata a seguire.
Malgrado la sua opposizione, la Casa Bianca ha tuttavia promesso di cooperare con la futura istanza.
Il presidente dell’Assemblea generale dell’ONU Jan Eliasson ha dichiarato che la creazione del Consiglio è «un’occasione unica per una nuova partenza» in materia di protezione dei diritti dell’uomo.
Un’opinione condivisa anche dal segretario generale dell’ONU Kofi Annan e dalla ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey, secondo la quale la creazione del Consiglio dei diritti umani non rappresenta la fine di un processo, bensì l’inizio.
«Un buon compromesso»
In una conferenza stampa organizzata a Berna, la consigliera federale ha espresso la sua «profonda gioia» per il voto dell’Assemblea generale.
Secondo Micheline Calmy-Rey, che per prima aveva lanciato l’idea di un simile consiglio, si tratta di un notevole progresso. «Anche se questo nuovo organismo non riflette tutte le esigenze iniziali del nostro paese – si legge in un comunicato del Dipartimento federale degli esteri (DFAE) – la risoluzione adottata è un buon compromesso che permetterà di rafforzare il sistema dell’ONU per la promozione e la protezione dei diritti umani».
Non è soltanto una vittoria per la causa dei diritti umani, ma anche per l’ONU, che dimostra la capacità di riformare le proprie istituzioni, e per la diplomazia svizzera, ha affermato Micheline Calmy-Rey. Si tratta pure di una decisione importante per il ruolo internazionale di Ginevra.
Malgrado il voto negativo degli Stati Uniti, la ministra degli esteri si è detta fiduciosa sulla volontà di collaborazione di Washington.
Da New York, l’ambasciatore svizzero all’ONU Peter Maurer ha pure parlato di un successo della diplomazia elvetica. Il chiaro risultato della votazione – ha aggiunto – è la prova di come anche un piccolo Stato possa smuovere le acque in seno all’ONU.
Il DFAE ha già comunicato che la Svizzera presenterà rapidamente la sua candidatura per far parte del Consiglio. L’elezione avrà luogo il 9 maggio.
ONG divise
Diverse organizzazioni non governative, come ad esempio Amnesty International o Human Rights Watch, hanno accolto con soddisfazione la risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU.
Alcuni, però, come ad esempio Robert Menard di Reporter senza frontiere, hanno criticato il compromesso, «che non impedirà agli Stati predatori di far parte di questo futuro Consiglio».
Interpellato da swissinfo, Menard ha sottolineato che i miglioramenti apportati da questo nuovo organismo sono insignificanti.
Da parte sua, Adrian Zoller, direttore dell’associazione Ginevra per i diritti dell’Uomo, una ONG attiva nella formazione ai diritti umani, ha indicato che il voto odierno «crea un pericoloso precedente, poiché è la prima volta che un organo delle Nazioni Unite non è adottato all’unanimità».
swissinfo e agenzie
L’idea di un Consiglio dei diritti umani era stata lanciata nel marzo del 2004 dalla ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey.
Nel marzo del 2005, il segretario generale dell’ONU aveva proposto a sua volta la creazione di una simile istanza.
Nel settembre del 2005, durante il vertice consacrato agli obiettivi del Millennio, l’ONU aveva adottato il principio di un Consiglio dei diritti dell’uomo.
Il Consiglio dei diritti dell’uomo avrà la sua sede a Ginevra e dipenderà direttamente dall’Assemblea generale dell’ONU.
Sarà costituito da 47 Stati membri eletti alla maggioranza assoluta dai 191 membri dall’Assemblea generale.
Questo Consiglio rimpiazzerà la Commissione dei diritti dell’uomo, un organismo creato nel 1946 e che si riunisce ogni anno a Ginevra per sei settimane.
I membri del Consiglio esamineranno periodicamente la situazione dei diritti dell’uomo, in particolare tra i paesi membri del Consiglio.
Una maggioranza dei due terzi dell’Assemblea generale potrà sospendere un membro del Consiglio colpevole di gravi violazioni dei diritti dell’uomo.
Il Consiglio si riunirà almeno tre volte l’anno. Vi sarà inoltre la possibilità di convocare una riunione speciale in caso di crisi.
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