Sì popolare per la politica europea del governo
Secondo un sondaggio del settimanale «SonntagsBlick», due cittadini su tre sostengono la politica del cauto avvicinamento all’Unione europea del Consiglio federale.
Una maggioranza sostiene il segreto bancario, ma vuole i nuovi accordi bilaterali. Divisione c’è su Schengen.
L’isolamento politico della Svizzera comincia a farsi sentire. La crisi al confine tedesco delle settimane scorse, quando la Germania ha introdotto i severi controlli previsti per chi è fuori dal circuito degli accordi di Schengen, ha creato lunghe colonne nelle regioni di confine e riempito le pagine dei giornali. Evidentemente ha anche contribuito a modificare la posizione di molti svizzeri verso l’Europa.
Nell’ottobre scorso, la destra isolazionista, rappresentata dall’Unione democratica di centro, ha conquistato nuovi seggi in parlamento e rafforzato la propria posizione in governo con l’elezione di Christoph Blocher. Eppure, la settimana scorsa, in una seduta straordinaria, il Consiglio federale ha riaffermato la volontà di un avvicinamento graduale attraverso la politica degli accordi bilaterali.
Un sondaggio, condotto dall’istituto di ricerche demoscopiche Isopublic per conto del settimanale svizzerotedesco «SonntagsBlick», ha rilevato che la popolazione sostiene questa linea, già imboccata dieci anni fa, in un contesto politico molto differente.
A inizio anni Novanta, il Consiglio federale aveva infatti depositato una domanda d’adesione all’Europa politica, congelandola dopo il rifiuto della popolazione allo Spazio economico europeo nel 1992.
I risultati del sondaggio
Per il 69% degli interpellati, la domanda d’adesione non va ritirata, come chiede l’Unione democratica di centro. Solo il 24% vuole che la lettera depositata a Bruxelles venga bruciata. Nelle stesse fila dell’UDC, un interpellato su tre non vuole che si ritiri la domanda.
Il 30% dei 1008 cittadini interpellati vuole addirittura che si inizino le trattative in visione di una futura adesione. Solo il 7% afferma di non avere un’opinione. Questo fatto sottolinea l’importanza del tema nell’opinione pubblica: l’Europa polarizza e fa pensare.
Per il segreto bancario
I cittadini sostengono anche su altri punti la strategia comunicata dal Consiglio federale: la strenua difesa del segreto bancario, come carta strategica per mantenere la competitività del sistema bancario elvetico, è condivisa dal 59% degli interpellati. Il 34% sarebbe invece disposto a fare delle concessioni su questo fronte.
È soprattutto la sinistra che non tiene a questo strumento: fra gli elettori del Partito socialista, ben il 63% è disposto a fare delle concessioni.
Schengen, tasto dolente
Il trattato di Schengen – documento europeo che prevede la collaborazione di polizia e giudiziaria, come l’apertura dei confini – vede i cittadini divisi. Il 46% vuole un’adesione a tutti i punti previsti dall’accordo. Il 43% preferirebbe una lettura selettiva, accettando solo alcune parti degli impegni presi dai paesi dell’UE.
Le posizioni serrate rispecchiano il conflitto all’interno del governo. Il consigliere federale Blocher ha già espresso le sue preferenze per un accesso moderato a Schengen, mentre la maggioranza del governo sembra piuttosto indirizzata ad una firma del pacchetto.
Ma Bruxelles sembra sempre meno propensa ad accettare i compromessi di una Svizzera capricciosa. O tutto o niente, sembra risuonare dal Palazzo Carlo Magno, sede della Commissione europea.
Meglio accettare che rimanere esclusi, sembra acconsentire il popolo del sondaggio, dopo aver a più riprese rifiutato un’integrazione a ritmi forzati. Secondo Isopublic, che ha contattato i cittadini la settimana scorsa, la possibilità di variazione fra il giudizio della popolazione intera e quella del campione e al massimo del 3,16%.
swissinfo, Daniele Papacella
Trattative d’adesione all’UE: il 30% le vuole subito, il 24% le rifiuta
Difendere il segreto bancario: 59% vuole mantenerlo, il 34% vuole fare compromessi
Schengen integrale: il 46% dice di sì, il 43% no
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