Salari: la lunga attesa dell’uguaglianza
Dieci anni dopo l'entrata in vigore della legge sull'uguaglianza, le donne continuano a guadagnare in media 20% in meno degli uomini.
I sindacati hanno indetto mercoledì una giornata di mobilitazione, organizzando manifestazioni in tutto il paese.
L’Unione sindacale svizzera (USS) ha dato vita ad una cinquantina di manifestazioni di vario genere, con la distribuzione di materiale informativo nelle strade e alle stazioni.
Circa 100’000 banconote false da 39 franchi – dello stesso colore (verde) di quelle ufficiali da 50 – sono state distribuite ai passanti per denunciare la discriminazione salariale tra i due sessi: mentre gli uomini guadagnano 50 franchi, le donne ne ricevono, per il medesimo lavoro, 11 in meno.
Il sindacato Unia ha messo alla berlina soprattutto i grandi distributori: le oltre 200’000 donne che lavorano nel commercio al dettaglio sono defraudate ogni anno di un miliardo di franchi, scrive il maggiore sindacato elvetico in una nota.
“Grande eco”
Interventi in favore della parità salariale – uno dei cavalli di battaglia del sindacato per il 2006 – sono pure stati presentati in diversi parlamenti cantonali.
A Palazzo federale a Berna, una delegazione di dipendenti della Confederazione ha trasmesso al ministro Hans-Rudolf Merz una lettera in cui invita il ministro delle finanze ad istituire la parità di fatto.
L’operazione sensibilizzatrice è stata un vero “power play per il fair play” che ha suscitato una “grande eco nella popolazione”, si rallegra l’USS.
Uguaglianza ancora lontana
Dieci anni dopo l’entrata in vigore della legge federale sulla parità, 15 anni dopo lo «sciopero delle donne che diede l’impulso necessario all’adozione di questa legge» e 25 anni dopo l’articolo costituzionale sull’uguaglianza dei diritti – indica il sindacato – le donne guadagnano ancora il 20% meno degli uomini.
“Effettuiamo regolarmente dei controlli perché le aziende contribuiscano a realizzare la parità salariale tra uomini e donne. Ma dopo l’entrata in vigore della legge, non è stato previsto alcun budget per questi controlli. I nostri mezzi sono dunque molto limitati”, dice a swissinfo Sajeela Regula Schmid, dell’Ufficio federale dell’uguaglianza.
Se il 60% di questa differenza si spiega con fattori obiettivi come l’età, il livello di formazione, l’anzianità o il settore di attività – rileva l’Ufficio federale di statistica (Ufs) sulla base di un’inchiesta sulla struttura salariale nel 2004 – il restante 40% è da considerare come una discriminazione.
La fattura della discriminazione sessuale dal 1981 ammonta a 350 miliardi di franchi di salari non versati, sostiene l’USS. Una fattura non pagata per la quale l’Unione sindacale ha inviato al padronato un simbolico precetto esecutivo.
Pubblico meglio del privato
La disparità – aggiunge l’Ufs – è più accentuata nel settore privato che in quello pubblico: è infatti inferiore al 10% nell’amministrazione federale, ma sale al 15,7% nelle imprese con meno di 50 impiegati, al 20,4% nelle aziende fino a 1000 dipendenti e addirittura al 30,8% nelle strutture più grandi.
I sindacati affiliati all’USS esigono che “le discriminazioni salariali spariscano nei prossimi dieci anni”, con un aumento della paga per le donne. Già il prossimo autunno saranno avanzate rivendicazioni in tal senso, per ridurre “in modo marcato” le discriminazioni.
In alcuni settori gli aumenti richiesti per le donne potranno essere fino al doppio di quelli domandati per gli uomini. Il prossimo appuntamento politico della campagna sindacale è in programma il 23 settembre, con una manifestazione nazionale incentrata sui salari.
Secondo uno studio del 2005 condotto dal Forum economico mondiale su 58 paesi, in materia di parità salariale la Svizzera si classifica al 34. posto
swissinfo e agenzie
Non soltanto le donne guadagnano meno degli uomini, ma sono anche sottorappresentate nel Parlamento, pur costituendo il 54% del corpo elettorale. Nelle due Camere, la presenza femminile costituisce solo un quarto dei parlamentari.
Nell’Unione europea, sette dei 25 Paesi – Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda, Belgio, Germania, Austria – hanno rappresentanze superiori al 30%. Altri quattro – Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Gran Bretagna -vanno dal 15 al 30%. Irlanda, Francia, Italia e Grecia hanno presenze femminili tra il 9 e il 13%.
Per gli ultimi dieci Paesi che hanno aderito, in nove assemblee su dieci, le donne sono meno del 15%.
La Svizzera è stata uno degli ultimi paesi in Europa a introdurre il diritto di voto per le donne, nel 1971.
Vent’anni dopo, il 14 giugno 1991, le donne organizzarono uno sciopero nazionale per rivendicare, tra l’altro, la parità dei salari.
Nel 1996 è entrata in vigore la legge federale sull’uguaglianza fra uomo e donna.
Oggi, le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini. Tra i quadri, la differenza è del 30%.
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