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Salta l’affare dei carri svizzeri all’Iraq

Mezzi blindati svizzeri? "No, grazie", fanno sapere gli Emirati Arabi Uniti Keystone

Gli Emirati Arabi Uniti rinunciano all'acquisto di 180 carri blindati svizzeri destinati alla polizia irachena. "Troppe lungaggini burocratiche", dicono.

Mercoledì le autorità svizzere hanno confermato che il contestato affare è ufficialmente svanito.

I 180 carri blindati M-113 dell’esercito svizzero non andranno più in Iraq: gli Emirati Arabi Uniti (EAU), che dovevano fungere da intermediari, si sono ritirati dal tavolo delle trattative spiegando che la fornitura dei mezzi corazzati è urgente e non può attendere le lungaggini della procedura elvetica.

La notizia, che avrebbe dovuto restare segreta, è stata rivelata mercoledì dal “Blick” e confermata dalla portavoce del Segretariato di Stato dell’economia (seco) Antje Bärtschi.

“Abbiamo informato il seco della volontà degli EAU di ritirarsi dal negoziato alla fine della settimana scorsa”, ha dichiarato al quotidiano zurighese Bruno Frangi, portavoce di Ruag, l’azienda d’armamento di proprietà della Confederazione.

Una vicenda molto dibattuta

Il caso dei carri destinati all’Iraq, a cui si era aggiunta la notizia di 40 blindati M-109 venduti dalla Svizzera nel 2004 agli EAU, poi consegnati da Abu Dhabi al Marocco senza il consenso della Confederazione, aveva innescato grandi discussioni e polemiche sulla stampa e in parlamento.

Il ministro dell’economia Joseph Deiss aveva ricordato l’invito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite a collaborare con il governo iracheno al fine di garantire il mantenimento della sicurezza e dell’ordine pubblico nella regione.

La risoluzione ONU autorizza infatti le forniture di materiale d’armamento all’Iraq.

In seguito alle forti pressioni Deiss aveva finito per congelare l’invio dei carri, per i quali gli acquirenti avrebbero dovuto versare 12 milioni di franchi.

Inoltre il governo, su richiesta del Dipartimento federale dell’economia (DFE), aveva incaricato il 31 agosto scorso un gruppo interdipartimentale di rivedere la procedura per la vendita di armi all’estero.

E gli altri affari?

Dunque l’Iraq non riceverà più i carri. Al contrario, non è invece ancora chiaro come andranno a finire analoghe trattative iniziate con altri Stati: l’India, il Pakistan e la Corea del Sud.

A giugno Berna, parallelamente alle vendite a Baghdad via EAU, aveva avallato anche la vendita di armi a questi Paesi.

Circa l’India, il Consiglio federale aveva abilitato il seco ad esprimersi positivamente sulla domanda preliminare riguardante il rilascio di licenze per la costruzione di cannoni da 35 mm per la difesa contraerea e la parziale fornitura di componenti di costruzione: il tutto per un valore totale di 300 milioni di franchi su 5 anni.

Il Pakistan è invece interessato all’acquisto di 736 M-113, comprese le parti di ricambio, per un prezzo di vendita, che dovrebbe oscillare attorno ai 40 milioni.

Infine a giugno era stata accettata anche una decisione riguardante la Corea del Sud per l’importazione temporanea per lavori di manutenzione e la successiva riesportazione di 50-100 testate di missili aria-aria del tipo “Sidewinder” per un valore massimo di 2.5 milioni di franchi.

Su questi tre negoziati deve ancora esprimersi il gruppo interdipartimentale creato ad agosto.

swissinfo e agenzie

Alla fine di giugno, su domanda del ministro elvetico dell’economia Joseph Deiss, il Consiglio federale aveva autorizzato la vendita di 180 carri blindati all’Iraq via gli Emirati Arabi Uniti.

La decisione era stata all’origine di una controversia, dopo che un quotidiano aveva sollevato interrogativi sull’effettivo utilizzo dei carri M113.

Perchè la vendita possa essere effettuata, il destinatario deve dapprima fornire delle garanzie, come stabilito dalla Legge federale sul materiale bellico.

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