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Sbloccato il dossier sul fondo di coesione

I membri dell'Unione europea si sono finalmenete accordati sul contributo elvetico alla coesione swissinfo.ch

Gli ambasciatori dei 25 membri dell'Unione europea (Ue) hanno trovato un'intesa su come distribuire il contributo svizzero alla coesione dell'Ue.

La decisione, presa all’unanimità, mette fine ad una lotta interna prolungatasi per diversi mesi. I ministri dell’Ue daranno il loro ok definitivo durante uno dei prossimi Consigli.

Si è sbloccata la disputa interna all’Unione europea (Ue) sulle modalità con cui dovrà essere distribuito il contributo svizzero all’estensione dell’unione, pari a un miliardo di franchi sull’arco di cinque anni.

Mercoledì, gli ambasciatori dei 25 Paesi membri hanno avvallato una proposta di compromesso presentata dalla presidenza austriaca dell’Ue e giudicata accettabile da Berna.

«Siamo contenti che l’Ue sia riuscita a trovare un accordo. Siamo sempre stati convinti del fatto che la nostra offerta fosse buona», ha indicato a swissinfo Hanspeter Mock, portavoce della missione elvetica a Bruxelles.

La decisione della Svizzera di sostenere lo sviluppo sociale ed economico dei 10 nuovi membri dell’Ue era stata presa all’epoca della conclusione degli Accordi bilaterali II (2004). La scelta elvetica aveva però fatto nascere disaccordi interni: secondo Bruxelles, parte del miliardo doveva infatti essere destinata anche agli Stati più poveri dell’Europa dei 15, in particolare alla Grecia, alla Spagna e al Portogallo.

Mezzo miliardo alla Polonia

Come auspicato dalla Svizzera, la chiave di riparto del contributo elvetico decisa mercoledì prevede invece che ai 10 nuovi membri dell’Ue siano destinati 998 milioni di franchi.

La fetta più grande spetta alla Polonia (490 milioni), seguita dall’Ungheria (130 milioni) e dalla Repubblica ceca (110 milioni). Fanalino di coda Malta, con 7 milioni.

Il resto, ovvero 2 milioni di franchi, sarà destinato a ulteriori progetti «estremamente prioritari».

Sulle conclusioni del Memorandum of Understanding (memorandum d’intesa) propriamente detto tra Berna e Bruxelles, si dovrà pronunciare il Consiglio dei ministri dell’Ue, il quale, salvo improbabili colpi di scena, darà il via libero al compromesso.

Quanto deciso oggi – hanno indicato i rappresentanti di Portogallo e Grecia – non deve costituire un precedente per la futura ripartizione dei fondi europei. Si tratta di una precisazione fondamentale per quei Paesi che, con l’estensione, vedono ridursi la fetta di aiuti destinati alle loro ragioni più povere.

Soddisfazione

L’accordo potrebbe ripercuotersi positivamente sulla ratifica degli Accordi Bilaterali II, la quale era stata temporaneamente accantonata proprio perché l’Ue voleva dapprima trovare un consenso interno al contributo alla coesione fornito dalla Svizzera.

«Speriamo che questo accordo dia un impulso e sblocchi il processo di ratifica, da parte dell’Ue, del secondo pacchetto di Accordi bilaterali», ha dichiarato Mock.

Berna spera di poter ratificare gli accordi nel mese di marzo. Ciò consentirebbe un’entrata in vigore dell’estensione della libera circolazione delle persone il 1. aprile. L’accordo bilaterale sull’ambiente e quello battezzato MEDIA (industria audiovisiva) potrebbero dal canto loro entrare in vigore il 1. maggio.

Secondo il portavoce della missione svizzera a Bruxelles, la presidenza austriaca condivide questo ottimismo. Già durante le loro visite in Austria, il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger e la consigliera federale Micheline Calmy-Rey avevano ricevuto il sostegno di Vienna per quel che concerne la ripartizione del miliardo offerto da Berna.

Cooperazione con i Paesi dell’Est

La base legale al contributo elvetico – il quale sarà prelevato dal budget del Dipartimento federale degli affari esteri e dell’economia – è data dalla nuova legge federale sulla cooperazione con i Paesi dell’Est.

La legge è stata accetta dal Consiglio degli Stati (Camera alta), ma deve ancora passare in Consiglio Nazionale (o Camera del popolo). La Commissione del Nazionale ha comunque dato il via libero.

Trattandosi di una modifica legislativa, non si esclude il lancio di un referendum, sul quale sarà chiamato ad esprimersi il popolo.

swissinfo e agenzie

Considerando che dell’allargamento ad Est dell’Unione europea (Ue) avrebbe beneficiato anche l’economia elvetica, nel maggio 2003 Bruxelles ha chiesto a Berna di contribuire finanziariamente all’estensione.

Un anno dopo, al termine delle trattative per il secondo pacchetto di accordi bilaterali con l’Ue, la Confederazione ha accolto la richiesta promettendo un miliardo di franchi su 5 anni.

In un memorandum, i due partner hanno stabilito che il miliardo non sarebbe stato versato nel Fondo di coesione dell’Ue – destinato a livellare il grado di sviluppo economico e sociale di tutti i paesi dell’Unione – ma esclusivamente agli ultimi 10 arrivati.

Inoltre, è stato deciso che l’aiuto elvetico sarebbe stato fornito in modo autonomo da Berna, nel quadro degli accordi stabiliti con i Paesi beneficiari.

Questa chiave di distribuzione non piaceva a Spagna, Portogallo e Grecia, che la ritenevano discriminatoria.

La Svizzera intende versare 1 miliardo di franchi su 5 anni per sostenere i 10 nuovi membri dell’Unione europea.
Tra i principali beneficiari, la Polonia (490 milioni), l’Ungheria (130) e la Repubblica ceca (110).
Una somma pari a 2 milioni è riservata per «ulteriori progetti estremamente prioritari».

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