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Schengen: l’UDC minaccia il referendum

L'eventualità del referendum è stata sostenuta dalla quasi unanimità dei delegati UDC Keystone

L'Unione democratica di centro (UDC) ricorrerà al referendum contro l'adesione della Svizzera al trattato di Schengen se governo o parlamento non decideranno di far avallare la questione direttamente dal popolo.

Lo hanno deciso a stragrande maggioranza i delegati del partito, riuniti sabato in assemblea.

Per il momento, a differenza dell’Azione per una Svizzera neutrale ed indipendente (ASNI), un’organizzazione molto vicina alle posizioni dell’ala dura dell’UDC che ha già annunciato la raccolta delle firme contro Schengen, il maggior partito svizzero non ha dunque ancora preso una decisione definitiva.

I delegati dell’UDC convenuti in assemblea all’Albisguetli, nei pressi di Zurigo hanno comunque offerto “carta bianca” alla direzione del partito.

E lo hanno fatto in maniera massiccia: 344 voti contro 11. Ora, in sostanza, se il parlamento o il Consiglio federale non decideranno di sottoporre questa intesa a consultazione obbligatoria, pure l’UDC lancerà il referendum.

Perdita di sovranità?

In una risoluzione, i delegati hanno chiesto all’esecutivo federale di rivedere la decisione di non sottoporre l’accordo di Schengen a referendum obbligatorio.

Mercoledì scorso, il governo aveva infatti deciso di non sottoporre la questione a consultazione obbligatoria giacché, a suo avviso, tale intesa non implica la futura adozione automatica di leggi europee da parte della Confederazione.

Una presa di posizione, questa, contestata dalla direzione dell’UDC, secondo la quale la collaborazione con l’UE nei settori di polizia, asilo e giustizia rappresenta una perdita di sovranità.

Stando a Kaspar Baader, capogruppo del partito alle Camere federali, “qualora il Consiglio federale non dovesse rivedere questa sua decisione, tenteremo di raggiungere in parlamento una maggioranza che imponga la consultazione popolare su questo tema”.

“In caso di fallimento alle Camere federali lanceremo il referedum”, ha aggiunto.

Poche voci fuori dal coro

Tra i pochi delegati che non hanno seguito la maggioranza, il vodese Pierre-François Veillon ha chiesto ai colleghi di partito di studiare i contenuti dell’accordo su Schengen prima di pronunciarsi.

Hannes Germann, consigliere agli Stati sciaffusano, ha invece ricordato che già oggi solo l’1-2% delle persone che attraversano le frontiere sono controllati e che, quindi, il trattato non modificherebbe nulla.

Da notare infine come il ministro UDC Christoph Blocher, che in nome della collegialità del governo avrebbe dovuto partecipare alla riunione per difendere la posizione del governo davanti ai suoi, ha preferito abdicare. Per prender parte ai festeggiamenti per i 475 anni della zuppa al latte di Kappel.

swissinfo e agenzie

I bilaterali bis tra la Svizzera e l’UE sono stati conclusi il 19 maggio;
8 dei 9 accordi dovranno essere ratificati dal parlamento;
Quello riguardante la formazione è di competenza governativa.

Il nuovo pacchetto di accordi bilateali tra Svizzera e UE si compone di nove capitoli:

1) Fiscalità del risparmio
2) lotta alla frode doganale
3) cooperazione in materia di giustizia, polizia,
asilo e migrazione (Schengen/Dublino)
4) prodotti agricoli trasformati
5) ambiente
6) media
7) educazione, formazione professionale e gioventù
8) statistiche
9) pensioni

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