Schiaffo elettorale per l’UDC
Doppia sconfitta per i democentristi a Zurigo e a San Gallo. Né Ueli Maurer né Toni Brunner sono riusciti a conquistare un seggio in senato.
La stampa svizzera attribuisce l’esito del voto anche allo stile politico adottato dai notabili del partito della destra nazionalconservatrice.
Con gli ultimi ballottaggi a Zurigo e San Gallo, il Consiglio degli Stati (camera alta del parlamento) ha trovato il suo assetto definitivo per la legislatura del 2007-2011.
Dopo lo storico successo alla camera del popolo lo scorso 21 ottobre, l’unione democratica di centro non è riuscita a fare il bis in quella dei cantoni, dove rimarrà il meno rappresentato dei partiti di governo (con 7 seggi su 46) e dove avrà un rappresentante in meno rispetto alla scorsa legislatura.
“Giornata nera per l’UDC” (Blick), “Disfatta” (Berner Zeitung), “Vera e propria doccia fredda” (La liberté), “Batosta politica” (Aargauer Zeitung): i commenti dei giornali elvetici all’indomani del ballottaggio sono unanimi nel sottolineare la sconfitta incassata dal partito di Christoph Blocher. Più temperata invece la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che afferma: “Stavolta l’UDC ha ottenuto solo il soldino e non il panino”.
A perdere sono stati i due pezzi grossi del partito Ueli Maurer e Toni Brunner, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’UDC nazionale. A Zurigo Maurer è stato battuto dalla verde liberale Verena Diener, mentre a San Gallo Toni Brunner, giunto in testa al primo turno, non ha saputo spodestare i due senatori uscenti Erika Forster (liberale radicale) e Eugen David (democristiano).
Punito lo stile
“Questa doppia sconfitta ha riportato in modo brutale con i piedi per terra i due notabili di un partito forte ma isolato”, commenta il quotidiano neocastellano L’Express.
Per il romando Le Temps, il voto di Zurigo punisce soprattutto uno stile. Quello del presidente dimissionario Maurer, “che non ha mai esitato, col suo istinto politico empio di sicurezza, a creare polemica, a fomentare le sue truppe, a giocare con i limiti che non vanno superati”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Corriere del Ticino, secondo cui chi alza la voce non entra in quella che l’editorialista definisce la “camera di riflessione del parlamento”. Maurer e Brunner hanno costruito la loro fortuna politica facendo loro e propugnando con forza e convinzione il “verbo” blocheriano. Ma così facendo, l’UDC ha scordato nelle ultime settimane che nelle due camere non vige la stessa atmosfera: “Gli strepitii e i pittori di pecore bianche e nere entrano al Nazionale, ma non nel più composto senato, ritenuto più moderato ed aperto rispetto alla camera del popolo”, si legge nel commento della Südostschweiz.
La sconfitta delle due star democentriste non è un caso secondo la Basler Zeitung”: “Entrambi sostengono l’UDC della polarizzazione portato avanti da Blocher”. Il fatto di avere temperato i toni durante la campagna elettorale delle ultime settimane non è bastato: “Gli elettori non hanno scordato il passato e hanno deciso di punirli”.
Altri sviluppi
Consiglio degli Stati
Sistema elettorale determinante
Il sistema elettorale si è rivelato fondamentale per l’esito del voto. La NZZ e il Corriere del Ticino scrivono che l’UDC ha successo là dove le elezioni si tengono con il sistema proporzionale, ma non riesce a sfondare se il popolo deve eleggere i suoi rappresentanti con quello maggioritario.
Il neocastellano “L’Express” ne fornisce la spiegazione: “Il sistema proporzionale applicato per l’elezione al Nazionale favorisce le personalità di partito dal profilo politico forte. Il sistema maggioritario praticato durante le elezioni del Consiglio degli Stati necessita invece di un consenso di cui l’UDC non ha potuto beneficiare”.
Un consenso che, sottolineano i commentatori, è mancato in questo ballottaggio soprattutto da parte del Partito liberale radicale (PLR).
Sconfitti i radicali
Le elezioni federali di quest’anno non hanno messo a soqquadro i rapporti di forza vigenti in seno al parlamento, fanno notare i quotidiani La liberté e Le Temps. La scena è quindi pronta per lo statu quo il prossimo 12 dicembre, giorno dell’elezione del Consiglio federale, “e per prorogare di quattro anni gli psicodrammi di un sistema di concordanza sempre più disincarnato”, scrive il giornale friburghese.
Niente di nuovo sotto la cupola federale quindi? Non proprio, si afferma nell’editoriale della Tribune de Genève. Pur ammettendo che “il sistema elvetico è una macchina per produrre stabilità”, il quotidiano ginevrino sottolinea che un gran perdente di queste elezioni c’è: è il PLR, sconfitto sia al Nazionale che agli Stati.
Anche il vodese 24heures sottolinea la disfatta dei liberali radicali che si ritrovano a “fare i conti con una crisi d’identità”. Dal canto suo la Tribune de Genève sostiene che al partito di Fulvio Pelli “occorre un elettroschoc”: “Confrontato alla disfatta il presidente dovrebbe sentirsi ispirato per rassegnare al più presto le dimissioni”, non esita a proporre il commentatore ginevrino.
La NZZ, infine, consiglia al PLR di “riflettere seriamente sulle strategie da adottare per fare valere il suo ruolo di forza liberale e borghese”.
swissinfo, Anna Passera
Partito popolare democratico: 15 (-)
Socialisti: 9 (-)
Liberali radicali: 12 (-2)
Unione democratica di centro: 7 (-1)
Verdi e Verdi liberali: 3 (+3)
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