Scorie radioattive: alla ricerca di un deposito
La Svizzera punta sull'argilla opalina per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Nel Giura, da oltre un decennio, gli scienziati studiano le caratteristiche di questa roccia in un laboratorio sotterraneo.
Malgrado i risultati positivi, l’iter politico verso un sito di stoccaggio in profondità è ancora lungo e irto di difficoltà. A inizio 2008 il governo definirà modalità e criteri di questo lungo processo decisionale.
Saint-Ursanne, un paesaggio idilliaco. Qui il Doubs compie la sua ultima ansa prima di scomparire definitivamente in territorio francese. Comodamente seduti sulle terrazze e crogiolati dal sole meridiano, i turisti si deliziano il palato con uno dei piatti a base di trote, tipici della regione.
Sopra il villaggio, l’autostrada si addentra nelle viscere del Mont Terri. Il cunicolo di sicurezza che corre parallelo al tunnel funge al tempo stesso da accesso al laboratorio sotterraneo.
L’acqua piovana filtra copiosamente attraverso la pietra calcarea, ma improvvisamente lo scenario cambia. Ora le pareti sono completamente asciutte, tutt’intorno non si intravede una sola goccia d’acqua.
“La pietra calcarea è permeabile, mentre l’argilla opalina crea una sorta di barriera stagna”, spiega Paul Bossart. “Dall’inizio dei nostri lavori non abbiamo rilevato una singola macchia di umidità neppure lungo le linee tettoniche.”
D’altronde questa constatazione rispecchia anche le esperienze pluriennali fatte dai geologi attivi nella costruzione di tunnel e nell’estrazione del petrolio, specifica il direttore del progetto Mont Terri, il laboratorio situato a 300 metri di profondità.
Qui, gli scienziati studiano attraverso esperimenti effettuati direttamente nell’argilla opalina le condizioni relative alla sicurezza dei depositi sotterranei. Per quanto riguarda l’ubicazione dell’impianto di stoccaggio definitivo, data la sua collocazione topografica il Mont Terri non rientra rosa dei siti papabili.
Esperimenti pluriennali
“Molta gente nutre dubbi sull’idea di un deposito situato nella roccia in quanto temono che le emissioni radioattive possano fuoriuscire e disperdersi nell’aria. Ma non è affatto così. L’immersione a lungo termine nell’acqua di falda sarebbe più pericolosa”, spiega Markus Fritschi della Società cooperativa nazionale per l’immagazzinamento delle scorie radioattive (Nagra).
Nel laboratorio sotterraneo, la Nagra, in collaborazione con altre organizzazioni partner estere, studia la permeabilità all’acqua, nella fattispecie ai cloruri o ai solfati, in diverse condizioni. Nella maggior parte dei casi, gli esperimenti si estendono su un periodo di più anni e cercano anche di chiarire come reagisca la roccia alle trivellazioni.
“Gli studi condotti sinora indicano che l’argilla opalina è effettivamente in grado di proteggere un cunicolo dalle infiltrazioni di acqua”, constata Bossart. “Eventuali fenditure si chiudono relativamente in fretta.”
40 anni di stoccaggio intermedio
Prima di giungere alla loro destinazione finale, le scorie altamente radioattive devono trascorrere quarant’anni in un deposito intermedio, ossia il tempo necessario per portare la loro temperatura a 100 gradi centigradi.
L’argilla opalina racchiude acqua di mare. Attraverso un esperimento i ricercatori hanno dimostrato che quest’acqua può resistere per più mesi a una temperatura di 150 gradi prima di muoversi. “100 gradi non rappresentano alcun problema”, dichiara Bossart.
Un altro esperimento si occupa invece del comportamento della roccia in presenza di gas, uno scenario che si potrebbe verificare qualora, a distanza di tanti anni, i contenitori di acciaio nei quali sono state sigillate le scorie cominciano ad arrugginire.
Lo stoccaggio sotterraneo è prescritto dalla legge
Fino alla dismissione delle sue cinque centrali nucleari, la Svizzera si ritroverà con 110’000 metri cubi di scorie da stoccare. Un quarto di quelle a bassa e media attività proviene dalla medicina e dalla ricerca, mentre quelle altamente radioattive sono tutte generate delle centrali nucleari.
Dal 2000, tali scorie finiscono nel deposito intermedio di Würenlingen, nel Canton Argovia. La Legge federale sull’energia nucleare, tuttavia, prescrive lo stoccaggio definitivo in un sito geologico in profondità situato entro i confini nazionali.
Stando alle previsioni, il deposito finale per i rifiuti a bassa e media attività sorgerà entro il 2030, mentre quello per le scorie altamente radioattive sarà pronto entro il 2040. Nel giugno del 2006, il Consiglio federale è giunto alla conclusione che, lo stoccaggio definitivo di queste ultime in un deposito sotterraneo è fattibile.
Una dichiarazione in tal senso, ma riferita alle scorie a bassa e media attività, era già stata formulata nel 1988.
Una procedura estremamente complessa
In concomitanza con la prova dello smaltimento nell’argilla opalina del Weinland zurighese, la Nagra aveva individuato anche un sito appropriato, ma i Comuni interessati, il Cantone di Zurigo come pure i Paesi confinanti di Germania e Austria erano saliti sulle barricate.
Memore di questa esperienza, il Consiglio federale sta ora valutando attraverso un piano settoriale una serie di ubicazioni appropriate che incontrano il consenso della popolazione. I criteri tecnici di sicurezza rimangono comunque prioritari.
Da questa procedura estremamente complessa e articolata su più livelli dovrebbe scaturire il nome dell’ubicazione definitiva ancora prima del 2020. Trattandosi di una decisione soggetta a referendum facoltativo, l’eventualità di una votazione popolare sull’argomento è praticamente scontata.
swissinfo, Andreas Keiser, Saint-Ursanne
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)
1972: costituzione della Nagra.
1978: pubblicazione del programma di smaltimento.
1982-1984: trivellazioni in 7 ubicazioni nei Cantoni di Argovia, Sciaffusa e Zurigo.
1993: la Nagra propone Wellenberg quale ubicazione per lo stoccaggio di scorie a bassa e media attività.
1996-1999: perforazione nel Weinland zurighese.
1995 e 2002: la popolazione del Canton Nidvaldo boccia a due riprese il progetto per la creazione di un deposito nel Wellenberg.
2006: il Consiglio federale dichiara che un deposito definitivo è fattibile dal punto di vista sia tecnico che geologico.
2007: procedura di consultazione sul Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi.
2007-2016: ricerca di un’ubicazione.
2020: probabile votazione sull’ubicazione del deposito definitivo.
Progetto di ricerca internazionale diretto dall’Ufficio federale di topografia (swisstopo).
Il progetto vede la partecipazione di 12 partner di Svizzera, Germania, Francia, Giappone, Belgio e Spagna.
Il terreno sul quale sorge il laboratorio è di proprietà del Canton Giura, al quale spetta l’alta vigilanza.
Dal 1996 a oggi, il progetto ha richiesto un volume di investimenti pari a 33,9 milioni di franchi. La Svizzera si è assunta il 30% dei costi.
L’argilla opalina è una roccia sedimentaria che deve il suo nome al frequente rinvenimento di fossili dell’ammonite “Leioceras opalinum”.
La sua genesi deriva da sedimenti marini e risale a 180 milioni di anni fa.
L’argilla opalina è presente in tutta la Svizzera settentrionale, in vaste zone della Germania meridionale e in alcune parti della Francia.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.