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Sette lezioni da trarre dalle votazioni federali del 24 novembre

Persone esultano
La presidente dei Verdi Lisa Mazzone (al centro) ed esponenti del campo rosa-verde possono gioire: l'ampliamento delle autostrade è stato respinto da una stretta maggioranza dell'elettorato. Keystone / Peter Schneider


Con il "no" all'ampliamento delle autostrade, il Consiglio federale subisce una terza grande sconfitta quest'anno alle urne. L'insolita crisi di fiducia nei confronti delle autorità è sfruttata al massimo dalla sinistra. La nostra analisi.

1. La Quinta Svizzera si è espressa chiaramente a favore dell’ampliamento delle autostrade

I quattro temi in votazione il 24 novembre erano di scarso interesse per gli svizzeri e le svizzere all’estero. Le due proposte di legge sulla locazione riguardavano solo coloro che ancora possiedono e affittano immobili in Svizzera o gli inquilini che desiderano subaffittare la loro proprietà durante un soggiorno all’estero.

L’alto livello di approvazione per l’ampliamento delle autostrade da parte della Quinta Svizzera aveva invece sorpreso in occasione del primo sondaggio in vista delle votazioni. Allora, il 60% delle persone intervistate residenti all’estero desiderava maggiori investimenti nelle autostrade, mentre solo il 50% dell’elettorato in patria affermava di voler votare “sì”.

Nel secondo sondaggio, il sostegno al progetto è generalmente diminuito, ma lo schema è rimasto lo stesso: il sostegno all’ampliamento autostradale restava maggiore all’estero (50%) che all’interno della Confederazione (47%).

Il fatto che la diaspora svizzera si sia dimostrata meno sensibile alle argomentazioni ecologiche rispetto alla popolazione nazionale è sorprendente, perché di norma accade il contrario.

Possibili spiegazioni: grazie alle visite occasionali nella Confederazione, gli svizzeri e le svizzere all’estero sono più consapevoli dei cambiamenti nella loro vecchia patria e li confrontano con la situazione del loro attuale Paese di residenza. È quindi possibile che alcune persone percepiscano le autostrade svizzere come più congestionate di quelle che utilizzano quotidianamente.

A livello globale si osserva inoltre che le questioni ecologiche stanno perdendo slancio, mentre ad essere considerate sempre più prioritarie sono quelle legate alla sicurezza e alla prosperità. La diaspora si sta forse adattando a questa tendenza più velocemente di chi vive nella Confederazione.

Se questa ipotesi si concretizzasse, si tratterebbe di un cambiamento di paradigma. Per il momento, tuttavia, si tratta solo di una piccola deviazione rispetto alla norma. Per parlare di una spaccatura occorrerebbe molto di più.

2. Il popolo si è fidato di esperti ed esperte più che del Governo

Battendosi contro un progetto delle autorità, l’opposizione all’ampliamento delle autostrade non partiva da una posizione di vantaggio. Il fronte del “sì” aveva anche più risorse a disposizione per la campagna: oltre 4 milioni di franchi (contro i 2,7 milioni dell’opposizione), il budget più alto dichiarato per una votazione nel 2024, secondo i dati provvisori del Controllo federale delle finanzeCollegamento esterno e un’analisi di Année politique suisse. Il 93% degli inserti dei giornali sull’ampliamento dell’autostrada lo promuoveva, secondo il centro di ricerca.

Chi si opponeva ha dovuto convincere un elettorato svizzero tradizionalmente restio a limitare il traffico automobilistico e che finora ha quasi sempre sostenuto lo sviluppo delle infrastrutture stradali – con l’eccezione dell’Iniziativa delle Alpi, adottata 30 anni fa.

Eppure, domenica la maggioranza dell’elettorato ha detto “stop”. È interessante notare che l’opinione di esperti ed esperte abbia prevalso, cosa non così comune. L’opposizione al progetto, sostenuta da specialisti della mobilità (350 dei quali si sono espressi contro), è riuscita  a convincere con l’argomentazione scientifica controintuitiva che l’aumento della capacità autostradale finirebbe per provocare altrettanti o addirittura più ingorghi.

Il Governo, da parte sua, non è riuscito a fornire all’elettorato un’accuratezza fattuale su diversi punti. In particolare, è stato accusato di aver nascosto informazioni sul reale impatto dei trasporti sull’ambiente e sulla salute, di mancanza di trasparenza sulle conseguenze del progetto sul prezzo della benzina e di aver avanzato argomentazioni fuorvianti sulla sicurezza. Ciò potrebbe aver instillato dubbi in un elettorato tradizionalmente favorevole a progetti per lo sviluppo della mobilità stradale.

>> Il nostro articolo sulla votazione sull’ampliamento delle autostrade:

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cartello autostradale

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La rete autostradale svizzera non sarà ampliata

Questo contenuto è stato pubblicato al L’elettorato svizzero ha respinto domenica il progetto di estensione di sei tratte della rete autostradale elvetica. Il “no” l’ha spuntata con il 52,7% dei voti.

Di più La rete autostradale svizzera non sarà ampliata

3. L’elettorato è stato sedotto dalla prospettiva di premi più bassi

Il finanziamento uniforme dei servizi sanitari (EFAS) è partito con due grandi handicap: la sua complessità e la sua mancanza di trasparenza.

Non solo il progetto messo a punto dal Governo e dal Parlamento era di difficile comprensione, ma l’impatto della riforma non era chiaro. Peggio ancora, il campo del “sì” e quello del “no” ne valutavano gli effetti in modi diametralmente opposti: il primo prometteva una riduzione dei premi dell’assicurazione sanitaria, mentre il secondo denunciava un tradimento che avrebbe addirittura causato un aumento dei premi.

C’erano quindi tutti gli ingredienti per far subire al finanziamento uniforme dei servizi sanitari la stessa sorte della riforma della previdenza professionale, respinta dall’elettorato in settembre.

Tuttavia, c’è stato un altro fattore decisivo: un numero crescente di famiglie svizzere, che si fanno carico di un quarto dei costi sanitari, sta lottando per far fronte al costante aumento dei premi. Nonostante le incertezze, la promessa di una riduzione delle spese sanitarie è stata sufficiente a conquistare la maggioranza del popolo.

>> Più dettagli sulla votazione sul finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie:

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4. Diritto di locazione: una proposta forzata che non ha convinto

Un progetto di legge, qualsiasi esso sia, deve essere elaborato sulla base di un consenso minimo se vuole avere qualche possibilità di successo di fronte a un possibile referendum facoltativo.

Tuttavia, questa regola implicita della democrazia semidiretta svizzera non è stata rispettata dal Parlamento – nella sua precedente composizione – nel settembre 2023, quando ha deciso di semplificare la disdetta del contratto di affitto da parte del locatore e di inasprire le condizioni di subaffitto.

Persino il Consiglio federale, anch’esso a maggioranza di destra, si era opposto a questa riforma del diritto di locazione, ritenendo sufficienti le regole attuali. Costretto per legge a fare una campagna a favore di queste due proposte, il ministro dell’economia Guy Parmelin ha fornito il servizio minimo indispensabile.

Non convinto, il popolo svizzero ha rispedito la palla al mittente. In un Paese in cui il 60% della popolazione è in affitto, questo tentativo di forzare la questione è stato visto come un ulteriore segno di scollamento del Parlamento dalla realtà della vita della maggior parte delle persone.

La carenza di alloggi, problema particolarmente sentito nelle grandi città del Paese, pone gli inquilini in una posizione di svantaggio rispetto ai proprietari. Anche se le riforme proposte dal campo borghese sembravano pragmatiche, la potente lobby degli inquilini, Asloca, con l’aiuto dei partiti di sinistra, aveva la strada spianata davanti a sé per far fallire questa doppia riforma alle urne.  

>> L’articolo di SWI swissinfo.ch sul rifiuto alle urne delle modifiche del diritto di locazione:

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5. La fiducia nei confronti delle autorità è ai minimi storici

La Svizzera è solitamente nota all’estero per l’alto livello di fiducia di cui godono le sue autorità. Tuttavia, questa immagine sta traballando: per la prima volta, sono più le persone che non si fidano del Governo (47%) che quelle che si fidano di esso (42%), secondo i dati raccolti dall’istituto demoscopico gfs.bern.

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Il “no” all’ampliamento delle autostrade è un’ulteriore battuta d’arresto per il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento, che quest’anno avevano già perso su due importanti votazioni.

Durante la pandemia di Covid-19, l’opinione pubblica ha ampiamente sostenuto la politica dell’Esecutivo.  Tuttavia, la fiducia ha iniziato a diminuire con la fine delle misure sanitarie.

Il clima di sfiducia influisce sulla formazione dell’opinione dell’elettorato. Ciò è stato evidente durante la campagna in vista del voto di domenica: la tendenza a votare “no” è aumentata per tutti e quattro i temi alle urne, uno schema insolito per i progetti che emanano dal Governo.

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Dibattito
Moderato da: Samuel Jaberg

In che modo gli eventi politici o economici recenti hanno influenzato la vostra fiducia nei confronti del Governo svizzero?

L’immagine della Svizzera, diffusa all’estero, di un Paese in cui le autorità godono di grande fiducia da parte del popolo sembra traballare. Perché, secondo voi?

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Le ragioni sono molteplici. In particolare, un punto di svolta si è verificato quando la cittadinanza ha accettato, in marzo, l’introduzione di un tredicesimo versamento della rendita dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) contro il parere del Consiglio federale. Da allora è prevalsa l’impressione che le autorità non comprendessero le preoccupazioni della popolazione.

Il rifiuto della riforma della previdenza professionale in settembre e gli errori di calcolo nelle previsioni finanziarie dell’AVS hanno dato un ulteriore colpo alla fiducia nelle istituzioni.

>> Il nostro dibattito filmato sulla perdita di fiducia nei confronti del Governo:

6. La sinistra ha il vento in poppa

I sindacati e i partiti di sinistra stanno cavalcando l’onda del successo alle urne. Il Partito socialista (PS) ha vinto sei delle otto votazioni popolari della legislatura in corso. La sinistra ha fatto centro all’inizio dell’anno con il “sì” alla tredicesima AVS e poi in settembre con il “no” alla riforma della previdenza professionale. Pierre-Yves Maillard, coonsigliere agli Stati  del PS e presidente dell’Unione sindacale svizzera, ha svolto un ruolo centrale nelle rispettive campagne.

Con il “sì” al finanziamento uniforme dei servizi sanitari, il peso politico Maillard, insieme al PS e ai sindacati, hanno subito una sconfitta domenica. Tuttavia, i risultati delle altre tre proposte confermano una tendenza : sebbene la sinistra debba lottare molto in Parlamento, riesce sempre di più a far valere le sue preoccupazioni fuori da Palazzo federale. Imbracciando strumenti democratici quali iniziative popolari e referendum, contrasta con la volontà popolare le decisioni prese in seno al Legislativo.

I partiti di sinistra stanno così sostituendo l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) nel ruolo di partito di opposizione. Non si tratta affatto di una coincidenza, poiché la sinistra si concentra chiaramente sulla mobilitazione alle urne. 

È sorprendente che, mentre l’elettorato svizzero abbia votato tendenzialmente a destra in occasione delle elezioni parlamentari del 2023, nell’attuale legislatura il comportamento di voto ha cambiato direzione. Un successo per la sinistra, ma che comporta anche il rischio di bloccare il Parlamento. Un sistema con partiti d’opposizione mal si adatta all’idea elvetica di concordanza, in cui si cerca di trovare soluzioni di compromesso.

7. La polarizzazione colpisce la Svizzera

La crescente polarizzazione della politica si osserva anche in Svizzera. I partiti agli estremi dello spettro politico hanno alzato la voce, e si fanno sentire. I risultati risicati delle votazioni di domenica confermano questo sviluppo.

La sinistra è riuscita a portare la sua base elettorale alle urne e questo ha avuto un impatto sull’ampliamento delle autostrade e sulle due proposte che toccavano il diritto di locazione.

Il Parlamento ha dimostrato di saper ancora trovare il famoso compromesso svizzero durante la stesura della legge sul finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie (EFAS). Nel corso della campagna, tuttavia, anche su questo tema il divario tra destra e sinistra si è allargato notevolmente.

A cura di Mark Livingston

Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz

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