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Sisma devasta l’Abruzzo, Roma rifiuta aiuti esteri

Il centro di Aquila distrutto dal terremoto Reuters

Sono le 3:32 del 6 aprile 2009, una scossa sismica di 5,8 gradi Richter fa tremare l'Italia dalla Romagna alla Campania. Per l'Abruzzo, dove è situato l'epicentro, è l'inferno. L'Italia decreta lo stato d'emergenza nazionale. Berna è pronta a dare una mano. Roma ringrazia, ma declina l'offerta.

Gli scenari sono apocalittici. Centinaia di edifici letteralmente sbriciolati, altre migliaia danneggiati e ormai inabitabili. Sotto le macerie morti e feriti. Il pomeriggio, alle 16:00, si contano già un centinaio di cadaveri, circa 1500 feriti e oltre 70mila sfollati.

Un bilancio spaventoso, destinato ad appesantirsi ulteriormente, perché vi sono ancora almeno 300 dispersi. Tra le vittime, secondo i dati attualmente a disposizione, non vi sono cittadini svizzeri, ha comunicato in serata a Berna il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Le operazioni di soccorso, pure essendo rese difficoltose dalle continue scosse di assestamento che accentuano i rischi di nuovi crolli, proseguono alacremente. Tutte le unità della Protezione civile (PC) e le colonne mobili dei vigili del fuoco d’Italia sono fatte convergere in Abruzzo. A costoro si aggiungono 31 unità cinofile. Migliaia di uomini con centinaia di mezzi.

Il governo italiano ha affidato la direzione delle operazioni al capo della PC Guido Bertolaso, nominato commissario straordinario del governo per la gestione della situazione. Dopo aver sorvolato la regione sinistrata, Bertolaso ha subito parlato della “peggiore tragedia di questo inizio di millenio”.

No, grazie di Roma a Berna e agli altri Stati

Numerosi Paesi, fra cui la Svizzera, fanno rapidamente sapere alle autorità italiane di essere disposti ad aiutarle. A Berna il mattino si è immediatamente riunita una cellula di crisi del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA), che si è messa in contatto con l’Italia, ha indicato a swissinfo il portavoce del DFAE Jean-Philippe Jutzi. Grata a Berna di avere teso la mano, Roma risponde di non avere bisogno, almeno per ora, di assistenza internazionale. La stessa risposta è data a tutti gli Stati che hanno offerto aiuto e anche all’Unione europea.

“Per il momento le varie iniziative che si sono avviate per dare aiuto è meglio che non intervengano nella regione. Abbiamo ciò che serve, ciò che è sufficiente. Gli aiuti potranno essere organizzati successivamente. Ora darebbero nocumento all’opera che già stiamo portando avanti e che ritengo tempestiva ed adeguata”, dichiara ai giornalisti il capo del governo italiano Silvio Berlusconi.

Il premier ha annullato il viaggio in Russia, che aveva in calendario oggi, e si è recato in Abruzzo per verificare di persona la situazione. È accompagnato dai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Quest’ultimo ha convocato un vertice operativo per fissare e mettere in atto le misure più urgenti. D’altra parte, “il governo italiano ha attivato il Fondo catastrofi europeo”, ha precisato Berlusconi.

Non soltanto L’Aquila

Sin dalle prime luci dell’alba, la devastazione all’Aquila appare in tutta la sua drammaticità. Nel capoluogo abruzzese, a una decina di chilometri dall’epicentro, secondo una stima approssimativa, vi sono circa 15mila edifici inagibili.

A rischio si trova anche l’ospedale, dove i feriti meno gravi vengono medicati all’aperto, dinanzi all’entrata principale del pronto soccorso. Parte di quelli più gravi sono eliportati in ospedali di altre località. Il nosocomio è rimasto senza acqua potabile. Solo una sala operatoria è in funzione. È quindi indispensabile montare un ospedale da campo, mentre l’afflusso di feriti non si arresta.

D’altro canto si deve pensare ai senzatetto. Vengono così allestite tendopoli con migliaia di posti letto per accogliere gli sfollati. I campi base sono tre: all’Aquila, Barisciano e Bazzano. Il capoluogo abruzzese non è l’unico comune gravemente colpito. Lo sono anche numerosi piccoli centri della provincia dell’Aquila.

Da tutto il mondo vengono inviati messaggi di solidarietà all’Italia. Anche la Svizzera esprime profondo dolore “per questo dramma che colpisce un Paese vicino”. Il DFAE rende noto che il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz e la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey hanno inviato telegrammi di condoglianze ai loro omologhi italiani Giorgio Napolitano e Franco Frattini.

Ed è polemica

Mentre la lotta contro il tempo per salvare i superstiti che ancora sono sotto le macerie prosegue, in Italia è già scoppiata la polemica su una tragedia che, secondo taluni, avrebbe potuto essere evitata. “Erano mesi che le scosse si ripetevano e diventavano sempre più forti”, ha raccontato una testimone, la cui casa è stata distrutta, all’agenzia di stampa francese AFP.

Proprio in seguito allo sciame sismico registrato in Abruzzo da oltre un mese, un ricercatore aveva lanciato l’allarme alla fine di marzo. Giampaolo Giuliani, studioso presso i Laboratori nazionali di sismologia del Gran Sasso, aveva pronosticato un terremoto “disastroso” nella regione per il 29 marzo. Una previsione che aveva scatenato il panico. Giuliani è stato denunciato per “procurato allarme”.

Guido Bertolaso aveva stigmatizzato il comportamento del ricercatore e aveva chiesto una punizione esemplare “per quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false”.

Il sisma effettivamente non si è verificato il 29 marzo, ma otto giorni dopo. E ora molti pensano che si sarebbe dovuto prendere sul serio l’avvertimento di Giuliani. Il capo della PC persiste però a sostenere l’impossibilità di fare pronostici. Bertolaso ha assicurato che, viste le continue scosse, la Commissione grandi rischi si era riunita all’Aquila – massimo organo tecnico-scientifico d’Italia – e aveva concluso che non si poteva assolutamente prevedere cosa sarebbe accaduto.

Una tesi difesa da Berlusconi, che dichiara “Non c’è nessun dato scientifico che possa far prevedere un terremoto”. Il premier esorta quindi a lasciar perdere le polemiche per concentrarsi sul presente e sul futuro. In serata il Consiglio italiano dei ministri, convocato d’urgenza, darà il via agli stanziamenti per far fronte all’emergenza.

swissinfo e agenzie

La Protezione civile italiana ha attivato un numero speciale a cui possono rivolgersi per informazioni tutti coloro che hanno parenti nella zona sinistrata. Dalla Svizzera si può chiamare direttamente lo
0039 06 68 201

Informazioni sono ottenibili anche per e-mail:
salaoperativa@protezionecivile.it

Secondo le cifre fornite dall’ambasciata d’Italia a Berna, in Svizzera vivono circa 24mila abruzzesi.

Nella zona dell’Aquila sono registrati 104 svizzeri.

Il Consiglio federale (governo) ha deciso nella seduta settimanale del 1° aprile 2009 di intensificare il programma di misure della Confederazione per la prevenzione sismica e di continuare il sostegno tecnico a cantoni, comuni e privati. Il rischio sismico in Svizzera è considerato da moderato a medio.

In qualità di autorità edilizie e di committenti, i cantoni, i comuni e i privati devono assumersi una maggiore responsabilità. Le esperienze dimostrano che in assenza di regolamentazioni chiaramente definite, di norme adeguate e di accurati controlli, la sicurezza sismica viene spesso trascurata.

La maggior parte dei cantoni controlla la sicurezza sismica dei propri edifici più importanti ed esige che vengano applicate le norme antisismiche per i progetti edilizi cantonali. Nel caso di progetti edilizi privati, invece, solo i cantoni di Basilea Città e Vallese verificano che le norme vengano applicate.

Come emerge da una serie di studi, è probabile che in molti casi nei progetti edilizi di privati e comuni la sicurezza sismica venga ancora troppo raramente considerata.

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