Soldati svizzeri contro i pirati somali
La presenza di soldati svizzeri nel Golfo di Aden potrebbe presto diventare una realtà: il governo elvetico ha incaricato il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) di negoziare con l'Unione europea la partecipazione di un contingente alla missione navale «Atalanta» contro la pirateria al largo della Somalia.
Il contingente svizzero dovrebbe contare al massimo trenta militi. La partecipazione elvetica mira a proteggere gli aiuti alimentari delle Nazioni Unite per la popolazione somala e i trasporti mercantili svizzeri.
Operazioni militari di carattere offensivo sono escluse, indica un comunicato del DFAE, il quale precisa che il costo dell’impegno elvetico ammonterà a 9,8 milioni di franchi circa.
La decisione del governo deve ancora superare la probabile opposizione di numerosi parlamentari: la commissione di politica estera del Consiglio nazionale (camera del popolo) aveva infatti bocciato la proposta con 12 voti contro 6.
L’Unione europea dal canto suo ha ribadito più volte di non voler accettare un contributo solo finanziario per proteggere le navi battenti bandiera rossocrociata. L’impiego dei soldati svizzeri avverrebbe nel quadro della missione «Atalanta».
La missione «Atalanta»
La missione a difesa del traffico marittimo nel Golfo di Aden è stata lanciata dall’UE nel novembre del 2008 dopo gli spettacolari assalti di pirati somali contro navi mercantili. Ad «Atalanta» partecipano Belgio, Francia, Grecia, Olanda, Svezia, Spagna, Gran Bretagna e Germania.
Da dicembre sei navi da guerra e tre aerei di ricognizione si trovano nella regione. Il giorno di Natale la fregata tedesca «Karlsruhe» è riuscita ad evitare un attacco pirata contro una nave-cargo egiziana.
La missione si basa su un mandato delle Nazioni Unite. Oltre all’invio di imbarcazioni da combattimento, prevede la presenza di forze di sicurezza a bordo delle navi mercantili in pericolo.
Nel Golfo di Aden sono presenti anche navi militari di altri stati, quali Canada, Russia, India e Cina. Gli Stati uniti, presenti nella regione del Corno d’Africa con le loro navi militari fin dal 2001 nell’ambito della «Guerra contro il terrorismo», hanno deciso all’inizio del 2009 di formare una nuova truppa d’intervento contro la pirateria.
L’ultima parola al parlamento
L’ultima parola sulla partecipazione svizzera alla missione spetterà in ogni caso al parlamento, che dovrebbe esprimersi sul messaggio governativo concernente l’invio di militari nell’ambito dell’operazione «Atalanta» durante la prossima sessione delle camere federali.
Il governo ha inoltre incaricato il Dipartimento della difesa di preparare una modifica della legge militare al fine di istituire una chiara base legale per la partecipazione dell’esercito a futuri interventi del genere.
Intanto contro la decisione del governo si sono già levate voci critiche. L’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ritiene che un invio di soldati svizzeri nel Golfo di Aden violi la neutralità elvetica e apra la porta ad altri interventi militari.
Secondo Verdi, Giovani socialisti e Gruppo per una Svizzera senza esercito, la Svizzera dovrebbe concentrarsi sulle cause economiche e sociali che sono alla base della pirateria in Somalia. A loro avviso, la decisione del governo poggia su basi legali incerte.
Il Partito socialista non è contrario in linea di principio all’avvio di negoziati con l’Unione europea, ma vuole analizzare attentamente le modalità della partecipazione svizzera ad «Atalanta». Sostegno al governo è stato espresso dal Partito liberale radicale e dal Partito popolare democratico.
swissinfo e agenzie
La marina svizzera – un paese che non ha sbocchi sul mare – è nata durante la Seconda guerra mondiale.
Sei armatori gestiscono 35 bastimenti con una stazza che va dalle 4’000 alle 73’000 tonnellate. Si tratta di navi che trasportano container, prodotti chimici, petrolio e – soprattutto – cereali , carbone e materiali ferrosi.
Tutte le navi portano nomi svizzeri: Lugano, Martigny, Lausanne, Général Guisan, Matterhorn ecc.
Fino a vent’anni fa, la metà dei membri dell’equipaggio era svizzero. Oggi su 600 marinai, solo sei sono svizzeri. Il capitano José Schäffli, uno svizzero d’Argentina, è l’unico ufficiale elvetico.
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