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Svizzera-Europa: il 2006, anno di chiarimenti

La Svizzera dovrà fare chiarezza sulle sue intenzioni europee. imagepoint

Il 2005 è stato segnato da due importanti votazioni sull'Europa. Il 2006 dovrà invece servire per precisare il futuro rapporto fra Berna e Bruxelles.

Dall’Unione europea (Ue), infatti, giunge l’esortazione a chiarire la propria posizione: la Svizzera deve definire il tipo di relazione a lungo termine che vuole instaurare con l’Ue.

Il governo svizzero, che sembra aver fatta sua questa raccomandazione, pubblicherà proprio nel 2006 un rapporto sulla questione europea. Più che verso un pacchetto di Bilaterali III – come ha scritto qualche giornalista impaziente – la Svizzera potrebbe avviarsi verso un assai modesto accordo-quadro con l’Ue.

Prendere tempo

“Complimenti alla democrazia diretta svizzera per il dibattito sull’Europa e per il risultato delle due votazioni”, ci dice Diana Wallis, l’europarlamentare che presiede il comitato per i rapporti con la Svizzera. “Ma ora Berna deve concedersi una pausa per il consolidamento e per la riflessione, come del resto anche l’Ue sta facendo a proposito della sua Costituzione”.

Certo, nel 2006 ci potranno essere discussioni sul sistema di navigazione satellitare Galileo o sul capitolo dei servizi, che non hanno trovato posto nei bilaterali I e II. “Ma non sarà nulla di sostanziale”, sottolinea Diana Wallis.

Per l’europarlamentare, che attende con interesse il rapporto del Consiglio federale, un accordo-quadro di dimensione tecnica potrebbe essere una buona idea per i rapporti fra Berna e Bruxelles. “Permetterebbe di semplificare l’amministrazione quotidiana per entrambe le parti, ma – ripete – non sarà nulla di sostanziale”.

Questione europea risolta

L’argomento di un accordo-quadro era già stato sollevato in parlamento nel 2002 e interessa anche economiesuisse, la Federazione delle imprese svizzere. “Siamo però favorevoli a un accordo-quadro solo se esso permette di favorire il funzionamento dei trattati fin qui sottoscritti e di compattarli”, ci precisa Stefano Modenini, della sede di Lugano. Modenini sottolinea che un accordo di questo tipo non dovrà in alcun caso fare della Svizzera un satellite dell’Ue.

“Dapprima, però, bisogna procedere alla ratifica degli accordi bilaterali II che ancora mancano all’appello. Dobbiamo anche raccogliere esperienze sul funzionamento di questi accordi. Per noi, per i prossimi 10 anni, la questione europea è risolta”. Tuttavia, Modenini ritiene che la Svizzera potrebbe avviare un nuovo negoziato fra un paio d’anni, almeno nel settore del transito dell’energia elettrica o di Galileo, che figurano già nell’agenda politica.

Le priorità del governo

“Entrata in vigore e applicazione di tutti gli accordi, esame di nuovi punti negoziali (mercato dell’elettricità, sistema Galileo, sistema sanitario) e rapporto sull’Europa nella prima metà dell’anno”: così Adrian Sollberger, dell’Ufficio integrazione europea riassume le priorità del Consiglio federale per il 2006.

Il rapporto del governo avrà tre accenti: le possibili varianti del percorso bilaterale (gestione di quanto raggiunto, avvio di nuovi negoziati, accordo-quadro), l’opportunità di una collaborazione multilaterale sul modello bocciato nel 1992 di uno Spazio economico e, infine, l’adesione all’Ue.

Sollberger sottolinea che esiste una disponibilità da entrambe le parti per una discussione e un approfondimento di un accordo-quadro, “per agevolare il percorso bilaterale e per costruire una piattaforma che rafforzi il dialogo politico fra la Svizzera e l’Ue”.

Alla Missione svizzera presso l’Ue, a Bruxelles, sono effettivamente in corso discussioni preparatorie su elettricità, Galileo e sistema sanitario. Ma bisogna ricordare, aggiunge il portavoce Hanspeter Mock, che il diritto comunitario evolve e che gli accordi – taluni risalgono al 1999 – devono essere periodicamente aggiornati. In questo contesto, un accordo-quadro potrebbe rivelarsi utile a entrambe le parti.

Nel 2006, in Svizzera, l’avvenimento di maggiore portata in questo settore sarà certamente la pubblicazione del rapporto del Consiglio federale, prima dell’estate. Fin d’ora le posizioni sono chiare. A sinistra, il partito socialista si è già profilato come il difensore dell’adesione all’Ue. A destra, l’Unione democratica di centro si è ricompattata per respingere qualsiasi ulteriore avvicinamento a Bruxelles. Il dibattito si annuncia animato.

swissinfo, Mariano Masserini

Nel 2005, il popolo svizzero ha accettato a due riprese la via bilaterale proposta dal governo.
5 giugno: 54,6% di sì ai trattati di Schengen e Dublino (sicurezza e asilo).
25 settembre: 56% di sì all’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi stati dell’Unione europea (mercato del lavoro).

Le relazioni tra la Svizzera e l’Ue si basano su due pacchetti di accordi bilaterali. Per consentire un migliore funzionamento di questi accordi, che contengono temi molto disparati, si è tornati a parlare di “accordo-quadro”.

Nel 2006 questo modello di funzionamento potrebbe essere approfondito. Ma prima di riprendere negoziati sulla sostanza, l’Ue chiede alla Svizzera di definire meglio il tipo di relazione bilaterale a lungo termine che intende perseguire.

Entro l’estate, il governo pubblicherà un atteso rapporto sulle relazioni tra la Svizzera e l’Ue.

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