Svizzera-Turchia: un’amicizia ritrovata
Ankara e Berna sono in perfetta sintonia: nei quattro giorni di visita ufficiale di Pascal Couchepin - la prima di un presidente della Confederazione in Turchia -, le parti si sono scambiate garanzie per un consolidamento delle relazioni bilaterali. In Svizzera non tutti hanno apprezzato.
Con le celebrazioni dell’80° anniversario delle relazioni diplomatiche fra i due paesi, Couchepin ha concluso martedì ad Ankara il suo giro d’incontri. Al termine dei colloqui con l’omologo Abdullah Gül e con il premier Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Confederazione ha sottolineato “la volontà di entrambe le parti di superare certe incomprensioni che si sono manifestate in passato”. Abudllah Gül ha affermato che “si è aperta una nuova pagina nelle relazioni” bilaterali.
In dichiarazioni ai giornalisti, il ministro elvetico dell’interno ha rilevato l’impulso dato a questa evoluzione positiva nei rapporti fra i due paesi dalla “moltiplicazione dei contatti personali fra le autorità turche e svizzere”. Il consigliere federale ha ricordato di aver effettuato già altre visite in Turchia. Inoltre, “la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey vi è stata la scorsa settimana, la ministra dell’economia Doris Leuthard vi andrà la settimana prossima e la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf vi si recherä prossimamente”.
“Credo che le autorità turche sentano che abbiamo la volontà di trovare delle soluzioni ai problemi che si possono porre e di intensificare le nostre relazioni e migliorarne la qualità”, ha dichiarato il ministro liberale radicale vallesano. Couchepin ha anche osservato che dal suo arrivo in governo, dieci anni fa, “la diffidenza reciproca” si è progressivamente affievolita e ora “è scomparsa”, lasciando spazio alla volontà di cooperazione.
Economia: avanti tutta con diga e gasdotto
In tale contesto, Couchepin ha ribadito martedì a Erdogan la volontà elvetica di contribuire alla costruzione della controversa diga di Ilisu, purché l’accordo di base sul progetto sia rispettato.
Stando al primo ministro turco, non dovrebbero esserci problemi al riguardo. Berna, Berlino e Vienna avevano chiesto in ottobre ad Ankara di prendere le misure necessarie per la protezione della popolazione, dell’ambiente e dei beni culturali, pena il ritiro della garanzia contro i rischi dell’esportazione nei confronti delle imprese coinvolte nella costruzione della diga sul fiume Tigri, nel sud-est della Turchia.
In Svizzera il progetto è contestato da organizzazioni ecologiste e per la difesa dei diritti umani. Secondo queste Ong, la costruzione sarebbe devastante dal profilo ambientale e costringerebbe decine di migliaia di persone a emigrare. Ma Berna, che ha accordato la garanzia all’esportazione a quattro società coinvolte nel progetto, è fiduciosa nel rispetto delle condizioni da parte di Ankara.
Couchepin ha pure ripetutamente manifestato sostegno al progetto di gasdotto fra la Grecia e l’Italia, voluto dalla Società elettrica di Laufenburg (EGL). La Turchia sarebbe un paese di transito per il gas proveniente dall’Iran e dall’Azerbaigian, che verrebbe fatto confluire in questo nuovo corridoio. Ankara ha dato la propria disponibilità a collaborare, a determinate condizioni.
Ankara soddisfatta del giro di vite di Berna contro il PKK
Sul piano politico, sia Gül sia Erdogan hanno espresso soddisfazione per le restrizioni alle attività dei simpatizzanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e delle organizzazioni ad esso collegate, decise la scorsa settimana dal Consiglio federale. Il presidente turco ha auspicato che i provvedimenti non siano solo teorici, ma che “siano applicati”. Couchepin ha replicato che “in Svizzera, quando si prendono delle misure, poi si applicano”.
In seguito a una serie di attentati incendiari nelle scorse settimane in Svizzera contro persone e associazioni turche, l’esecutivo elvetico mercoledì scorso ha deciso di vietare la raccolta di fondi nella Confederazione in occasione di festività curde del mese di novembre, a meno che non sia certo che il denaro venga utilizzato per scopi umanitari. Nel rilascio di permessi di soggiorno, nelle naturalizzazioni e nelle espulsioni, si dovrà tenere maggiormente conto del “chiaro potenziale di violenza di questi gruppi”. Anche le manifestazioni saranno autorizzate con una prassi più restrittiva.
Massacro armeni: Couchepin non si pronuncia
Couchepin ha glissato sulla delicata questione dei massacri (oltre 1,5 milioni di morti) compiuti dai turchi contro gli armeni tra il 1915 e il 1917. Il presidente della Confederazione ha argomentato che tocca agli storici e non ai politici dire se si sia trattato o no di un genocidio.
Una dichiarazione aspramente criticata dall’Associazione Svizzera-Armenia. La convenzione dell’ONU sul genocidio è stata ratificata da politici e non da storici svizzeri, “il presidente della Confederazione Couchepin lo sa benissimo”, sostiene l’associazione.
La spinosa questione è stata all’origine di forti tensioni fra Berna e Ankara nel recente passato. La Turchia si era infuriata nel 2003 quando la Camera bassa del parlamento svizzero aveva riconosciuto il genocidio degli armeni da parte dell’Impero ottomano.
Ankara si era nuovamente irritata nel 2005 quando in Svizzera era stato avviato un procedimento per negazionismo contro il politico turco Dogu Perincek. Il nazionalista turco è stato condannato dalla giustizia vodese. Una condanna poi confermata nel dicembre 2007 dalla Corte suprema svizzera.
La vertenza aveva avuto anche un colpo di scena nell’ottobre 2006: l’allora ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher, in visita in Turchia, aveva criticato l’articolo del Codice penale svizzero che reprime la discriminazione razziale e le affermazioni negazioniste. Le sue affermazioni avevano suscitato un polverone. Il governo svizzero ha sempre difeso quella norma.
Era seguita anche un’iniziativa parlamentare dell’allora deputato dei Democratici svizzeri Christoph Hess che chiede lo stralcio di tale norma. Proprio venerdì scorso, la competente commissione della Camera bassa ha bocciato la proposta.
swissinfo e agenzie
Nel 2007 le esportazioni elvetiche in turchia sono aumentate del 13,6% a 2,636 miliardi di franchi, mentre le importazioni turche in Svizzera sono cresciute del 27,1% a 859 milioni di franchi.
In testa alle esportazioni vi sono i prodotti farmaceutici (30,6% del totale). Seguono macchine (28,6%), prodotti chimici (10,3%) e orologi (6,2%).
Le importazioni sono dominate da veicoli e aerei (30,9%), tessili e vestiti (23,1%), prodotti agricoli (16,9%) e macchine (8,9%).
Alla fine del 2007 la Svizzera era all’11° posto degli investitori esteri in Turchia con una somma cumulata di 2 miliardi di dollari.
Circa 400 aziende svizzere sono presenti in Turchia.
In occasione della commemorazione degli 80 anni di apertura della rappresentanza svizzera in Turchia, il presidente della Confederazione Pascal Couchepin ha donato ad Ankara il tavolo su cui nel 1923 fu firmato il trattato di Losanna, che fissa i confini moderni del paese:
Il presidente turco Abdullah Gül ha ringraziato, sottolineando che si tratta di “un simbolo morale ed emotivo” per Ankara.
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