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Ticino 1939-1945: i percorsi delle idee

Una guida storica inedita sulla Lugano in tempo di guerra swissinfo.ch

Terra di frontiere, di esuli: una mostra e una guida sulla Lugano durante la Seconda guerra, rievocano pagine di storia che hanno segnato il cantone.

Zona di libertà per gli antifascisti italiani, in Ticino si sviluppano e si arricchiscono idee che lasceranno tracce molto importanti nel tessuto politico e culturale.

Presentata per la prima volta al Museo Onsernonese a Loco e parte di un percorso espositivo intitolato “Terra di frontiere. Ticino 1939-1945”, la mostra “I percorsi delle idee” viene riproposta a Villa Saroli a Lugano, fino al 25 febbraio, in concomitanza alla pubblicazione di una guida inedita.

Una guida sulla Lugano degli anni della guerra dedicata ai luoghi, ai personaggi e agli avvenimenti della città, e dei suoi dintorni, in tempo di guerra. Curata dagli storici Francesca Pozzoli e Christian Lucchessa, il volumetto è avvincente, documentato, ricco di immagini e contenuti.

Frontiere luogo di memoria

La guida e la mostra – nate sotto il segno del progetto Interreg IIIA “La memoria delle Alpi” – schiudono le finestre della memoria collettiva per spalancare le porte sul valore della storia e sulle sue tracce fertili: ideali, conoscenze, saperi, relazioni umane.

Il carattere transfrontaliero (Francia, Italia e Svizzera) del progetto conferisce, se possibile, ulteriore spessore alla memoria, patrimonio comune delle regioni alpine che sono state accomunate, sebbene con destini diversi, alla barbarie della Seconda guerra mondiale.

L’idea di fondo è quella di considerare il territorio alpino come un unico, vasto “museo diffuso” nel cuore dell’Europa, crocevia di incontri, scambi, partenze e ritorni di emigranti; culla di culture diverse, luogo di rifugio e di vita, ma anche di morte.

Idee e percorsi si intrecciano dunque nella trama della storia e nella vita delle donne e degli uomini che l’hanno vissuta. Anche se il Ticino, e in particolare Lugano, rappresentarono una terra di libertà per gli esuli italiani, la mostra sconfina oltre le “frontiere”. Poiché anche Zurigo e Ginevra seppero accogliere gli esuli.

Fascismo e antifascismo

“La presentazione della mostra a Lugano – spiegano gli organizzatori – permette di sfogliare pagine di storia nella città in cui la maggior parte dei rifugiati hanno soggiornato e svolto la loro attività, grazie anche alla presenza della Biblioteca cantonale, di numerosi centri di incontro e redazioni di periodici”.

E nella guida questi centri di incontro vengono svelati, illustrati, rispolverati, rivelati nella loro dimensione e funzione, tra luci e ombre. Come il Bar Argentino – che si affaccia su Piazza Riforma, il salotto buono della città – noto per essere il bar dei fascisti.

“Al piano superiore del Bar Argentino – leggiamo nella guida – si faceva di tutto: si tenevano incontri, si distribuivano “matraques”, si preparavano spedizioni punitive, ci si teneva in contatto con i fascisti italiani, scambiando consigli, informazioni, suggerimenti”.

Comunisti, democristiani, fuoriusciti avevano i loro luoghi. la Casa del popolo, il ristorante di Luigi Morenzoni, l’Osteria cantonale, nota come l’osteria del “Becco giallo”. Particolarmente gradito anche l’Albergo Pestalozzi, perché “mangiare costava poco”.

Il luogo del rifugio

Tra i numerosi profughi italiani che ottennero l’asilo in Svizzera dopo l’armistizio del 1943, figuravano numerose personalità di spicco provenienti dall’Italia. La città preferita fu Lugano, sia per la vicinanza culturale con l’Italia, sia perché rispetto ad altre località del cantone, offriva molto di piú.

Lugano, in particolare, fu sede di due luoghi – uno reale e l’altro ideale – molto importanti, che seppero dare slancio e riconoscimento alla produzione intellettuale e culturale dei fuoriusciti: la Biblioteca cantonale e il Premio letterario Libera Stampa, creato nel 1946.

“La Bilblioteca cantonale – spiega la guida – fu il primo luogo in cui all’approfondimento teorico si affiancò anche uno scambio politico e culturale, dando la possibilità ai rifugiati di radunarsi, di dibattere e di confrontare idee e opinioni”.

Divisa in quattro capitoli per meglio illustrare i sentieri e gli intrecci degli idee, la guida è dedicata soprattutto ai luganesi. Ma è beninteso, proprio come la memoria, patrimonio di tutti coloro che vogliono conoscere, scoprire e rileggere la storia.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

30 agosto1939: a Lugano vengono distribuite le prime tessere
26-29 luglio 1943: dopo la caduta del regime fascista a Lugano si registrano disordini tra simpatizzanti fascisti e socialisti
Settembre 1943: viene creato un Circolo amici della libertà, composto da antifascisti italiani e ticinesi
Nel 1944 soggiornavano in Ticino 2 mila 200 rifugiati, di cui 1’600 liberati dai campi.
640 a Lugano, 58 a Massagno, 96 a Paradiso, 67 a Viganello, 105 a Castagnola

La guida, edita nell’ambito del progetto Interreg IIIA “La memoria delle Alpi”, è stata realizzata con il contributo della città di Lugano e di Lugano Turismo. Ricostruisce, in 288 pagine fitte di informazioni, la storia di Lugano e dei suoi abitanti durante gli anni della seconda guerra mondiale.

La guida, distribuita da Lugano Turismo, è in vendita a 23 franchi; ogni capitolo presenta anche un riassunto in inglese.

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