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Troppe leggi possono intaccare la credibilità dello Stato

Per alcuni il posto giusto per molte leggi è nel cestino. Keystone

Vietare i piatti usa e getta nei take-away oppure obbligare i ciclisti a pagare 15 franchi per pedalare nei boschi. L’aumento del numero di leggi e di proposte legislative solleva un interrogativo essenziale: i politici mancano a volte di buonsenso?

Roger Christeller gestisce una creperia su una piazza del centro di Berna. Nel corso degli ultimi anni è arrivato fino al Tribunale federale, la più alta istanza giuridica del paese, a causa di una legge locale che vieta l’utilizzo di piatti di carta per le sue crêpes. Scopo della legislazione introdotta dalle autorità cittadine nel 2007: limitare la quantità di rifiuti nei luoghi pubblici.

Il venditore preferisce prenderla con filosofia, anche se la decisione del tribunale – che gli ha dato torto – ha inciso negativamente sui suoi affari. «Spesso mi chiedo se vengano create le leggi sbagliate e dove sia finito il buon senso», commenta.

Un premio alla legge più inutile

Il riconoscimento è stato assegnato per la prima volta nel 2007 da un gruppo di pressione di stampo liberale.

I vincitori sono scelti attraverso una votazione online.

Quest’anno è stata “premiata” la Fondazione Bruno Giordano, che aveva proposto di obbligare tutte le mense pubbliche a offrire un piatto vegano.

Tra i vincitori del passato vi sono:

Il responsabile delle associazioni forestali del canton Berna, per la sua idea di introdurre un permesso (del costo di 15 franchi) per i ciclisti e le persone a cavallo che intendono utilizzare i sentieri nei boschi.

L’ex ministro dei trasporti Moritz Leuenberger, il quale voleva dei sedili speciali nelle automobili e nei bus per i bambini di meno di 12 anni o con una statura inferiore ai 150 cm.

Il capo dell’autorità portuale della città di Zurigo, per aver applicato alla lettera una legge che vieta al proprietario di un campeggio di installare dei ripari di gomma per proteggere le imbarcazioni in caso di onde.

Negli ultimi vent’anni, il numero di nuove leggi approvate dal parlamento è quasi raddoppiato. Un gruppo interpartiticoCollegamento esterno composto di politici di centro destra e rappresentanti del mondo economico, soprattutto della Svizzera tedesca, ha deciso di intervenire, a modo suo, per ridurre quella che molti considerano un’iperattività legislativa.

Dal 2007, il gruppo di pressione assegna un premio speciale alla “legge più stupida e più inutile”. La sua speranza è di sensibilizzare l’opinione pubblica alla necessità di disporre di uno Stato più snello.

Gerhard Pfister, parlamentare del Partito popolare democratico e responsabile di una scuola privata nella Svizzera centrale, spiega che l’annuale cerimonia di premiazione – organizzata in un ristorante alla moda di Zurigo – ha senza dubbio uno sfondo d’ironia. «È però essenziale potersi ritrovare per interrogarsi su tutti i processi legislativi», sottolinea.

Durante un recente intervento pubblico, il presidente del consiglio di amministrazione del gigante alimentare svizzero Nestlé, Peter Brabeck, si è scagliato contro quella che definisce una «frenesia legislativa».

«Se una ditta deve investire l’80% del suo tempo per assicurarsi di essere conforme alle regole, non c’è più spazio per le strategie di sviluppo aziendale», ha affermato in relazione all’introduzione di contingenti per i lavoratori stranieri, accettata in votazione popolare nel mese di febbraio.

Mea culpa

Il caso di Alois Gmür, coproprietario del birrificio Rosengarten a Einsiedeln, è per certi versi paradossale. A farlo a volte disperare è il crescente numero di norme e direttive sul posto di lavoro. Tra queste: l’obbligo di indossare abiti speciali, di indicare meticolosamente i punti di assembramento in caso di evacuazione dello stabilimento o di etichettare in modo appropriato il malto d’orzo d’importazione.

Alois Gmür è responsabile vendita del birrificio situato nella località del canton Svitto, famosa per la sua abbazia benedettina e la statua della Madonna Nera risalente al XV secolo. Gmür è pure attivo in politica da una vita e siede nella camera bassa del parlamento svizzero.

«Sta diventando tutto sempre più complicato. C’è da impazzire», afferma sbigottito. Il divieto di fumare nella maggior parte dei ristoranti, prosegue, ha fatto crollare le vendite di birra. Inoltre, le crescenti scartoffie per soddisfare la sete d’informazione delle autorità creano ulteriore burocrazia.

Il 59enne riconosce ad ogni modo che può solo biasimare sé stesso, o perlomeno in parte. In qualità di parlamentare è infatti membro dell’organo legislativo svizzero. L’atteggiamento di numerosi suoi colleghi, che continuano a lanciare nuove idee per un’ulteriore regolamentazione, è però irritante, osserva Gmür. Secondo lui, molte di queste norme sono completamente staccate dalla realtà.

Alec von Graffenried, presidente della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale (camera bassa), osserva dal canto suo che i parlamentari sono in generale d’accordo che troppe leggi non migliorano forzatamente le cose. Ma quando si tratta di venire al punto, molti politici rinunciano alla prudenza per difendere invece i propri interessi. «Spesso si rinuncia ad un approccio più coerente e a una visione più ampia», constata Alec von Graffenried.

Di più, ma non sempre meglio

La sua percezione è in parte condivisa da Alain Griffel, professore all’Istituto di giurisprudenza dell’Università di Zurigo. In un suo commento pubblicato sulla Neue Zürcher Zeitung (NZZ), l’esperto di diritto esprime forti critiche nei confronti di ciò che considera un netto declino della qualità della legislazione, dovuto alla marea di leggi adottate nell’ultimo decennio.

Alain Griffel rimprovera il parlamento, l’amministrazione e il generale cambio di attitudine, di aver condotto a «un’erosione della cultura legislativa».

Data la moltitudine di ordinanze e regolamentazioni che possono scaturire da una legge, non è semplice quantificare l’aumento delle norme legislative a livello federale, cantonale o locale in Svizzera. Le cifre seguenti possono comunque dare un’idea.

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Un altro articolo della NZZ si focalizza sugli articoli del Codice penale. Mentre negli anni Settanta le modifiche al Codice sono state rare, tra il 2008 e il 2013 sono entrati in vigore otto emendamenti all’anno.

La malattia delle leggi

Le inquietudini relative ai possibili effetti di un’eccessiva attività legislativa sono ricorrenti e in passato il governo svizzero ha discusso su come limitare il numero di leggi e regolamentazioni.

Nel 2005, nel quadro di una riforma dell’amministrazione, l’esecutivo ha annunciato l’intenzione di considerare l’abrogazione delle leggi obsolete.

La Schweizer Monatshefte, una pubblicazione accademica di stampo liberale, ha pubblicato nel 1984 un saggio dell’allora ministro di giustizia Rudolf Friedrich, in cui veniva detto che «la sovrabbondanza di leggi è una malattia silente» nel corso dei decenni.

Lottare contro quest’attività legislativa è pura cosmesi, scriveva Rudolf Friedrich. Ci vorrebbe piuttosto un’ampia discussione sulle ragioni che portano ad un elevato numero di leggi.

Pressioni

Sulla base dell’esperienza accumulata in qualità di consulente legale della città di Berna e delle autorità cantonali, Christa Hostettler spiega che l’aumento del numero di leggi è la conseguenza di uno stile di vita sempre più interconnesso.

Le ambizioni personali dei politici, condizionate dai media o dalle pressioni esercitate dagli alti ranghi dell’amministrazione – elvetica o dell’Unione europea – sono tutti fattori che influiscono sulla la procedura legislativa.

«Sono innanzitutto i bisogni divergenti che conducono a un’attività legislativa. I cittadini vogliono certezza e chiarezza», osserva Christa Hostettler.

L’esperta cita l’attività in campo urbanistico, dove il governo disponeva di un certo margine di manovra, ma dove sono state stabilite sempre più leggi. Un altro esempio è la progressiva regolamentazione del traffico stradale. «Prima dell’introduzione di un complesso sistema di limitazione della velocità e di semafori esisteva una sola regola di base: spetta all’individuo valutare cosa è appropriato», rileva.

Che impatto ha una legge?

Christa Hostettler è dell’avviso che la civilizzazione non dipenda semplicemente da un inevitabile processo di attività legislativa. Secondo lei è necessario adottare un approccio pragmatico e valutare attentamente il possibile impatto dell’applicazione della legge. «Se non sussistono ragioni convincenti per intervenire, bisogna avere il coraggio di non fare nulla».

Gli esperti legali, prosegue, non hanno soltanto la responsabilità di formulare delle leggi, ma anche di evitare regolamentazioni inutili. A volte basta migliorare l’applicazione delle leggi esistenti.

«Troppe leggi oppure leggi applicate in modo sbagliato possono minare la credibilità dello Stato», avverte Christa Hostettler. Il rischio è che i cittadini perdano la fiducia nelle istituzioni e che le autorità incaricate dell’applicazione della legge si ritrovino nell’impossibilità di adempiere ai loro compiti.

Il governo e il parlamento possono decidere di abrogare delle leggi. «Il problema – ritiene l’esperta legale – è che nessuno se ne assume la responsabilità».

Traduzione e adattamento dall’inglese di Luigi Jorio

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