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“Erdogan vuole dare l’esempio in Svizzera”

Berna deve arrestare i critici del governo turco in Svizzera, interrogarli ed eventualmente punirli, se offendono il presidente Recep Tayyip Erdogan. Ankara ha chiesto assistenza giudiziaria in tal senso alle autorità svizzere. Il giornalista investigativo Fabian Eberhard, che ha rivelato pubblicamente la vicenda, spiega a cosa mira Ankara.

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“Erdogan vuole dare l’esempio in Svizzera”

Questo contenuto è stato pubblicato al Uno dopo l’altro: Erdogan stringe il cappio a tutti coloro che criticano lui e il suo regime autocratico. L’ultimo episodio della serie data dell’8 febbraio 2017: il presidente turco ha licenziato quasi 4’500 dipendenti pubblici, la maggior parte del Ministero della pubblica istruzione. L’uomo forte di Ankara cerca di estendere alla Svizzera la vasta epurazione avviata dopo…

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Il giornalista della SonntagsZeitung Fabian Eberhard è specializzato nei campi dell’estremismo e della Turchia. Nel maggio 2013 aveva riferito sulle proteste di massa a Piazza Taksim a Istanbul per una settimana. Le dimostrazioni di centinaia di migliaia di persone erano originariamente dirette contro un enorme progetto di costruzione nel Parco Gezi. Per le sue critiche a Erdogan, il giornalista svizzero è stato accusato in forma anonima di essere un “bugiardo” e “vicino al PKK”. Inoltre gli è stato intimato di “stare attento”. Ciò nonostante, Fabian Eberhard vuole andare di nuovo in Turchia. zVg

Uno dopo l’altro: Erdogan stringe il cappio a tutti coloro che criticano lui e il suo regime autocratico. L’ultimo episodio della serie data dell’8 febbraio 2017: il presidente turco ha licenziato quasi 4’500 dipendenti pubblici, la maggior parte del Ministero della pubblica istruzione.

L’uomo forte di Ankara cerca di estendere alla Svizzera la vasta epurazione avviata dopo il tentato colpo di Stato nel luglio dell’anno scorso: chi lo ha offeso nella Confederazione deve pagare.

All’Ufficio federale di giustizia (UFG) a Berna sono pervenute varie domande di assistenza giudiziaria da Ankara, ha rivelato il giornalista Fabian Eberhard in un articoloCollegamento esterno sul settimanale svizzero tedesco SonntagsZeitung, lo scorso 22 gennaio. Un portavoce dell’UFGCollegamento esterno gli ha confermato che Berna ha ricevuto “una mezza dozzina” di richieste. Come reagirà la Confederazione non è ancora noto.

swissinfo.ch: Evidentemente a Erdogan non basta tenere il suo paese col pugno di ferro. Vuole che anche i suoi critici in Svizzera siano puniti. Perché per lui è così importante?

Fabian Eberhard: Potrebbe darsi che Erdogan voglia esplorare la posizione che prende la Svizzera. Ma più probabilmente per lui si tratta in primo luogo di dare l’esempio. Vuole intimidire gli avversari e indicare loro: “Chi mi critica, deve affrontare le conseguenze – anche all’estero”.

Inoltre, i governanti turchi si sentono subito offesi personalmente e poi agiscono contro i critici, in parte anche arbitrariamente.

swissinfo.ch: Quanto è realistica, a suo avviso, la possibilità che i critici di Erdogan in Svizzera siano fermati, interrogati ed eventualmente puniti? Devono davvero avere paura?

Questo articolo fa parte di #DearDemocracyCollegamento esterno, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.

F. E.: Dipende dal reato. In linea di principio, la Svizzera accorda assistenza legale ad Ankara. Inoltre, in più casi la Confederazione negli ultimi anni non ha impedito che delle persone fossero estradate in Turchia. Per lo più, si trattava di curdi accusati di attività terroristiche legate al Partito dei lavoratori curdi (PKK).

Purghe interminabili

Secondo turkeypurge.com, una rete giornalista turca, Erdogan ha rimosso più di 128’000 persone dai servizi pubblici dopo il tentato colpo di stato e lo stato di emergenza nel luglio 2016.

Tra le persone colpite vi sono oltre 7’300 accademici e oltre 3’800 giudici.

Complessivamente sono state arrestate circa 45’000 persone, tra cui 162 giornalisti. Oltre 91’000 persone sono state fermate temporaneamente.

Sono stati chiusi 149 i media critici e 2’100 scuole e università (stato al 9 febbraio 2017).

Quasi 1’500 membri, tra cui i vertici, del partito curdo HDP, che dal nulla era balzato al 13,1% nelle elezioni del luglio 2015, sono in stato di detenzione.

A causa dell’ondata di purghe in Turchia, Berna potrebbe però essere diventata più cauta. Chi insulta o critica Erdogan nei social network, come Facebook o Twitter, attualmente è difficilmente perseguibile in Svizzera.

swissinfo.ch: Quanto è forte la pressione che Erdogan mette su Berna con le domande di assistenza giudiziaria?

F. E.: Le rogatorie in Svizzera, per Erdogan, potrebbero essere una diramazione. Il suo obiettivo sono altri paesi. Pertanto, mantiene la pressione entro limiti ristretti.

swissinfo.ch: Come si dovrebbe comportare la Svizzera?

F. E.: Non è ancora chiaro che cosa abbiano fatto esattamente le persone in questione. Se si tratta davvero di semplici insulti a Erdogan sui social media, per me il caso è chiaro: Berna non può aiutare l’autocratico turco a intimidire gli avversari e farli tacere. La Svizzera non dovrebbe farsi trattare come tirapiedi nella lotta di Erdogan contro l’opposizione.

La Confederazione può appellarsi alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale. Questa consente alla Svizzera di rifiutare l’assistenza se, secondo l’interpretazione svizzera, i procedimenti hanno carattere politico.

swissinfo.ch: Cosa c’è in gioco per la Svizzera?

F. E.: È difficile da valutare. Naturalmente, la Svizzera intrattiene relazioni economiche e politiche con la Turchia. Ma non credo che queste sarebbero gravemente turbate a causa di alcuni casi giudiziari. Tutt’al più, un rifiuto delle richieste provocherebbe delle frizioni diplomatiche a breve termine dietro le quinte. Paesi come la Germania hanno molto più da perdere, in particolare in relazione all’accordo sui rifugiati.

swissinfo.ch: Intravvede una possibilità di bloccare dall’estero, in primo luogo le democrazie europee, la trasformazione della Turchia in uno Stato autoritario di primo piano?

F. E.: La Turchia è già uno Stato autoritario. Erdogan vuole estendere ulteriormente il suo potere ed eliminare completamente qualsiasi opposizione.

Paesi come la Svizzera devono fare pressione sul piano diplomatico, insistendo sul rispetto dei diritti umani e sostenendo le forze democratiche della società civile in Turchia. Si deve far capire chiaramente ad Erdogan che se continua sulla via imboccata, dovrà affrontarne le conseguenze, anche economiche. È lì il suo punto debole.

Assistenza giudiziaria

In linea di principio, la Svizzera deve accordare assistenza giudiziaria alla Turchia, perché lesioni dell’onore e oltraggio a un capo di Stato straniero sono delitti perseguibili anche secondo il Codice penale svizzero.

Nel 2011, il parlamento svizzero ha rifiutato di stralciare l’articolo in questione.

In base alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, Berna può però rifiutare l’assistenza se il procedimento, secondo l’interpretazione svizzera, ha carattere politico.

(Fonte: Fabian Eberhard)


Contattate direttamente l’autore su Twitter: @RenatKuenziCollegamento esterno

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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