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UE: Barroso riaccende il dibattito sulle tasse

Da José Manuel Barroso sono giunte parole dure ma anche amichevoli nei confronti della Svizzera Keystone

Alla vigilia dell'incontro tra il presidente elvetico Moritz Leuenberger e quello della Commissione Europea, José Manuel Barroso, si riapre la disputa sul sistema fiscale elvetico.

A colloquio con swissinfo, Barroso trova però anche parole di elogio per la Svizzera.

I rapporti tra Svizzera ed Unione Europea (UE) sono come il tempo estivo: quasi sempre eccellente, ma i temporali non possono essere esclusi.

A pochi giorni dalla visita ufficiale del presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, atteso lunedì a Bruxelles, il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, lancia un rimprovero che ha l’effetto di un piccolo tuono.

Mercoledì infatti il leader europeo ha criticato aspramente la politica di facilitazioni fiscali praticata da alcuni cantoni nei riguardi di ditte straniere: “Si tratta chiaramente di un’imposizione fiscale discriminatoria”, ha detto Barroso, aggiungendo che “ciò va contro le regole del mercato interno europeo. Se la Svizzera vuole incrementare la sua partecipazione a questo mercato, deve modificare il regime d’imposizione”.

Opinioni divergenti

L’opinione espressa da Barroso non è nuova. L’UE infatti punta il dito contro le agevolazioni fiscali svizzere dallo scorso autunno. Le considera aiuti statali, che direttamente o indirettamente ostacolano la concorrenza e il buon funzionamento dell’accordo di libero scambio del 1972.

Al riguardo non sono ancora state prese decisioni ufficiali, ma le dichiarazioni di Barroso indicano chiaramente che la Commissione europea rimane ferma sulle sue posizioni e non demorderà tanto facilmente.

Dal canto loro, le autorità elvetiche hanno cercato di non lasciare infiammare il contenzioso fiscale, e questa sarà anche la tattica di Leuenberger durante la sua visita a Bruxelles.

“Non affronterà il tema direttamente”, dice in proposito il portavoce del dipartimento di Leuenberger, Daniel Bach. Cosa che farà invece probabilmente Barroso. In questo caso Leuenberger esprimerà la posizione ben nota della Svizzera: “Le norme fiscali dei cantoni non infrangono né le regole della concorrenza, né gli accordi sul libero mercato con l’UE”, ribadisce Bach.

Possibili conseguenze

Per la Commissione europea invece il regime fiscale cantonale è una falsificazione del libero scambio. Dato che la Svizzera e l’UE non sono riuscite a trovare un accordo su questo punto, la Commissione europea prepara una reazione unilaterale. Probabilmente dopo l’estate renderà noto che la fiscalità praticata in Svizzera è incompatibile con il libero scambio.

Il prossimo passo di Bruxelles sarebbero le cosidette misure di protezione: Bruxelles potrebbe annullare le riduzioni sui dazi di alcuni prodotti svizzeri. Se anche la Svizzera dovesse prendere provvedimenti protettivi, si aprirebbe una guerra commerciale.

Barroso ha lasciato spazio anche per qualche spiraglio di cielo azzurro: “Il federalismo svizzero è un’ispirazione per l’UE”, ha dichiarato l’uomo politico portoghese, che ha vissuto sei anni a Ginevra e che si dice amico della Svizzera.

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione, Raffaella Rossello)

L’Accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Comunità europea (CE) del 1972 è uno dei pilastri delle relazioni economiche tra Berna e Bruxelles.

L’Accordo di libero scambio è un sottoprodotto politico del passaggio della Gran Bretagna e della Danimarca dall’Associazione europea di libero scambio (AELS) ad un’unione doganale più ampia, l’allora Comunità economica europea (CEE).

Il campo di applicazione dell’Accordo di libero scambio si estende soltanto ai prodotti industriali.

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