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UE: crisi evitata in extremis

L'opposizione polacca al sistema di voto a doppia maggioranza ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino alla fine Keystone

Dopo un estenuante negoziato, i 27 capi di Stato e di governo dell'Unione europea hanno raggiunto un compromesso sui punti essenziali di un nuovo trattato istituzionale destinato a sostituire l'ormai sepolta Costituzione.

L’accordo, raggiunto nella notte tra sabato e domenica, può essere considerato positivo anche per la Svizzera, dice un esperto dell’Università di Basilea.

“È durato a lungo, ma alla fine abbiamo raggiunto ciò che volevamo”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, visibilmente stanca, al termine del negoziato. Secondo lei, ci sono ora “buone possibilità” che il nuovo trattato istituzionale voluto per facilitare le decisioni dei 27 Stati membri dell’UE potrà entrare in vigore nel 2009.

Il compromesso finale è stato raggiunto rinviando al 2017 l’applicazione piena del sistema di voto a doppia maggioranza, contro il quale si era levata in particolare l’opposizione della Polonia.

Concessioni sono state fatte anche alla Gran Bretagna, soprattutto in materia di politica estera e sulla non applicazione della Carta dei diritti fondamentali.

“Riconosco che le concessioni sono state importanti”, ha aggiunto la Merkel che, grazie al turno di presidenza tedesco, ha guidato il vertice. “Ma ciò che conta è che siamo usciti dall’immobilismo”.

Palla alla CIG

A Bruxelles la notte è stata lunga. I negoziati sono terminati verso le 5 del mattino. Come auspicava la Germania, i 27 si sono accordati per un mandato molto preciso per la conferenza intergovernativa (CIG) che sarà incaricata di redigere il trattato.

Il calendario è stato fissato. La CIG si aprirà il prossimo 23 luglio e potrà durare fino alla fine dell’anno. Il nuovo trattato europeo, che sostituirà la Costituzione del 2005, rifiutata in votazione popolare dai francesi e dagli olandesi, dovrà essere ratificato da tutti gli Stati membri.

Ad un niente dalla rottura

Quasi vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino, “non era possibile tagliar fuori la Polonia, il più grande paese dell’Europa dell’est”, ha spiegato il presidente francese Nicolas Sarkozy, facendo riferimento alla minaccia avanzata ad un certo punto dalla Germania di convocare la CIG escludendo la Polonia.

Secondo lui, la conclusione del negoziato è “un’ottima notizia sia per l’Europa che per la Francia”. Ma, riconosce, “siamo passati ad un niente dalla rottura”.

“L’Europa esce bene” da questa maratona, ha da parte sua commentato il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi, aggiungendo però di non essere completamente soddisfatto.

“Lascio questo summit pensando che bisogna dare il modo ai paesi che vogliono andare più veloce di poterlo fare. E ci impegneremo in futuro in questa direzione”, ha aggiunto.

Vantaggi per la Svizzera

“Non sono particolarmente sorpreso da questo accordo raggiunto in extremis”, dice a swissinfo Laurent Goetschel, professore presso l’istituto europeo dell’Università di Basilea.

“L’UE ha già dovuto superare crisi ben più gravi di questa. In sostanza, i punti contestati riguardavano soltanto i meccanismi di voto e le misure d’applicazione delle decisioni”.

Secondo Goetschel, il nuovo trattato permetterà alla Commissione, l’esecutivo europeo, di continuare a funzionare e di muoversi sulla scena internazionale, ad esempio riguardo al problema del Kosovo, con maggiore consapevolezza.

“Per la nuova UE a 27 membri, ciò va considerato un successo. Pensiamo alla Svizzera: a volte è già difficile far funzionare il nostro governo, composto da soli 7 membri”, rileva Goetschel. “Non credo tuttavia che il compromesso riuscirà a dare nuovi impulsi all’UE. I problemi continueranno ad esistere”.

L’esperto svizzero ritiene che il nuovo quadro istituzionale europeo non implicherà troppi cambiamenti per la Confederazione.

“Si tratta comunque di una buona notizia: quando l’Europa sta bene, anche la Svizzera ne trae dei benefici. È un vantaggio sapere di poter contare su un partner europeo stabile ed affidabile”, conclude.

swissinfo e agenzie

Nuovo sistema di voto: il trattato riprenderà il sistema della doppia maggioranza (55% degli Stati membri, 65% della popolazione) introdotto dalla Costituzione europea. L’applicazione totale del principio non avverrà prima del 2017.

Maggioranza qualificata: il suo campo d’applicazione sarà esteso a 51 settori supplementari. L’unanimità resterà la regola in ambito di politica estera, sicurezza sociale, fiscalità e cultura.

Presidenza del Consiglio europeo: designazione di un presidente del Consiglio che guiderà l’Unione con un mandato di due anni e mezzo. Il sistema attuale dei semestri di presidenza a turno verrà cancellato.

Estensione dei poteri del parlamento: il legislativo otterrà nuove competenze per imporre dei veti, ad esempio in ambito di giustizia e di affari interni.

Carta dei diritti fondamentali: la carta otterrà un valore giuridicamente impegnativo, tranne che nel Regno Unito.

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