Un piano d’azione per arginare la migrazione
Secondo il capo dell'aiuto svizzero allo sviluppo, le nuove direttive internazionali contro la migrazione illegale subsahariana sono «un primo importante passo».
Esprimendosi al termine della conferenza ministeriale tenutasi in Marocco, Walter Fust ha sottolineato che una migliore cooperazione tra Stati è necessaria per affrontare il problema alla radice.
Walter Fust, responsabile della Direzione svizzera dello sviluppo e della cooperazione (DSC), ha partecipato alla conferenza di Rabat assieme ai ministri e ai rappresentanti di una sessantina di paesi.
L’incontro di due giorni nella località marocchina è stato l’occasione per discutere delle problematiche legate alla migrazione tra Africa e Europa. I partecipanti hanno adottato un preciso programma d’azione – consistente in 62 raccomandazioni – per monitorare il fenomeno migratorio, lottare contro il traffico illegale di persone e rendere più efficaci gli aiuti forniti al continente africano.
«Tutti concordano che il tempo stringe e che l’immigrazione illegale non può essere risolta soltanto con i soldi. Ci vuole pure una legislazione, volontà politica, comprensione reciproca e prospettive per i giovani», ha indicato Fust.
La novità della conferenza è l’adozione di un piano che prevede una collaborazione internazionale per risolvere il cruciale problema dell’immigrazione. «Il piano lascia tuttavia molte libertà di applicazione, le quali potrebbero condurre a scelte divergenti», ha commentato Fust.
Clandestini in aumento
La conferenza – che per la prima volta ha riunito ministri dell’interno, degli affari esteri e responsabili incaricati dello sviluppo – è stata in particolare voluta da Spagna e Marocco. L’idea del vertice è infatti nata dal dramma dei subsahariani morti lo scorso autunno mentre tentavano di penetrare in massa a Ceuta e Melilla, le enclavi spagnole sulla costa settentrionale del Marocco.
Il flusso migratorio verso il territorio iberico è poi proseguito e il numero di migranti sbarcati illegalmente sulle Isole Canarie è fortemente aumentato.
Secondo le cifre fornite dall’Organizzazione internazionale della migrazione, basata a Ginevra, i clandestini che sono approdati sulle isole spagnole dall’inizio del 2006 sono circa 10’000, più del doppio rispetto all’intero 2005.
L’Unione europea (Ue) ha dal canto suo indicato che il 40% di coloro che tentano la traversata del Mediterraneo muoiono durante l’impresa.
Creare lavoro
Per limitare il flusso migratorio, bisogna innanzitutto migliorare le condizioni di base nei paesi di origine. Secondo la Svizzera, una sfera d’intervento è rappresentata dall’ambito professionale.
«L’aiuto allo sviluppo deve essere orientato verso la creazione di posti di lavoro», ha dichiarato Fust, aggiungendo che bisogna inoltre rispettare maggiormente i diritti umani dei migranti.
Non solo l’Africa occidentale – ha ammonito Fust – ma tutto il continente deve affrontare il problema ed impegnarsi a trovare soluzioni. «L’Unione africana si deve chinare su questo dibattito, dal momento che il flusso migratorio toccherà presto anche gli Stati orientali».
Niente franchi extra
Tra i principali paesi di origine, l’Ue ha identificato il Senegal e il Mali. Per recarsi in Europa i migranti attraverserebbero prima Mauritania e Marocco.
Lunedì, l’Ue ha annunciato il versamento di 3,2 milioni di dollari (3,9 milioni di franchi) per aiutare le autorità della Mauritania a pattugliare i propri confini. La somma dovrebbe inoltre servire a rimpatriare i migranti illegali sorpresi nel paese nordafricano durante l’attraversamento.
Contattato da swissinfo, Walter Fust ha comunicato che un contributo addizionale da parte elvetica è poco probabile, siccome il budget 2006 destinato all’aiuto allo sviluppo in Africa è già stato fissato. Ulteriori apporti finanziari andrebbero a scapito della somma che la DSC ha a disposizione per le sue operazioni in altri paesi.
Dopo quella di Rabat, una seconda conferenza internazionale – alla quale parteciperanno anche Ue e Unione africana – è prevista entro la fine dell’anno. L’incontro dovrebbe focalizzarsi sulle tratte seguite dai migranti nei paesi dell’est dell’Africa.
swissinfo e agenzie
Secondo la Commissione Globale per la Migrazione Internazionale, il numero di migranti è in costante aumento.
Soltanto in Europa ci sarebbero 56 milioni di migranti, di cui solo il 5% sono rifugiati.
25 anni fa, 82 milioni di persone nel mondo erano considerate migranti; oggi sono circa 200 milioni.
Secondo uno studio effettuato su mandato dell’Ufficio federale della migrazione, in Svizzera ci sarebbero 130’000 clandestini.
Il piano prevede una maggiore coordinazione nel pattugliamento di confini e tratte marine, la creazione di un osservatorio delle migrazioni euro-africane per seguire i movimenti delle persone e l’adozione di misure per evidenziare i pericoli legati all’immigrazione illegale, soprattutto nelle regioni più povere dell’Africa.
Gli Stati si impegneranno ad alleggerire le procedure di rimpatrio dei clandestini e a chiarificare le regole che dettano il trattamento di tali migranti, in modo da preservare la loro dignità.
Il piano mette inoltre in luce gli aspetti positivi del fenomeno migratorio, promuovendo la presenza di studenti africani nelle università dei due continenti, creando un forum per gli affari tra Africa e Europa e aiutando i migranti che ritornano in patria a lanciarsi in un’attività lavorativa.
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