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Un vero romano dell’Emmental

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Stephan Markus Berger è l'amministratore dell'Istituto svizzero di Roma: nato e cresciuto nella Confederazione, da oltre vent'anni ha lasciato i verdi prati del'Emmental per trasferirsi nella città eterna.

Parla perfettamente italiano, tedesco, svizzerotedesco, francese e inglese: Stephan Markus Berger – padre svizzero, madre romana – è un cittadino del mondo che ha deciso di vivere con la famiglia sulle rive del Tevere.

Lo incontriamo nel suo ufficio all’interno della magnifica Villa Maraini, l’edificio che ospita l’Istituto svizzero nella capitale italiana, e gli chiediamo innanzitutto di ripercorrere il cammino che l’ha condotto a Roma.

Da Langnau all’Urbe

«Sono nato e cresciuto a Langnau, nell’Emmental, dove ho frequentato le scuole elementari e medie. Mi sono poi spostato nella parte francofona del cantone di Berna, a La Neuveville, per seguire la scuola superiore di commercio».

In seguito, Stephan Berger decide di raggiungere la ditta paterna, attiva in un settore tipicamente elvetico: l’esportazione di formaggi. «Per svolgere questo tipo di attività, la conoscenza delle lingue è essenziale: ho quindi soggiornato un anno in Inghilterra per imparare l’inglese».

Anche grazie alle sue competenze linguistiche, Berger approda poi in Italia: «Abito qui dai primi anni Ottanta. Dapprima ho lavorato durante un ventennio per la filiale locale dell’azienda elvetica Oerlikon Contraves, poi ho avuto l’opportunità di trasferirmi all’Istituto svizzero, a cui mi sono avvicinato anche grazie al Consiglio della scuola svizzera di Roma, di cui ero tesoriere».

«Oltre al desiderio di una nuova sfida professionale, volevo spostarmi in una zona più centrale della capitale e approfittare maggiormente di questa città: per raggiungere il mio posto di lavoro precedente, situato in periferia, dovevo calcolare un’ora di tragitto in automobile al mattino e alla sera».

Elveticità mantenuta

I figli di Stephan Berger frequentano la scuola svizzera, a pochi minuti di distanza dall’Istituto, e hanno così l’occasione di imparare il tedesco. A casa, però, si parla italiano, la lingua comune dei genitori.

In estate, durante le vacanze scolastiche, i figli tornano nella Confederazione e trascorrono le vacanze nell’Emmental con i nonni e i cugini. «In questo modo hanno l’occasione di avvicinarsi ancora di più alla cultura svizzera e impratichirsi con il dialetto svizzerotedesco, che capiscono ma non parlano», afferma.

Dal canto suo, Stephan Berger si reca regolarmente nel suo paese d’origine anche per motivi di lavoro: «Oltre agli impegni legati all’Istituto svizzero e alla scuola svizzera, faccio pure parte del comitato per le scuole elvetiche all’estero. Di conseguenza, le visite a nord sono più frequenti rispetto ai primi anni del mio soggiorno».

Vivere a Roma

«Roma ha alcuni aspetti stressanti, come il traffico o la burocrazia, però è una città che offre tantissimo dal profilo culturale: negli ultimi anni è stato fatto moltissimo in questo ambito, arrivando persino a superare Milano».

Inoltre, continua Stephan Berger, «in questa metropoli è possibile trovare – anche in pieno centro – degli angoli incantevoli e nel contempo molto tranquilli, dove si ha l’impressione di essere in un paesino».

Berger ha potuto osservare da vicino l’evoluzione della città eterna e dei suoi visitatori: «Purtroppo oggigiorno vi è soprattutto un turismo “mordi e fuggi”, ciò che ha influito sullo sviluppo di alcune zone di Roma».

Per esempio, spiega, «nell’area di Piazza Navona oggigiorno vi sono moltissimi bar e gelaterie. Vent’anni or sono, oltre la piazza c’era praticamente il vuoto: le stradine barocche male illuminate costituivano uno scenario decisamente più romantico».

A casa ovunque

In conclusione, chiediamo a Stephan Berger se ci sono degli aspetti della vita in Svizzera che rimpiange o di cui, al contrario, non sente affatto la mancanza.

«Mi sono adattato benissimo in tutti luoghi dove ho avuto l’occasione di soggiornare: nell’Emmental, nella parte francofona del cantone, in Inghilterra e naturalmente qui a Roma. In entrambe le nazioni mi sento a casa e non c’è nessun aspetto che mi manca particolarmente, anche perché mantengo costantemente i contatti con i miei parenti rimasti in Svizzera e ho occasione di incontrarli regolarmente quando mi sposto a nord per la mia attività».

Inoltre, conclude, «Roma è una città molto attraente: le visite provenienti dalla Confederazione non mancano mai!».

swissinfo, Andrea Clementi

L’Istituto svizzero (ISR) ha la sua sede presso la Villa Maraini, una proprietà situata in pieno centro e offerta alla Confederazione – nel 1946 – dalla contessa Carolina Maraini-Sommaruga.

L’ISR – grazie alle donazioni e all’aiuto finanziario della Confederazione, dei Cantoni e di sponsor privati – persegue l’obiettivo di «incoraggiare l’attività scientifica o artistica della Svizzera, offrendo a studiosi e artisti condizioni favorevoli di soggiorno in Italia», contribuendo nel contempo «allo sviluppo delle relazioni scientifiche e culturali tra la Svizzera e l’Italia».

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