Una buona notizia per l’immagine della Svizzera all’estero
I cambiamenti intervenuti questa settimana nella politica svizzera saranno salutari per l'immagine della Confederazione e per le sue relazioni con l'Unione europea, prevede Roger de Weck.
Editorialista per diversi giornali elvetici, di lingua francese e tedesca, egli ritiene che il parlamento abbia colto l’occasione di correggere l’immagine di una Svizzera populista inquietante agli occhi dei media stranieri.
“Terremoto”, “tempesta”: i termini utilizzati dalla stampa europea per descrivere la non rielezione, il 12 dicembre, del ministro dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) Christoph Blocher rivelano l’ampiezza della sorpresa anche all’estero.
Ma per Roger de Weck, i commentatori si sbagliano quando predicono la fine del sistema politico svizzero e del suo modello di consenso.
swissinfo: Solitamente la stampa internazionale presta poca attenzione alla politica svizzera. Come spiega l’interesse suscitato da queste elezioni?
Roger de Weck: Il fenomeno di un partito populista che raggiunge il 30% dei seggi in parlamento e che dunque è il più forte d’Europa ha colpito le menti.
Finora la Svizzera era considerata un paese moderato. Il paese dell’equilibrio, della ponderazione. L’avanzata dell’UDC ha fatto sorgere numerosi interrogativi.
swissinfo: Diversi media europei, ma anche americani, si sono preoccupati del contesto politico e del tono della campagna elettorale. L’estromissione di Christoph Blocher migliorerà l’immagine della Svizzera all’estero?
R.d.W.: La non rielezione del ministro UDC è una buona notizia per la Svizzera e per la sua immagine all’estero, perché il paese ha permesso ai populisti si spingersi molto in là. Molto più lontano che negli altri paesi.
Con la decisione presa ora dal parlamento, penso che questa immagine verrà corretta. Ci si renderà conto che la Svizzera è capace di rimettere le cose al loro posto. Ciò sarà percepito positivamente all’estero.
swissinfo: L’UDC ha annunciato che sarà ormai una forza d’opposizione. Ciò rende la scena politica elvetica simile a quella di altri paesi?
R.d.W.: Per niente. Questa opposizione fondamentalmente non cambierà nulla, nella misura in cui in Svizzera conta la “politica basata sui temi” non quella che privilegia l’ideologia o la lotta di potere.
Coloro che oggi si dichiarano all’opposizione dovranno trovare intese e partner quando avranno interessi da difendere. L’annuncio ha provocato tanto rumore mediatico, ma non produrrà cambiamenti fondamentali.
swissinfo: Il sistema politico svizzero non sta dunque evolvendo verso una certa forma di alternanza?
R.d.W: In un paese che da un lato ha la democrazia diretta e dall’altro ha così tante minoranze linguistiche, religiose e regionali, è impossibile. L’eterogeneità del paese è tale che oggi occorre tenere conto di numerosissimi fattori.
Di fatto è difficile immaginare l’applicazione alla Svizzera di un sistema politico diverso da quello elvetico attuale.
swissinfo: In Europa, sembra piuttosto che il populismo si stia indebolendo. Questa tendenza si fa sentire anche in Svizzera?
R.d.W: Il populismo ha sicuramente già superato lo zenit anche in Svizzera. Certamente si parlerà ancora a lungo e molto di Blocher, ma non sarà più il perno della politica svizzera.
Penso che avremo ormai a che fare con un “mezzo Blocher” – come i paladini della linea dura dell’UDC qualificano in modo sprezzante il ministro della difesa Samuel Schmid, rappresentante dell’ala moderata del partito – il cui peso calerà progressivamente.
La situazione è paragonabile all’Austria e a Jörg Haider, pur con grosse differenze. Il populismo che era estremamente potente in Austria oggi è emarginato. In Svizzera si è ancora molto lungi da tale situazione, ma un ritorno alla normalità prevarrà nei prossimi anni.
swissinfo: L’organizzazione delle imprese elvetiche economiesuisse ha detto di temere per la stabilità della Svizzera. Una paura fondata?
R.d.W: Non si devono prendere troppo sul serio le dichiarazioni di economiesuisse, che attualmente si trova in una fase estremamente difensiva, o persino reazionaria, e che teme qualsiasi evoluzione suscettibile di aprire il paese.
Abbiamo una nuova ministra che ha diretto le finanze del cantone dei Grigioni e che ha seguito una linea molto rigorosa. L’idea che questo cambiamento in governo possa destabilizzare il paese non è molto concreta.
swissinfo: Le relazioni della Svizzera con l’Unione europea (Ue) miglioreranno con Christoph Blocher fuori dal governo ma alla testa dell’opposizione?
R.d.W: Non è escluso che Christoph Blocher, adesso che si trova chiaramente all’opposizione, lanci un referendum contro l’estensione della libera circolazione alla Romania e alla Bulgaria.
Ma credo che anche su questo gli svizzeri sappiano essere responsabili e che non lo seguano. Ciò rimetterebbe in discussione tutte le nostre relazioni con l’Unione europea e danneggerebbe interessi economici vitali.
swissinfo, Carole Wälti
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)
Il nuovo parlamento svizzero, eletto il 21 ottobre scorso, ha a sua volta eletto il governo il 12 dicembre.
L’elezione è stata prolungata fino al 13 dicembre in seguito a un colpo di scena: al ministro uscente della giustizia e della polizia, candidato ufficiale dell’UDC, Christoph Blocher, il parlamento – con 125 voti contro 115 – ha preferito la sua collega di partito, rappresentante dell’ala moderata, Eveline Widmer-Schlumpf.
Eletta mercoledì, la grigionese, che finora dirigeva il dicastero delle finanze del suo cantone, ha chiesto una notte di riflessione per decidere. Giovedì mattina ha annunciato la scelta di accettare il mandato di consigliera federale.
L’UDC ha dal canto suo deciso di passare all’opposizione e di ritirare il sostegno ai suoi due ministri eletti, Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schmid.
Roger de Weck nasce nel 1953 nel cantone di Friburgo.
Dopo gli studi in scienze economiche e sociali all’Università di San Gallo, inizia la carriera giornalistica.
Lavora in particolare come corrispondente a Parigi per diversi giornali svizzeri. Poi entra nell’editoria. Torna quindi alla stampa e diventa caporedattore dapprima del quotidiano zurighese “Tages Anzeiger” e dopo, dal 1997, del settimanale tedesco “Die Zeit”.
In seguito diventa editorialista indipendente. Scrive per vari giornali svizzeri di lingua francese e tedesca. Interviene anche regolarmente alla radio e alla televisione. Presiede inoltre il consiglio di fondazione dell’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra.
Nel 2004, Roger de Weck è stato insignito del Premio dei media dell’Ufficio del turismo di Davos per la qualità del suo lavoro giornalistico.
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