“Una decisione meravigliosa e giusta”
Mercoledì 17 luglio la Svizzera ha depositato la domanda d'adesione all'ONU. Grande soddisfazione di Kofi Annan per la scelta del popolo elvetico.
L’ambasciatore elvetico alle Nazioni Unite, Jenö Stählin, ha consegnato mercoledì sera “con grande gioia”, come ha precisato, la richiesta ufficiale d’adesione della Svizzera al segretario generale Kofi Annan. Da parte sua il segretario ha definito l’adesione della Svizzera una cosa “meravigliosa e giusta”.
Nel dossier con la lettera ufficiale, il Consiglio federale afferma che la Svizzera intende “rispettare la Carta delle Nazioni unite con i suoi impegni”. Ma riafferma inoltre “che la Svizzera rimane un paese neutrale anche come membro delle Nazioni Unite”.
Il Consiglio di sicurezza dovrebbe esaminare la domanda ancora in luglio e, in base al calendario previsto, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite voterà l’adesione a pieno titolo della Svizzera il prossimo 10 settembre. La Svizzera sarà allora il 190esimo paese membro dell’organizzazione.
Una lunga battaglia
La domanda che raggiunge ora la sede di New York è la conseguenza del voto popolare del 3 marzo 2002. In quell’occasione una stretta maggioranza del popolo e dei cantoni ha accettato un’iniziativa popolare che chiedeva espressamente una partecipazione attiva all’interno dell’istituzione internazionale.
Si è trattato di un sì sofferto che segnala un’evoluzione nel comportamento del voto popolare, nonostante gli oppositori dichiarati fossero una minoranza esigua dello spettro politico economico e sociale. Nel paese della democrazia diretta era già il secondo appuntamento con l’ONU in meno di vent’anni. Nel 1986 il popolo aveva infatti bocciato con un inequivocabile due terzi di no un’analoga proposta. Il tempo passa e la gente cambia.
Adesso la decisione è presa e comincia la quotidianità della Svizzera da nuovo membro. Il Consiglio federale auspica, come ha precisato in un incontro con la stampa l’ambasciatore Stählin, un impegno particolare in quelli che sono i punti forti della presenza svizzera nel mondo. In particolare il diritto internazionale, l’aiuto umanitario, la promozione della pace, la cooperazione allo sviluppo, la protezione dell’ambiente, i diritti umanitari in generale e la questione dei rifugiati in particolare.
Per il segretario generale dell’ONU si tratta di “un giorno atteso da lungo tempo” e ha assicurato che la Svizzera trarrà vantaggi dalla sua appartenenza alla famigli delle nazioni. Anche l’Onu stesso potrà approfittare delle competenze e delle qualità della Svizzera.
Basi amministrative
Il Ministero degli esteri deve completare la delegazione per svolgere le funzioni di coordinazione all’interno delle strutture ONU. Saranno una quindicina di persone in tutto, attive nell’amministrazione di Berna e nelle sedi delle Nazioni Unite di New York, Ginevra, Vienna e Nairobi. L’effettivo necessario è messo a disposizione attraverso una riorganizzazione interna ai vari dipartimenti federali e senza l’impiego di personale supplementare.
Un diplomatico sarà delegato agli affari politici del Consiglio di sicurezza e un altro alla commissione incaricata dell’aiuto umanitario e delle azioni di pace. Ma ci sarà a Berna anche una persona destinata al settore delle candidature e delle elezioni. Questa funzione dovrà occuparsi della promozione delle candidature elvetiche ai posti chiave nell’ONU. Un fattore importante per far sentire la propria voce nell’istituzione internazionale.
Aspirazioni e possibilità
Attualmente, a parte il procuratore del Tribunale penale internazionale, Carla del Ponte, nessuno svizzero ha grandi responsabilità internazionali. La priorità di Berna è ottenere un seggio nella Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo Stählin “ciò dovrebbe essere possibile entro cinque anni”. La delegazione elvetica – ha precisato il diplomatico – dovrebbe inoltre proporre la nomina del comitato dei diritti umani del professore bernese di diritto costituzionale Walter Kälin.
Il diritto di voto nell’Assemblea generale dell’ONU permette la partecipazione alle discussioni del concerto internazionale, malgrado il potere del “parlamento” siano modeste. Fanno parte delle competenze dell’Assemblea, le decisioni sull’adesione e l’esclusione di stati membri, l’approvazione del bilancio, la nomina del segretario generale, dei membri del Tribunale internazionale dell’Aja, del Consiglio economico e sociale (Ecosoc) e dei membri non permanenti del Consiglio di sicurezza.
Il ruolo dell’Assemblea si esprime nell’approvazione di risoluzioni che non sono tuttavia vincolanti, anche se hanno un ruolo importante nella definizione del diritto internazionale.
Non fa invece parte delle priorità del governo la presenza all’interno del Consiglio di sicurezza. Malgrado l’organo direttivo disponga di ampia influenza sull’azione dell’istituzione internazionale, un’entrata nei prossimi anni è poco probabile. Oltre ai cinque membri permanenti (USA, Russia, Cina, gran Bretagna e Francia), gli altri dieci membri sono eletti per due anni. “Ci sono già molti canditati fino al 2014”, si fa sapere da Berna, e la partecipazione all’esclusivo gruppo non fa parte del programma elvetico “per ragioni politica interna”. È buona tradizione elvetica non fare il passo più lungo della gamba.
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