Una festa nazionale all’insegna del futuro e dell’Europa
In occasione della festa nazionale, la presidente della Confederazione Doris Leuthard ha invitato la popolazione a partecipare attivamente alle sfide a cui è confrontato il paese e ha reso omaggio agli svizzeri dell'estero per l'importante ruolo da loro ricoperto.
«Quali sono le nostre conquiste da difendere o addirittura da estendere? Quali sono i nuovi progetti? Qual è il nostro ruolo in un mondo in trasformazione e quale contributo possiamo fornire? Come devono essere i rapporti con i nostri vicini europei? Quale posizione dovrebbe occupare la Svizzera tra dieci anni?».
Nel tradizionale discorso radiotelevisivo per la festa nazionale, la presidente della Confederazione ha invitato tutti gli svizzeri a iniziare a riflettere su questi temi del futuro. Una riflessione che dovrà essere comune, poiché «soltanto insieme troveremo soluzioni sostenibili per la società».
«Nel nostro paese – ha proseguito – abbiamo bisogno delle idee di tutti», soprattutto in un momento di «disorientamento» come quello attuale. La ministra dell’economia ha inoltre sottolineato che «democrazia non significa esprimere a mugugni il proprio malcontento né manifestare strillando il proprio disappunto», bensì impegnarsi per il futuro della Svizzera, tornando a dibattere in modo costruttivo. E soprattutto basta egoismi, ha concluso. «Ispiriamoci al motto che troviamo inciso a Palazzo federale a Berna: ‘Uno per tutti, tutti per uno’»
L’importanza della Quinta Svizzera
Nel messaggio indirizzato agli svizzeri dell’estero, la presidente della Confederazione ha invece ribadito l’importante ruolo da loro ricoperto.
«Siete un importante biglietto da visita. E nello stesso tempo anche uno specchio in cui possiamo rifletterci e che fornisce in modo diretto, autentico e con il necessario distacco un giudizio sulle nostre azioni».
La consigliera federale ha poi sottolineato che il paese è sulla strada per uscire dalla crisi – una crisi che ha obbligato tutti «a prendere provvedimenti eccezionali» – ma che non è ancora giunto il momento dell’inversione di tendenza. «In un simile contesto diventa ancor più importante curare le nostre relazioni internazionali. E allora anche voi diventate sempre più importanti come ambasciatori del nostro paese», ha proseguito.
Apertura e solidarietà
Eccezion fatta per il ministro della difesa Ueli Maurer, tutti i membri del governo hanno partecipato in veste ufficiale alle celebrazioni del primo agosto.
Apertura e solidarietà sono stati pure al centro dell’intervento –affidato ad internet – del ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz. Da parte sua il ministro degli interni Didier Burkhalter ha messo l’accento sull’esigenza del consenso e ha detto basta alla spettacolarizzazione dell’attività governativa. «La politica non è fatta per essere spettacolare, deve essere giusta ed efficace: non è una distrazione, è un’azione al servizio della collettività e di ciascuno dei suoi membri», ha ammonito.
Sia Merz che Burkhalter hanno partecipato domenica a una colazione in fattoria, mentre il loro collega di governo Moritz Leuenberger ha fatto una scelta urbana: nel suo primo intervento pubblico dopo l’annuncio delle dimissioni, per la fine dell’anno, il ministro dei trasporti si è presentato a Uster, nel canton Zurigo, come esponente dichiarato del mondo cittadino e ha invitato a non fissarsi con stereotipi quali le Alpi o la vita contadina.
Svizzera urbana
«Non dobbiamo dimenticare che tre svizzeri su quattro abitano negli agglomerati», ha affermato Leuenberger, che non ha mancato anche di dare una stoccata alla televisione SRG SSR, rea a sua avviso di rappresentare troppo spesso le regioni rurali a scapito di quelle urbane. Lo stesso squilibrio esiste a suo avviso in tema di trasporti: i più importanti problemi di traffico non sono al San Gottardo, bensì nelle città, ha sostenuto il consigliere federale zurighese, ribadendo un concetto già espresso. Sbagliato quindi pensare a una seconda galleria per quella che è soprannominata la «via delle genti».
Non è mancato anche il riferimento all’Unione Europea, «la pacifica vicina». Secondo Leuenberger la via bilaterale si avvicina alla fine, la Svizzera farebbe bene a rendersene conto, altrimenti si rischia una fine ingloriosa come quella che è capitata al segreto bancario.
Anche Evelyne Widmer-Schlumpf ha affrontato il tema dell’UE, insistendo in un discorso tenuto sabato sera a Grimentz, in Vallese, sulla necessità di pensare al futuro. La ministra di giustizia si è limitata a porre domande, mentre sempre in Vallese, ma a Turtmann, Micheline Calmy-Rey è stata molto più esplicita: «Non voglio che il nostro paese diventi un membro de facto dell’Unione europea, senza diritto di codecisione», ha detto.
Unione Europea
Attenzione a non essere ingenui, altrimenti altri ci faranno pagare il conto, ha messo in guardia la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri. «Siamo liberi di avere un segreto bancario, di vietare la costruzione di minareti, di fissare elevate tasse ambientali o di sovvenzionare l’agricoltura: ma nel mondo strettamente interconnesso di oggi le nostre decisioni, quando toccano interessi altrui, provocano reazioni e contromisure», ha concluso Calmy-Rey.
Apertura e solidarietà sono stati al centro pure del discorso della presidente del Consiglio nazionale Pascale Bruderer, che ha invitato a migliorare la comprensione tra le generazioni. Se oggi vediamo più lontano, è perché possiamo contare sull’esperienza di chi ci ha proceduto, ha detto nel suo discorso a Rorschach, nel canton San Gallo. Si tratta di valorizzare e sfruttare al meglio questo patrimonio, ha detto la deputata argoviese.
Il presidente del Partito popolare democratico Christophe Darbellay ha dal canto suo chiesto ai suoi concittadini di essere «fieri dei nostri lavoratori, delle nostre imprese e, anche se ha compiuto qualche errore, del nostro governo». Un invito non raccolto da tutti, in primis dal presidente dell’Unione democratica di centro Toni Brunner, che ha espresso forti critiche alle autorità.
Mister Svizzera al Rütli
Con il loro comportamento – ha sostenuto Brunner in un discorso pubblicato dalla stampa – governo e parlamento mettono sempre più in dubbio i principi fondamentali e i punti di forza del paese: spetta quindi al popolo agire, correggendo la rotta grazie alle opportunità offerte dalla democrazia diretta. Le conquiste realizzate finora sono in pericolo, tocca agli svizzeri prendersi cura del paese, ha aggiunto.
Identica la posizione del vicepresidente dell’UDC ed ex consigliere federale e Christoph Blocher, che nei suoi «propositi per il primo agosto» ha fra l’altro stigmatizzato i politici i quali, «sapendo che la maggioranza della popolazione è contraria, cercano con ogni sotterfugio di portare la Svizzera nelle braccia dell’UE».
Sul fronte più popolare, circa 1’200 persone si sono riunite per la tradizionale festa sul prato del Rütli. Nel corso dell’appuntamento, ha preso la parola anche l’attuale mister Svizzera Jan Bühlmann. Grande interesse ha suscitato anche l’ormai consolidata tradizione della colazione in fattoria: sono infatti state 200’000 le persone che hanno approfittato dell’offerta di circa 410 aziende agricole.
swissinfo.ch e agenzie
Il primo agosto è festa nazionale dal 1891, quando il governo svizzero scelse questa data come anniversario del Patto federale. Secondo la tradizione, nel 1291 i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono sul praticello del Rütli per suggellare un’alleanza all’origine della Confederazione elvetica.
Non si sa però con esattezza quando i rappresentanti dei tre cantoni primitivi si riunirono. Il testo originale latino recita infatti “inizio di agosto” e non il primo agosto.
Non è neppure certo che il patto dati veramente del 1291. Da un’analisi al carbonio 14, il documento risulta infatti essere di epoca più tardiva. È tuttavia possibile che la pergamena originale sia stata distrutta e il contenuto ritrascritto.
Gli storici sono concordi nel ritenere questa alleanza tutto fuorché una costituzione moderna o un tentativo di creazione di uno Stato. Secondo alcuni di loro, il patto sarebbe soprattutto stato un tentativo della nobiltà locale di consolidare il proprio potere garantendo la pace interna.
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