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“Una nuova era per la politica svizzera”

Le elezioni federali dominano le prime pagine del 24 ottobre 2011. swissinfo.ch

La vittoria dei nuovi partiti di centro e la sconfitta della destra conservatrice alle elezioni federali 2011 segnano la fine del bipolarismo, commenta la stampa elvetica. Un rimescolamento politico che lascia aperti tutti gli scenari in vista del rinnovo del governo il prossimo 14 dicembre.

«La Svizzera ha un nuovo centro», «Palla al centro, il grande balzo dei nuovi partiti» o ancora «Il centro si fa in quattro». I quotidiani svizzeri sottolineano unanimi il successo elettorale dei Verdi liberali e del Partito borghese democratico (PBD), anche se alcuni sollevano dubbi sulla loro reale capacità di fare politica.

«Le ricette dei partiti governativi non funzionano più», rileva la Berner Zeitung. Chi vorrà sedurre l’elettorato, scrive, dovrà presentare delle posizioni comprensibili sui temi fondamentali della politica. Gli svizzeri, le fa eco la Tribune de Genève, «non hanno più fiducia nei partiti tradizionali».

Gli elettori hanno voluto portare una ventata d’aria nuova sotto la cupola di Palazzo federale, commenta la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Un cambiamento di certo non negativo, sottolinea, vista la staticità dell’attuale legislatura. «Il centro ha vinto, ma i partiti al potere hanno resistito», puntualizza comunque il quotidiano zurighese.

Parlamento frammentato

Con l’avanzata delle nuove formazioni al centro e l’erosione a sinistra e, soprattutto, a destra, «la Svizzera entra nell’era del multipolarismo», ritiene il 24 Heures. Secondo il St. Galler Tagblatt, i Verdi liberali e il PBD non hanno soltanto rafforzato il centro, ma lo hanno reso anche «più dinamico».

Il Parlamento è meno polarizzato, constata pure il Corriere del Ticino, il quale fa però notare una maggiore frammentazione. «È un bene o un male per la Svizzera?», s’interroga il giornale di Lugano. A questo proposito, la Südostschweiz ritiene che le elezioni federali 2011 non abbiano affatto reso più facile la vita a Berna. «Al centro – osserva – la ressa è ancora più grande».

Oltre ai dubbi sulla governabilità del paese, alcuni giornali svizzeri tedeschi manifestano un certo scetticismo nei confronti del reale peso politico dei vincitori delle legislative 2011. I Verdi liberali, scrive la Neue Luzerner Zeitung, è un partito «senza un programma elettorale», mentre il PBD si limita a «elogiare la sua ministra [Eveline Widmer-Schlumpf] e a servire gli altri partiti», annota la Basler Zeitung.

Partiti del genere, aggiunge provocatoriamente il foglio renano, «spariscono spesso più rapidamente di quanto siano apparsi».

UDC e Verdi pagano il loro “estremismo”

Sulla stampa di lunedì non passa ovviamente inosservata la semi-sconfitta dell’Unione democratica di centro (UDC), che sebbene si confermi il partito principale del paese disporrà nei prossimi quattro anni di meno seggi in Parlamento.

«L’UDC affonda», titola il Blick, sottolineando che il partito perde proprio a Zurigo, il cantone in cui si è costruito. Per la destra conservatrice si tratta della «prima sconfitta in 20 anni», rammenta il 24 Heures, per il quale l’UDC paga la mancanza di considerazione negli esecutivi cantonali e il suo permanente ruolo di partito contestatario.

Anche per Le Matin, la regressione dell’UDC riflette una certa stanchezza di una parte degli svizzeri di fronte a un discorso incessante sulla sicurezza. Le aspirazioni del paese – ribadisce Le Quotidien Jurassien – iniziano a distaccarsi dalle paure primarie sventolate dalla destra nazionalista, per focalizzarsi invece sulle reali preoccupazioni in campo economico, sociale e ambientale.

Stessa analisi per Le Temps, secondo cui l’immagine di un partito di destra dura dell’UDC non si addice alla situazione economica attuale. Per far fronte alle difficoltà, ritiene, «ci vogliono delle soluzioni al centro».

I quotidiani svizzeri sottolineano inoltre il calo dei Verdi, “rei” di «derivare verso posizioni estreme», ritiene il Corriere del Ticino. «L’ecologia – rileva – non è più una prerogativa soltanto loro». La loro filosofia contestataria e purista, concorda il 24 Heures, «non convince più in un paese che vuole avanzare a piccoli passi».

Tutto può succedere

In vista dell’elezione dei sette membri del Consiglio federale (14 dicembre) tutto rimane aperto, sottolineano i commentatori.

Per la NZZ, i partiti posizionati tra i socialisti e l’UDC dovranno accontentarsi di tre seggi. Il successo del PBD, sostiene, non cambia il fatto che il partito ha troppo poco peso per governare.

Nonostante la perdita di voti, il secondo seggio reclamato dall’UDC in governo non è a priori contestato, scrive l’editorialista comune di Der Bund e Tages Anzeiger. «Si dovrà però presentare un candidato di concordanza – avverte – non un guastafeste».

Secondo la Neue Luzerner Zeitung la palla è nel campo dei liberali radicali (PLR): il partito di centro-destra dovrà chiedersi se sostenere il ritorno di una stretta concordanza con due ministri UDC, oppure se preferisce salvare i suoi due consiglieri federali.

Il parlamento dovrà dar prova di grande saggezza per definire le maggioranze, scrive Le Matin, che aggiunge: «La grande contrattazione può iniziare».

Il 23 ottobre il popolo svizzero è stato chiamato a rinnovare le Camere federali.

I 200 membri della Consiglio nazionale (Camera del popolo), vengono eletti secondo il sistema proporzionale, ossia tenendo conto della forza numerica dei partiti. I seggi vengono ripartiti tra i cantoni in base alla loro popolazione.

L’elezione dei 46 membri del Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni) avviene invece in base al sistema maggioritario, tranne nei cantoni di Neuchâtel e del Giura. Ogni cantone dispone di due seggi ed ogni semicantone di un seggio.

La politica svizzera è dominata da oltre un secolo da quattrograndi partiti di governo, che  si spartiscono oltre l’80% dell’elettorato. Si tratta dell’Unione democratica di centro, il Partito socialista, il Partito liberale radicale e il Partito popolare democratico.

Dagli ’80 è emersa una nuova forza politica, il Partito ecologista svizzero, che nel 2007 ha sfiorato il 10% dei voti. Gli ecologisti non stati però finora ammessi nell’esecutivo.

Altri due partiti emergenti – nati negli ultimi anni da scissioni – si stanno ritagliando un certo spazio: i Verdi liberali (separatisi dagli ecologisti nel 2004) e il Partito borghese democratico (separatosi dall’Unione democratica di centro nel 2008). Questi due partiti sono riusciti a superare il 5% dei voti a queste elezioni. 

In parlamento sono inoltre rappresentati anche nella prossima legislatura cinque partiti minori, che complessivamente rappresentano il 6% dell’elettorato: Partito evangelico, Partito cristiano-sociale, La Sinistra, Lega dei ticinesi e Mouvement citoyens romands.

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